L’ammutinamento del Caine: Corte Marziale (The Caine Mutiny Court-Martial), la recensione dell’ultimo film di William Friedkin

The Caine Mutiny Court-Martial (tradotto in Italia come L’ammutinamento del Caine: Corte Marziale) è l’adattamento contemporaneo del romanzo – e successivamente pièce teatrale – di Herman Wouk (Pulitzer del 1953) The Caine Mutiny, che sposta al 2022 del post-Guerra in Iraq la vicenda originariamente ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale.

Seguiamo il processo al Tenente della Marina Stephen Maryk (Jake Lacy), che in occasione di una tempesta molto violenta guida l’ammutinamento dell’USS Caine e depone il suo Comandante, il Capitano Philip Queeg (Kiefer Sutherland), considerato psicologicamente instabile.

The Caine Mutiny Court-Martial, è l’addio in grande stile di William Friedkin, che ci ha lasciato lo scorso 7 Agosto e che quest’anno la Mostra del Cinema di Venezia ha voluto omaggiare portando in sala anche la versione restaurata dal suo titolo più famoso: L’esorcista (1973).

La storia, se escludiamo una brevissima -ma fondamentale- parentesi finale, si svolge in tempo reale in un’unica location: l’austera sala del tribunale, mostrata a tratti nella sua interezza attraverso inquadrature che ne esaltano la “ieraticità”, che richiama la solida tradizione fatta di regole dell’ambiente militare.

Tra queste mura, duellano alla difesa il Tenente Barney Greenwald (Jason Clarke) e all’accusa il Comandante Katherine Challee (Monica Raymund), ascoltati a capo della Corte Marziale dal Capitano Luther Blakley (Lance Reddick). Un cast incredibile, che dà vita a un balletto fatto di dialoghi tanto verbali quanto espressivi, catturati dal regista attraverso intensi e stretti primi piani.

Friedkin crea una narrazione su due livelli: quella del “detto” e quella del “non detto”, insieme alle dichiarazioni dei testimoni e alle domande degli avvocati e della Corte, c’è un mondo di sguardi, di bocche che si tendono e si arricciano, di occhi che scrutano e di sospiri, di sollievo o di frustrazione.

La forza di The Caine Mutiny Court-Martial sta nella capacità di svelare l’ambiguità che soggiace al processo, raccontando due storie: quella evidente, dichiarata, e quella sottesa, che lo spettatore deduce imparando lentamente a “conoscere” le espressioni dei personaggi, con l’avanzare del processo.

Monumentale in tal senso l’interpretazione di Kiefer Sutherland nei panni del rigido Capitano Philip Queeg, che offre allo spettatore due momenti – in particolare il monologo finale – di grandissimo impatto emotivo, dove il contrasto tra linguaggio verbale e non-verbale viene portato ai massimi livelli.

Tra gli altri interpreti, una menzione particolare va a Lance Reddick – venuto anche lui a mancare pochi mesi fa – che con il suo Capitano Blakey offre una prova di grande impatto, e a Jason Clarke, al quale è affidato il disvelamento finale, unica scena che avviene fuori dal tribunale, che metterà fine al gioco di sguardi.

The Caine Mutiny Court-Martial è la degna conclusione di una brillante carriera registica e un film immancabile, che vi terrà con il fiato sospeso.

L’ultimo film di William Friedkin è stato presentato fuori concorso all’80ª Mostra del Cinema di Venezia e sarà rilasciato (a ottobre in USA, a dicembre in Italia) in esclusiva sulla piattaforma Paramount+.

Susanna Norbiato

PRO CONTRO
  • Il cast titanico.
  • Regia sapiente, che ha trovato la giusta modalità narrativa.
  • Nonostante la tematica, non manca un filo sottile di umorismo.
  • Forse potrebbe annoiare alcuni, soprattutto nella prima parte.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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