Woken, la recensione

Anna è incinta, senza memoria e si trova su un’Isola del Mare del Nord. Viene accudita da Henry e Helen, mentre suo marito James cerca di spiegarle che il mondo è ormai al collasso, una pandemia ha ucciso buona parte della popolazione e loro sono al sicuro, lontano dagli infetti. Ma più passano i giorni, più i ricordi della donna riaffiorano e qualcosa nel racconto delle persone che sono con lei non le torna.

Ogni parola in più sarebbe una parola di troppo nel raccontare la trama di Woken, un dramma fantascientifico che vede la co-partecipazione produttiva di Irlanda e Italia e porta la firma in regia e sceneggiatura dell’irlandese Alan Friel, che esordisce nel lungometraggio dopo una gavetta di quasi trent’anni nel settore dei cortometraggi.

Il cinema fantastico ha subito una svolta importante negli ultimi anni perché ha visto piombare nella realtà molte suggestioni che prima erano appannaggio della sola fantascienza. Da quando il virus del Covid-19 ha fatto capolino nella nostra quotidianità in quel 2020 che sembra più lontano che mai, storie di pandemie e contagi mortali hanno assunto un nuovo significato per tutti noi perché abbiamo capito che anche nella “nostra” realtà è possibile andare incontro a situazioni da film. Quindi il cinema ha dovuto alzare l’asticella per rendere fantascientifiche determinate storie che implicano virus e affini, rischiando, altrimenti, di andare verso una drammatizzazione della realtà.

E così, lavorando sui margini della distopia e toccando davvero la fantascienza solo in piccoli frangenti nell’ultimo atto, Alan Friel con Woken confeziona una storia che gioca fondamentalmente con la memoria della sua protagonista e con le aspettative dello spettatore.

Così come Anna, anche lo spettatore è una tabula rasa: ci sono poche e confuse informazioni e ogni evento che si aggiunge alla rinnovata quotidianità della protagonista contribuisce ad alimentare un senso molto alto di paranoia. Il fatto che Anna sia incinta è l’unica sua certezza e l’incolumità del bambino che porta in grembo è anche la sua priorità.

La vita sull’isola quasi deserta in cui Anna si trova a vivere insieme ai “coinquilini” è come se la riportasse a un passato fatto di privazioni e difficoltà. L’umanità non è stata ancora azzerata, ma gli abitanti dell’isola devono comunque (soprav)vivere adagiandosi su un balzo della civiltà indietro di almeno un secolo. Quindi scarsità di risorse e di mezzi, tecnologia inesistente e la necessità di respingere un nemico che arriva dal mare, come a dover difendere il proprio fortino senza mura. L’isola in cui si ambienta Woken, che nella realtà è Fanore Beach nell’Irlanda meridionale, è un atollo reso sicuro dall’acqua che la circonda, ma il “contagio” che proviene dal continente si fa sempre più frequente, più minaccioso e la priorità per Anna, Henry, Helen e James è respingere la possibile minaccia e sopravvivere per dare all’umanità una speranza, un futuro.

Il principale difetto di Woken è che, nonostante un crescente senso di paranoia, si fatica a percepire il pericolo che proviene dall’esterno. Ci sono sporadici momenti che ci suggeriscono il “male” portato dall’Oceano, quello più importante nel prefinale, e viene anche a mancare l’intrattenimento a causa di lunghi momenti in cui, di fatto, non succede nulla. La costruzione a la Shyamalan, inoltre, ha un che di prevedibile e nonostante tutto alla fine torni perfettamente, si giunge alla rivelazione finale senza quel senso di sorpresa che sulla carta sarebbe dovuto esserci.

Intensa e molto credibile l’interpretazione della protagonista a cui da volto Erin Kallyman, che abbiamo visto in Solo: A Star Wars Story nel ruolo della ribelle Enfys Nest e anche nella miniserie The Falcon and the Winter Soldier nei panni di Karli Morgenthau, leader dei Flag Smashers.

La post-produzione di Woken è stata realizzata nel nostro Paese grazie alla co-produzione di Propaganda Italia; infatti, gli effetti del film sono curati da capi reparto italiani: la supervisione dei prostetici e SFX Make-up è a cura di Chiara Bartoli, mentre la supervisione degli effetti digitali è di Giuseppe Squillaci.

Dopo essere stato presentato in anteprima al Trieste Science + Fiction Festival 2023, Woken arriverà nei cinema italiani il 4 luglio distribuito da Blue Swan Entertainment.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Erin Kallyman, davvero molto brava.
  • Il film riesce a costruire un buon senso di paranoia e mistero.
  • Gira a vuoto per gran parte del running time.
  • Il colpo di scena finale è un po’ prevedibile: è uno Shyamalan che non ce l’ha fatta!
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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