Wicked, la recensione
La strega è morta, viva la strega!
Storpiando la formula con cui la monarchia francese annunciava la morte di un Re e l’avvento del suo successore, possiamo salutare la morte e la rinascita della famigerata Strega dell’Ovest, temibile e spaventosa creatura dalla pelle verdastra che terrorizzava il regno di Oz nell’opera immortale di L. Frank Baum. Wicked, infatti, si apre proprio con la morte della strega e con la notizia che si diffonde nel regno, con la strega buona del Nord che porta la lieta novella introducendo l’effige di paglia dell’altra con cui fare un falò in piazza. Ma la Buona Strega di nome Glinda ha una storia da raccontare che getta una nuova luce sulla sua avversaria, all’anagrafe Elphaba, con la quale aveva stretto un gran rapporto di amicizia. Glinda (che un tempo si chiamava Galinda) ha conosciuto Elphaba all’Università per Maghi di Shiz dove la futura Strega dell’Ovest era una mite matricola discriminata da tutti per il colore della sua pelle. Ma l’autoritaria Madame Morrible vide proprio in Elphaba le scintille di una potente magia, favorendo il suo incontro con il Mago di Oz e scatenando l’invidia di Galinda. Un’invidia che però si è trasformata in complicità prima che Elphaba fosse spinta a diventare la Strega Malvagia che tutta Oz ha imparato a temere.
Lungamente coccolato dalle majors e posticipato anche a causa della pandemia, Wicked trova il momento più propizio per arrivare in sala ovvero il grande rilancio del musical, genere un tempo molto apprezzato poi finito fuori moda e diventato decisamente “di nicchia” con solo pochi titoli evento che non sempre sono stati sinonimo di successo al botteghino. Invece oggi, dopo il trionfo al botteghino di Wonka, l’apprezzamento degli inserti musicali in Barbie e i premi vinti dall’ottimo Emilia Pérez, sembra essersi riaperta la stagione del film musicale che trova in Wicked un esponente importante.
Il film diretto da Jon M. Chu – una carriera dietro film mediocri come i sequel di Step Up, G.I. Joe e Now You See Me, fino al successo di Crazy & Rich e Sognando a New York – è infatti la trasposizione cinematografica dell’omonimo fortunatissimo musical che sbanca a Broadway dal 2003. Ma, a sua volta, il musical Wicked deriva dal romanzo Wicked: The Life and Times of the Wicked Witch of the West che Gregory Maguire ha scritto nel 1995 come espansione del classico Il meraviglioso mago di Oz del 1900. Jon M. Chu, seguendo la sceneggiatura degli stessi autori del musical Winnie Holzman e Stephen Schwartz, porta a casa un lavoro pulito e privo di qualsiasi ambizione autoriale limitandosi a trasporre per immagini, con tanta tanta CGI, quello che miliardi di persone hanno visto al teatro. Ma non sempre quello che funziona su un medium può essere trasposto efficacemente altrove rinunciando a un vero adattamento, così ci troviamo a guardare 160 interminabili minuti che cinematograficamente sono un disastro.
Il musical di Wicked ha tanti estimatori, il furbissimo cast del film ne ha altrettanti e di conseguenza Wicked – Il film piacerà tantissimo a un determinato pubblico ben predisposto e si annuncia già un grande successo al botteghino statunitense, quindi qui ci limiteremo ad analizzare perché, da un punto di vista prettamente cinematografico e fortemente soggettivo, è un film non riuscito.
A differenza dalla seminale opera di L. Frank Baum, il prequel di Gregory Maguire e quel che poi ha seguito non ha un valore letterario così pregnante tanto che la fama dello spettacolo ha in breve tempo surclassato quella del romanzo. Non partivamo, quindi, da un soggetto raffinatissimo e il film non fa altro che seguire con una certa stanchezza tematica, cinematograficamente ormai satura, l’origin story di un villain celebre che, proprio come il Joker di Joaquin Phoenix o la Malefica di Angelina Jolie, villain lo è diventato a causa del contesto sociale che lo ha eletto tale.
Ma invece del pregiudizio e della malattia mentale, stavolta si segue la strada della discriminazione razziale e così la persecuzione di Elphaba – interpretata dalla cantante e attrice (bravissima) Cynthia Erivo – diventa immediatamente metafora delle difficoltà che le minoranze (qui facilmente gli afroamericani) hanno subito e subiscono nei contesti sociali d’élite. Sono temi di un certo peso che al cinema e in tv, però, con Wicked arrivano decisamente tardi, così è più interessante leggere questa “caccia alle streghe” come una denuncia universale, non da ultima proprio a chi con il proprio talento e la propria indipendenza mette in pericolo l’illusione di democrazia.
Wicked si pone come un’opera esasperatamente pop al punto tale di sfociare in quel kitsch dalle fortissime sfumature queer che una volta era appannaggio del cinema politicamente scorretto di John Weaters, ma oggi diventa un cartone animato con ironia forzata e con una manifesta esigenza di spuntare tutte le caselle dell’inclusività per la generazione Netflix. Quarantenni che interpretano ventenni, scenografie talmente finte che sembra guardare un parco a tema, personaggi di contorno evanescenti e dinamiche narrative tipiche di un romanzo young adult qualsiasi: è davvero difficile per un adulto che non sia già un fan del musical di Broadway digerire un lungometraggio che non fa davvero nulla per risultare accattivante a un pubblico che la settimana prima ha visto e apprezzato opere come Giurato Numero 2 di Clint Eastwood o Anora di Sean Baker.
Altri grandi, giganteschi, limiti di Wicked si possono ravvisare nell’esasperante mancanza di originalità in ogni singolo elemento della narrazione: un fantasy senza fantasia in cui ogni cosa sullo schermo richiama in maniera evidente a qualcos’altro che ha avuto successo. La Shiz University è la versione per parrucchiere di Hogwarts, con divise, colori, locali e perfino dinamiche tra personaggi che ricordano davvero tanto il Wizarding World; Elphaba è una versione meno “strange” della Mercoledì Addams burtoniana e la scena in cui deve dividersi la stanza con Galinda è identica a quella della serie Netflix che riguarda l’arrivo della protagonista alla Nevermore. Ma poi c’è una tendenza al revisionismo disneyano molto vicina a quella di Shrek (senza quell’ironia caustica), con Fyiero che è una fusione tra Hans e Kristoff di Frozen e un consistente blocco narrativo nel second atto che è praticamente il rip-off in versione magica di Mean Girls.
Una rimasticatura continua di tante opere popolari degli ultimi vent’anni che smarrisce però completamente il senso della narrazione cinematografica. Perché si ha la fortissima sensazione che in Wicked si perda letteralmente tempo per circa due ore, con backstories che non portano a nulla: perché insistere su Boq e la sua infatuazione per Galinda con il finto innamoramento per Nessarose? A cosa porta? Perché tutta quella manfrina sul far diventare popolare Elphaba se nel successivo blocco narrativo diventa la cattiva? E perché a tutti sembra strana una tizia con la pelle verde se poi sono allevati da orsi parlanti e hanno capre come insegnanti?
Insomma, Wicked entra nel vivo della storia quando la protagonista si muove verso Oz, dove possiamo anche incontrare un fantastico Jeff Goldblum nei panni del Mago. Ma siamo già al terzo e ultimo atto dopo tanto tempo gettato in sciocchezze inutili per l’economia narrativa del film e da lì a una mezz’ora Wicked – Parte 1 termina. Eh sì, Parte 1, perché un bel “to be continued” saluterà gli spettatori dando appuntamento a fine 2025 quando potremo (ri)vedere le vicende de Il Mago di Oz di Victor Fleming ma dal punto di vista della Strega dell’Ovest.
Da segnalare nel cast anche la presenza di Michelle Yeoh nel ruolo di Madame Morrible, mentre a dividere la scena con Cynthia Erivo c’è Ariana Grande come Galinda/Glinda, voce potentissima ma capacità attoriali di chi ancora deve studiare molto.
A livello musicale, Wicked mantiene la stessa colonna sonora del musical di Broadway con un tappeto sonoro pressoché incessante: si tratta di un musical decisamente “strong” con canzoni e coreografie continue, quindi se siete tra quelli che lamentavano gli inserti musicali in Joker: Folie à deux sappiate che qui dovrete affrontare un vero e proprio tour de force, perché siamo nel genere puro.
Wicked – Parte 1 è nei cinema italiani dal 21 novembre 2024 distribuito da Universal Pictures.
Roberto Giacomelli
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