Venom: The Last Dance, la recensione

Ci siamo, la gallina dalle uova d’oro dell’universo Marvel della Sony si congeda e si esibisce in un ultimo ballo, che ovviamente non esclude comunque un ritorno in pompa magna altrove, in un altro Universo, magari con una gestione sensata che possa rendere giustizia al celebre simbionte alieno creato da David Michelinie e Todd McFarlane nel 1988. Perché Venom: The Last Dance, purtroppo (e con estrema coerenza, c’è da dirlo) segue il corso dei disastrosi e insensati stand-alone che Sony sta producendo da qualche anno pescando personaggi a caso dalla mitologia di Spider-Man. E se Morbius e Madame Web sono stati bellamente ignorati anche dal pubblico, i primi due capitoli di Venom, invece, un gran bel successo al botteghino lo hanno portato a casa facendo si che l’avventura del reporter di San Francisco Eddie Brock e il parassita alieno che lo infesta arrivassero a solcare l’ambito traguardo della trilogia.

Dopo una breve e non voluta visita sulla Terra-199999, causato dallo squarcio dimensionale di Spider-Man: No Way Home, Eddie Brock torna nel suo Universo per scoprire che è ricercato dalla polizia per l’omicidio del detective Mulligan, deceduto a causa di Carnage alla fine del film precedente. Ma non solo Mulligan non è morto ed è tenuto in custodia nell’Area-55 in Nevada, ma ha al suo interno un simbionte alieno. L’obiettivo di Eddie è recarsi a New York, ma sulle sue tracce, oltre alle forze dell’ordine e il colonnello dell’esercito Rex Strickland, c’è una creatura aliena, nota come xenofago, sguinzagliata da Knull. Quest’ultimo è una divinità extraterrestre che ha dato origine ai simbionti ed è stato imprigionato dagli stessi in una prigione dimensionale dalla quale può evadere solo grazie a un codex. Questo codex è stato attivato proprio da Venom nel momento in cui si è unito a Eddie salvandogli la vita. Nella lunga caccia all’uomo si inseriscono in maniera tangente anche la dottoressa Payne dell’Area-55 e una famiglia di hippie desiderosi di un incontro ravvicinato del terzo tipo.

Se Ruben Fleischer aveva passato il testimone della regia ad Andy Serkis nel secondo film, in questo terzo la staffetta raggiunge Kelly Marcel, produttrice e sceneggiatrice degli altri Venom che qui fa il suo esordio alla regia. È abbastanza evidente che il nome della Marcel è messo lì perché serviva qualcuno che riempisse quel titolo, ma Venom: The Last Dance è un film che va davvero col pilota automatico, senza guizzi, senza personalità e con così tante leggerezze narrative da risultare, alla lunga, perfino sfiancante.

Partiamo proprio da queste ultime. Venom sa che nel momento in cui si manifesta attira lo xenofago; quindi, cosa fa in un momento clou del film mentre lui ed Eddie si nascondono? Si manifesta per ballare con la signora Chen in una stanza d’albergo di Las Vegas. Un comportamento privo di ogni logica che serve maldestramente solo a dare un veloce turning point alla sceneggiatura. Oppure, la famigliola di Hippie come fa ad entrare nella segretissima Area-51? Attraverso un buco nella rete. O ancora più grave, [attenzione SPOILER] dopo che il piano del villain è stato scongiurato, ogni cosa è resa inutile dalla scena post credits in cui lo stesso villain annuncia che sta per arrivare. Ma come? Quando? Perché? … se il suo piano, appunto, è andato a monte? [Fine SPOILER]

Questo è semplicemente lassismo, accentuato da un lavoro superficialissimo sulla scrittura di ogni personaggio. Il Colonnello Strickland, che ha un bel corrispettivo cartaceo, non ha alcuna costruzione del personaggio, nemmeno una parziale ripresa di quel che già esiste, a punto tale che non si capiscono le sue motivazioni; mentre la dottoressa Payne ha come unica spunta sulla scheda personaggio la casella del trauma infantile che l’ha resa motivata nel lavoro oltre che disabile. E dispiace anche vedere che sono stati chiamati attori molto bravi a prestar loro il volto come Chiwetel Ejiofor e Juno Temple, quest’ultima con un volto magnetico e uno sguardo così espressivo che fa guadagnare punti al film solo con la sua presenza.

C’è da dire anche un’altra cosa che potrebbe apparire come una sciocchezza (ma in un mondo come quello dei cinecomics del 2024 non lo è affatto!): perché chiamare Chiwetel Ejiofor e Rhys Ifans in un film Marvel inserito nel concetto di Multiverso se questi due hanno già interpretato personaggi Marvel (rispettivamente Mordo in Doctor Strange e il Dr. Connors/Lizard in The Amazing Spider-Man) se non sussiste nessun legame tra loro? Cioè, possibile che non ci fossero altri attori disponibili per quei ruoli?

È tutto costantemente approssimativo in Venom: The Last Dance.

Se poi vogliamo soffermarci anche sulla mancanza di una vera struttura narrativa, di un obiettivo da portare a termine, di una minaccia tangibile da combattere o di uno stralcio di trama che non sia un accumulo di gag legate dal viaggio di Eddie, davvero siamo ai minimi storici per questa trilogia.

Quello che invece riesce un minimo a risollevare questo terzo film assestandolo almeno sulla mediocrità è la massiccia dose d’azione discretamente gestita con un terzo atto in cui si scatena un bel gruppo di simbionti (tra i quali anche un paio di “volti” noti ai lettori dei fumetti) in uno spettacolo di distruzione supportato da buoni effetti visivi, sicuramente i migliori visti nella saga e in un film Marvel Sony ad oggi.

Poi c’è Tom Hardy, un volto da cinema assoluto, carismatico come pochi, intrappolato in questo disgraziato ruolo dove gli è chiesto di subire e dialogare in assolo. Insomma, che gran spreco, sia Hardy che il personaggio di Venom, sviliti in una saga che davvero fatica a trovare un motivo di interesse.

Ci sono due scene nei credits. Quella più importante sta a metà, mentre in coda c’è la classica gag che potrebbe far imprecare qualche spettatore più impaziente.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • La presenza scenica di Tom Hardy e Juno Temple.
  • Il caotico ma divertente ultimo atto.
  • Manca una storia, perfino una struttura narrativa.
  • Assenza di una logica in molte scelte di sceneggiatura.
  • Alcuni attori che hanno diversi ruoli altri film: ma perché?
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: -1 (da 1 voto)
Venom: The Last Dance, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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