Archivio categorie: Recensioni
Joker: Folie à Deux. La recensione da Venezia81
Dopo il trionfo del Leone d’Oro nel 2019, il nuovo lavoro di Todd Phillips era senz’altro tra i più attesi dell’81ª edizione della Mostra. Joker: Folie à Deux, nei mesi successivi all’annuncio del progetto, è stato oggetto di molte (legittime) perplessità: come dare un seguito forte a un film già così “compiuto” e anomalo nel panorama dei cinecomic? Ma soprattutto: che esito può portare l’inserimento nel cast di un’icona del pop come Lady Gaga? Quando è stato comunicato che Folie à Deux sarebbe stato un musical, il senso di straniamento è aumentato ancora. Il secondo Joker viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e finalmente abbiamo delle risposte.
Appartamento 7A, la recensione del prequel di Rosemary’s Baby
È molto interessante, nonché un indicatore sociale rilevante, constatare come nel 2024 il tema della maternità sia centrale nell’industria del cinema horror mainstream. Storie di madri protettrici della propria prole o genitrici terribili e assassine sono parte dello stesso DNA della narrativa e della cinematografia dell’orrore, ma quello a cui stiamo assistendo in questi ultimi mesi è un particolare mutamento di focus sulla maternità che ci racconta, in primis, l’importanza della scelta di essere madre. Ed è per questo che l’argomento si è spostato celermente sul tema dell’interruzione di gravidanza e della difficoltà che oggigiorno ancora vive nel riconoscere alle donne questo diritto.
Come spesso accade, quindi, il cinema horror è lungimirante nel leggere le paure e le difficoltà sociali in chiave fantastica, portando il tema dell’aborto al centro di storie che ne traggono forza e si fanno specchio della società. E non è di certo casuale se, queste storie, incociano il tema sociale con la religione, mettendo in evidenza quell’impasse paradossale che porta alla negazione del progresso intellettivo e scientifico. Due di questi film – Omen: L’origine del presagio e Immaculate – La prescelta – trovano il loro contesto proprio nell’ambiente ecclesiastico, il terzo dribbla sagacemente suore, preti e conventi pur non rinunciando alla subdola influenza della religione: vi parliamo di Appartamento 7A.
In a Violent Nature, la recensione
Lo slasher, tra i tanti filoni del cinema horror, è uno di quelli che hanno saputo maggiormente coniugare il consenso del pubblico e quello della critica, con successi commerciali di enorme portata uniti a entusiastiche recensioni. Se però si volesse andare a scovare un vero punto di forza di questo sottogenere, si potrebbe tranquillamente constatare come si presti più di ogni altro ad essere inclusivo e socialitario, in quanto i film con i killer mascherati si prestano benissimo a visioni collettive tra amici. Una formula magica, quella dello slasher, che non annoia mai e riesce sempre a stupire, spaventare e trasmettere il giusto mix tra disgusto, paura e l’immancabile leggero divertimento, ingrediente d’obbligo di ogni storia del genere.
Ma cosa fa il villain di questi film quando non uccide? Quali sono i suoi movimenti, i suoi pensieri, le sue metodologie di pedinamento delle vittime designate? Interrogativi legittimi e stuzzicanti alle quali cerca di dare una risposta Chris Nash che per il suo film d’esordio decide di realizzare un lavoro destinato a riscrivere gli stilemi del genere. In a Violent Nature, infatti, è uno slasher raccontato da una prospettiva mai sondata prima, ovvero quella del killer, e la scelta si rivela vincente per merito del fresco e dinamico approccio narrativo e di uno stile curato e ricercato che concorrono a trascinare lo spettatore in un crescente e inesorabile stato d’ansia e inquietudine.
Transformers One, la recensione del prequel d’animazione
Che strana via stanno seguendo Lorenzo Di Bonaventura e la Hasbro nella gestione del franchise cinematografico di Transformers! Dopo aver spremuto fino a livelli ridicoli la saga di cinque film diretta da Micheal Bay, aver portato l’azione indietro nel tempo con il carinissimo spin-off Bumblebee e aver raccontato una storia inedita nel prequel/reboot Transformers – Il risveglio, si tenta ora la carta della origin story d’animazione, prima di rivedere i robot trasformabili nuovamente in live action nell’annunciato cross-over con i G.I. Joe. E questa origin story è raccontata nel lungometraggio diretto da Josh Cooley Transformers One, nelle sale italiane dal 26 settembre 2024.
Never Let Go – A un passo dal male, la recensione
La brillante carriera del francese Alexandre Aja si sta facendo velocemente variegata di film in film. Se inizialmente, infatti, il nome del regista era legato fondamentalmente a certo cinema horror più viscerale e cruento, grazie ai successi di pezzi da 90 come Alta tensione (2003) e Le colline hanno gli occhi (2006), da un po’ di tempo a questa parte la filmografia di Aja si spinge in sperimentazioni abbastanza audaci per i suoi pregressi. Horns (2013) e The 9th Life of Louis Drax (2016) – rimasti inediti in Italia – si spingevano in direzioni più fantastiche negando la componente splatter, Crawl – Intrappolati (2019) andava in direzione disaster/survival, Oxygène (2021) addirittura un trap-movie con unica location e un solo attore. In questo percorso, appare molto naturale trovare con Never Let Go – A un passo dal male ancora un cambio di prospettiva all’interno del genere, che porta il regista francese ad esplorare i confini del thriller psicologico con il linguaggio della favola macabra.
Parthenope, la recensione del film di Paolo Sorrentino
Come per alcuni dei più importanti e discussi registi della storia del Cinema, nella filmografia di Paolo Sorrentino c’è un ingombrante spartiacque, un punto di non ritorno capace di influenzare tutta la carriera successiva dell’autore. Ovviamente parliamo de La Grande Bellezza, opera che è valsa all’autore un Oscar e che è entrata di diritto tra i film italiani più influenti del XXI secolo. È da quel momento che Sorrentino ha rinforzato il suo èpos e consolidato il suo stile, uno stile così forte e riconoscibile da attirare immancabilmente su di sé tante lodi quante più critiche.
Non sfugge alla regola Parthenope, decimo lungometraggio per il cinema del regista napoletano, quarto post-La Grande Bellezza. E molto più di Youth, Loro ed È stata la mano di Dio, Parthenope si specchia nel successo del 2013 mostrando un prepotente parallelismo stilistico e narrativo con La Grande Bellezza. Ma sarebbe ingiusto, nonché superficiale, bollare Parthenope come “La Grande Bellezza a Napoli”, perché ha una sua filosofia, una particolare sensibilità, una visione molto intima dei rapporti personali e delle esperienze vissute e, soprattutto, arriva chiaramente dopo un importante percorso autoriale, assorbendo umori e suggestioni anche dalle altre opere recenti dell’autore.
The Deliverance – La redenzione, la recensione dell’horror esorcistico di Lee Daniels
The Deliverance – La redenzione, nuovo horror targato Netflix, è sbarcato sulla piattaforma il 30 agosto finendo in breve tempo al primo posto nella classifica dei film più visti del periodo sulla piattaforma.
Il film, diretto da Lee Daniels (Precious, The Butler – Un Maggiordomo alla Casa Bianca) vede tra i protagonisti la veterana Glenn Close, Andra Day (candidata all’Oscar per il film Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, diretto dallo stesso Daniels) e il giovane Caleb McLaughlin (noto per il ruolo di Lucas nella serie Stranger Things).
La pellicola si ispira a una vicenda realmente accaduta alla famiglia di Latoya Ammons nel 2011 a Gary, in Indiana.
Thelma, la recensione della revenge-comedy con June Squibb
Presentato in anteprima mondiale nell’edizione 2024 del Sundance Film Festival, Thelma è una commedia tanto improbabile quanto frizzante che ha quel particolare sapore di casa.
Il film, debutto alla regia di Josh Margolin, fin dalla sua apertura rende chiaro il profondo legame tra Thelma (June Squibb), vivace novantatreenne vedova, e suo nipote Daniel (Fred Hechinger), un ragazzo insicuro, fotografia della sua generazione. Il ragazzo cerca di spiegare pazientemente alla nonna, anche un po’ sorda, come usare il computer e navigare online, destreggiandosi tra video su YouTube ed e-mail. Si intende subito un profondo legame tra i due e una generosa dose di complicità.
Love Lies Bleeding, la recensione
Il corpo è spesso l’elemento centrale attorno al quale viene costruita una storia, un film. Il corpo femminile, poi, rappresenta quasi genere a sé, oggetto del desiderio o arma subdola impugnata da femmes fatales, simbolo di crescita e di emancipazione, metafora della meraviglia e amorfa scultura di creta da plasmare. Partendo dal corpo di una donna, la talentuosa Rose Glass, che nel 2019 aveva esordito con l’horror arthouse Saint Maude, costruisce un crime intriso di elementi grotteschi che riflette sulla mutazione fisica (e mentale), toccando perfino il body-horror: arriva al cinema dal 12 settembre con Lucky Red Love Lies Bleeding.
Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti, la recensione del remake
“Perché ci avete fatto questo?”, chiedeva il remissivo Bjørn nel terrificante e annichilente finale di Speak No Evil. “Perché ce l’avete permesso”, rispondeva un glaciale e spietato Patrick, andando a riassumere con un semplice scambio di battute la filosofia del male che stava alla base dello shockante film di Christian Tafdrup del 2022. Ora, a distanza di soli due anni dal cult di nazionalità danese, arriva un remake a stelle e strisce prodotto da Blumhouse e diretto dall’inglese James Watkins, già autore dell’ottimo Eden Lake e del meno esaltante The Woman in Black.
E quel male, così puro, perfino banale nella sua lineare semplicità, che muoveva le azioni della coppia olandese inibendo in maniera quasi innaturale la coppia danese, trova nel remake di Watkins una riformulazione basilare che porta il film ad assumere un senso profondamente differente in confronto al capostipite, tramutandosi in un do ut des tanto crudo e repellente quando svuotato di qualsiasi significato filosofico o psicoanalitico.