La memoria dell’assassino, la recensione

Quello del sicario o dell’agente speciale affetto da una qualche malattia e intento in un’ultima missione prima della dipartita sta diventando un vero e proprio filone all’interno del cinema action/thriller. Se Kevin Costner era un agente della CIA malato terminale in 3 Days to Kill (2014) e Ethan Hawke aveva solo poche ore per risolvere un caso prima di morire in Le ultime 24 ore (2017), Liam Neeson era un assassino malato di Alzheimer in Memory (2022), a sua volta remake di The Memory of a Killer (2003), titolo casualmente omonimo a quello italiano di Knox Goes Away, di e con Michael Keaton, che affronta anche un tema molto simile.

In La memoria dell’assassino, infatti, John Knox è un sicario a cui viene diagnosticata una forma di demenza in fase terminale: poche settimane e il suo cervello inizierà ad abbandonarlo. Per questo motivo, John sta cercando di sistemare tutti i suoi affari irrisolti prima dell’inevitabile fine e per questo viene aiutato dall’amico di vecchia data e committente Xavier. Ma un giorno, alla porta di John bussa suo figlio Miles, con il quale non è mai andato troppo d’accordo, e gli chiede aiuto. Infatti Miles, in preda all’ira, ha ucciso nella sua abitazione un uomo che ha violentato sua figlia adolescente e ora non sa come fare per uscire pulito da questa storia. John decide di aiutare Miles a coprire le tracce dell’omicidio per far si che suo figlio rimanga pulito, ma la memoria dell’uomo comincia a giocargli brutti scherzi…

Non è la prima volta che Michael Keaton si cimenta anche dietro la macchina da presa, ma la prima, nel 2008, è passata pressoché inosservata e il noir The Merry Gentlemen è anche rimasto inedito in alcuni Paesi, Italia compresa. Fortunatamente non è toccata la stessa sorte a La memoria dell’assassino, con una produzione più corposa e una distribuzione massiccia nonché più vicino all’idea di cinema commerciale che ben si vende in ogni dove.

Di fatto, La memoria dell’assassino non racconta nulla di nuovo e cerca di insinuarsi in una specifica comfort zone per lo spettatore di questo tipo di film; viene, infatti, raccontata parallelamente la fine di una vita avventurosa e il tentativo di riconciliazione con i propri affetti, offrendo adrenalina e brividi, ma anche buoni sentimenti. John Knox è il classico antieroe, un terribile criminale descritto però come un uomo retto e generoso che ha fatto dell’omicidio a sangue freddo un business, ma si prefigge di preservare il futuro di suo figlio – interpretato da poco carismatico James Marsden – che si è altrettanto macchiato le mani di sangue.

La sceneggiatura scritta da Gregory Poirier, già autore di National Treasure 2 – Il mistero delle pagine perdute, punta tantissimo sul personaggio di John Knox e la sua rete di conoscenze: grazie all’ottimo mestiere di Michael Keaton, il sicario dal cuore d’oro mostra quei momenti di smarrimento che però non si traducono mai in vulnerabilità fisica, ma si nota nel suo sguardo la confusione e l’incertezza di chi comincia a perdere colpi e non è sicuro delle proprie azioni. Il rapporto con il figlio, quello con la ex moglie (Marcia Gay Harden), il suo migliore amico – interpretato da Al Pacino – che lo aiuta a gestire la sua eredità, ma anche quello con una prostituta che gli fa visita ogni settimana. La rete di conoscenze di John e il modo di gestirle sembra essere il vero punto focale della storia e il rapporto umano interessa molto al Keaton regista, tanto che la verve action – comunque presente – è spesso e volentieri lasciata in ombra proprio dallo sviluppo umano dei personaggi.

Quel che convince poco nell’intreccio de La memoria dell’assassino, però, è il piano di John Knox per scagionare il figlio. Sicuramente è avvincente la serie di ostacoli ed escamotage che dovrà affrontare ed escogitare il sicario per cancellare e ricostruire le tracce dell’omicidio, ma arrivati alla “rivelazione” finale ci si rende conto che un po’ troppe cose sono state lasciate al caso con il doveroso ricorso da parte dello spettatore a un’abbondante dose di sospensione dell’incredulità per accettare la conclusione della storia.

Con La memoria dell’assassino siamo, quindi, alle prese con quel tipo di film godibile che però rischia di lasciare davvero poco o nulla allo spettatore, un prodotto ben confezionato ma già visto, un compito ben svolto ma anche tanto di routine, forse più adatto a una prima serata televisiva che al grande schermo del cinema.

La memoria dell’assassino arriva nei cinema italiani il 4 luglio distribuito da Eagle Pictures.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
Un film ben confezionato e con un grande Michael Keaton nel doppio ruolo di regista e attore. Sa un po’ tutto di già visto e per accettare la svolta finale serve un bel po’ di sospensione dell’incredulità.
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