3 Days to Kill, la recensione
Ethan Renner è una spia internazionale, uno specialista nel suo campo, che purtroppo sta arrivando al capolinea. Non solo inizia ad accusare tutto il peso dell’età che avanza, ma scopre di avere solo pochi mesi di vita, perché una grave malattia che lo sta uccidendo lentamente. Per Ethan è arrivato il momento di ritirarsi, tagliare definitivamente i ponti con quella vita così rischiosa che lo ha sempre tenuto lontano dalla famiglia e sfruttare il poco tempo che gli resta da vivere per andare a Parigi e recuperare i rapporti persi da anni con sua moglie e sua figlia Zooey, tenute sempre a distanza per questioni di sicurezza. Ma prima di potersi definitivamente considerare in “pensione”, verrà contattato da Vivi, una misteriosa donna che deve proporgli un’offerta irrinunciabile che potrebbe dargli una seconda chance per trovare un nuovo equilibrio con la famiglia. Ethan accetta e si ritroverà, suo malgrado, coinvolto in un’ultima e inaspettata missione da portare a termine: scovare ed uccidere il terrorista più efferato d’Europa che si fa chiamare The Wolf.
Benché se ne producano tanti, sicuramente troppi, i film d’azione non rappresentano certo una buona fucina d’idee. Se andiamo ad analizzare attentamente i vari action-movie usciti negli ultimi anni, con il predominio di produzioni americane, possiamo notare che la qualità di tali film oscilla spesso tra il brutto e il mediocre. Le trame sono sempre le stesse, un po’ come gli attori impiegati, e il risultato è che questi film, a conti fatti, tendono a somigliarsi un po’ tutti e finire, di conseguenza, immediatamente nel dimenticatoio.
Discorso a parte, però, lo merita il cinema d’azione francese che, da un po’ di anni a questa parte, sta davvero dimostrando di non essere secondo a nessuno riuscendo a trovare il giusto equilibrio tra ritmo ed intreccio narrativo. Se i francesi sono riusciti a guadagnarsi la nomea di portabandiera del cinema d’azione moderno, il merito va senza ombra di dubbio a Luc Besson, che è stato in grado di pescare a piene mani ciò che di buono c’era nel cinema action a stelle e strisce, contaminandolo, però, con quel tocco europeo. Se come regista, Besson, non le ha certo azzeccate tutte, bisogna ammettere che negli ultimi tempi si sta riscattando in veste di sceneggiatore e produttore di tutto il miglior cinema d’azione contemporaneo. Così che, dopo la felice trilogia di The Transporter e il riuscitissimo Taken – Io vi troverò (con relativo sequel), che ha consacrato Liam Neeson come nuova star del cinema d’azione, arriva 3 Day to Kill, un thriller-action dai ritmi serrati che si avvale di una magnifica interpretazione di Kevin Costner (la migliore della sua carriera?), attore tenuto troppo a lungo lontano dal cinema di qualità ma che dimostra di non essere ancora pronto ad incamminarsi sul viale del tramonto.
Dopo i fasti di Guardia del corpo, e con la terza età si fa sempre più vicina, Kevin Costner dimostra di avere le physique du role per scendere in campo in un film del genere, così da interpretare un Ethan Renner davvero convincente. Un uomo stanco nei confronti della vita, pentito per le scelte che ha fatto ma pronto a recuperare i legami persi (o mai avuti) con i suoi famigliari e in particolare sua figlia Zooey, che lo accusa di essere stato il “classico” pessimo padre pronto a mettere il lavoro prima di ogni altra cosa. Ethan, ormai al capolinea, si troverà davvero nella missione più difficile della sua vita, e non sarà quella di scovare ed eliminare The Wolf, ma fare il papà e riconquistare la fiducia di sua figlia.
Il punto di forza del film risiede senza ombra di dubbio nell’attenta scrittura. La scelta maggiormente felice è stata quella di portare alla luce un thriller-action in cui l’attenzione viene posta quasi unicamente sull’aspetto “privato” della vicenda. L’ultima grande missione di Renner appare quasi come un elemento secondario, perché ciò che interessa davvero al film è raccontare la vita privata – e incasinata – di una spia internazionale. Non è la caccia all’uomo tra Ethan e The Wolf il punto focale della vicenda, bensì i rapporti interfamiliari da ricostruire da zero.
Contribuisce a dare maggior brio al tutto la buona trovata di conferire al film anche un leggerissimo tono ironico, concentrato prevalentemente nei goffi e bruschi tentativi del protagonista di recuperare il rapporto con la figlia adolescente, utile ad evitare cali di attenzione e a rendere il corposo minutaggio sicuramente più fruibile.
La regia del film è affidata all’americanissimo McG che, dopo i dimenticabili Charlie’s Angels e Terminator Salvation, finalmente si pone al timone di un’opera valida e firma una regia sobria ed asciutta, priva di inutili virtuosismi e con sequenze d’azione davvero ben dirette.
A completare il resto del cast troviamo Amber Heard, che ormai è divenuta una presenza immancabile in una certa tipologia di cinema, qui nei panni della misteriosa Vivi; Hailee Stenfeld, vista già ne Il Grinta dei Cohen, nei panni della figlia Zooey e Connie Nielsen (Nymphomaniac 1 e 2) nei panni della moglie di Ethan Renner.
Con 3 Days to Kill, finalmente, ci viene riproposto un film d’azione ben fatto che riesce a trovare quel giusto equilibrio tra scrittura, ritmo ed efficacia delle sequenze adrenaliniche. Ne è uscito fuori un bel film e non il solito action da vedere a cervello spento.
Giuliano Giacomelli
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