Bagman, la recensione

Bagman è un film del 2024 diretto da Colm McCarthy (Outcast, Endeavour, La Ragazza Che Sapeva Troppo), arrivato in Italia grazie a Notorious Pictures. Un film che, purtroppo, si inserisce in quella sfilza di horror di bassa qualità che arrivano nelle sale puntuali come un orologio.

La trama vede protagonista Patrick, un uomo che, a causa di difficoltà economiche, è costretto a trasferirsi nella sua casa d’infanzia insieme alla moglie Karina e a suo figlio Jake. Dopo il trasloco, Patrick comincia ad avere oscure visioni legate ad un trauma del passato: infatti, quando era piccolo, nei pressi di quei luoghi entrò in contatto con Bagman, una creatura antica che prende di mira i bambini puri di cuore per rapirli e imprigionarli nel suo sacco. Bagman si ripresenterà nella vita di Patrick, questa volta per dare la caccia al piccolo Jake. L’uomo dovrà quindi affrontare nuovamente questo demone, vincere lo scetticismo delle persone che gli stanno accanto e salvare suo figlio da questa terribile minaccia.

Si fa davvero fatica a trovare qualcosa di valido in questo Bagman. Il prologo e i suggestivi titoli di testa lasciano ben sperare, ma di lì a pochi minuti ci si ritrova davanti ad un film blando, senza idee o guizzi particolari, che si dimentica l’attimo dopo averlo visto. La confezione non è malvagia, anche se il tutto risulta piuttosto televisivo, soprattutto la gestione confusionaria delle scene notturne. L’idea di fondo, per quanto derivativa, poteva essere interessante, ma il film procede con il pilota automatico, senza alcun momento coinvolgente o visivamente accattivante.

La creatura antagonista, il Bagman del titolo, è affascinante dal punto di vista folkloristico (anche se molto abbozzato e superficiale), ma alla fine risulta un babau come tanti altri, senza personalità o carisma. Anzi, il mistero che viene costruito intorno alla sua figura crolla completamente nel momento in cui viene rivelato il suo aspetto, un design pigro e poco ispirato così come tutto il resto del film.

Ma il problema maggiore di Bagman è il ritmo. Lento, pachidermico, sfrutta la sua ora e mezza di durata nel modo peggiore possibile, trascinandosi verso il finale con grande fatica e mettendo a dura prova la concentrazione dello spettatore. Le scene si alternano tra la noia e la ridondanza fino all’epilogo, dove il film accelera di colpo e cerca di trasmettere un certo pathos (anche attraverso un prevedibile colpo di scena), ma risultando solo retorico e sbilanciato.

Il cast è composto da attori potenzialmente validi: il protagonista è il bravo attore britannico Sam Claflin (Pirati Dei Caraibi: Oltre I Confini Del Mare, la saga di Hunger Games, Ultima Notte A Soho e la recente serie Il conte di Montecristo), affiancato da Antonia Thomas (Misfits) e dal caratterista e veterano del genere William Hope (Aliens: Scontro Finale, Hellbound: Hellraiser II). Ma questi interpreti non vengono supportati da una scrittura all’altezza e appaiono piatti e svogliati, incapaci di trasmettere l’empatia necessaria per farci affezionare a loro. Il personaggio a cui si tiene maggiormente è il piccolo Jake, che rappresenta il cuore emotivo del racconto.

Ma qualcosa si salva in questo Bagman? Sforzandosi, qualche timido elemento positivo si può rilevare: come già accennato, il lato mitologico che riguarda la creatura, per quanto banale, è abbastanza interessante, e c’è una scena verso il finale, dove Bagman imprigiona un personaggio nel suo sacco con una certa brutalità, che è l’unica che si fa ricordare.

C’è un tema, quello degli oggetti d’infanzia che diventano potenti armi contro il Male grazie all’importanza attribuitagli dai bambini, che sfrutta bene la dicotomia orrore/mondo infantile tanto cara a questo genere. Ma è tutto talmente blando, superficiale, didascalico e soprattutto noioso che si arriva alla fine sfiancati e chiedendosi quali fossero le intenzioni della pellicola, che non ci prova nemmeno a risultare quantomeno gradevole anche solo come puro intrattenimento usa e getta.

Riccardo Farina

PRO CONTRO
  • Il lato folkloristico del Bagman e alcune tematiche, anche se è tutto estremamente abbozzato e superficiale.
  • La mancanza totale di idee e momenti creativi e originali.
  • Il ritmo, lentissimo e soporifero.
  • Il design della creatura è pigro e per nulla ispirato.
  • Attori capaci gestiti abbastanza male.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Bagman, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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