Fabbricante di lacrime: così conturbante da essere migliore di “After”

La fiaba, quella vera, del Fabbricante di lacrime comincia con una giovane fanciulla di nome Anna Todd che, grazie alla propria fanfiction birichina sugli One Direction, diventa una scrittrice ricchissima, tanto che la sua opera, After, viene adattata in una pentalogia cinematografica, ora disponibile su Prime Video.  La piattaforma per scrittori amatoriali dove tutto questo è stato possibile, Wattpad, è quindi la nuova gallina dalle uova d’oro di molti canali on demand, e ciò è dimostrato dal discreto successo che hanno ottenuto alcuni adattamenti come The Kissing Booth, Dalla tua finestra ed È colpa mia?.

Nel 2021 la casa editrice Salani acquista i diritti per stampare il Fabbricante di lacrime, della misteriosa e italianissima “wattpader” Erin Doom, che diventa il libro più venduto in Italia del 2022; nel giro di un anno Netflix si accaparra i diritti e produce la pellicola omonima uscita questo 4 aprile, con la regia di Alessandro Genovesi (La peggior settimana della mia vita, Puoi baciare lo sposo) e la partecipazione di Caterina Ferioli e del rapper Biondo (Simone Baldasseroni).

Appena uscito, Fabbricante di lacrime è divenuto il film Netflix italiano più visualizzato al mondo e il più blastato su Tik Tok; vediamo dunque di analizzare questo prodotto che, nel bene e nel male, non aspetta altro che diventare un film cult.

In una sperduta cittadina del Minnesota esiste un orfanotrofio chiamato “The Grave” in cui vivono i nostri protagonisti Nica (Caterina Feriolli) e Rigel (Simone Baldasseroni): Nica ha perso i genitori da piccola ed è una ragazza estremamente introversa che preferisce passare il tempo con gli animali e con la sua amica Adeline (Eco Andriolo); Rigel invece è al Grave da quando ne ha memoria e riesce tanto terrorizzare quanto ammaliare tutti quelli che lo circondano. In questo tetro edificio, che pare uscito da un romanzo di Dickens, circola la fiaba del Fabbricante di lacrime: costui è una specie di mago in grado di far piangere la gente con le proprie lacrime di cristallo e da cui tutti vanno per riuscire a “provare emozioni forti”.

Un bel giorno arrivano nella struttura Anna (Roberta Rovelli) e Normann (Orlando Cinque), una coppia desiderosa di adottare; i due scelgono Nica ma all’ultimo vedono Rigel che suona il piano e decidono di portarsi a casa anche lui. I due ragazzi dovranno affrontare un periodo di prova prima di essere formalmente adottati pertanto Nica fa del proprio meglio per sopportare le frecciatine e gli sbalzi di umore di Rigel. Col passare del tempo la fanciulla crea la propria cerchia di amicizie e comincia a vedere Rigel sotto una luce diversa ma, come sempre, i fantasmi del Grave torneranno a bussare alla sua porta.

Fabbricante di lacrime ha delle premesse banali e uno svolgimento della trama ancora più banale tanto che è stato paragonato a molti teen movie degli scorsi anni, come Tre metri sopra il cielo, ma forse l’accostamento più calzante è quello con Twilight per via della sua estetica “maledettina”, che è a tutti gli effetti il suo punto di forza. Armandoci di onestà intellettuale, non possiamo non ammettere che la pellicola, come il libro, ha quel je ne sais quoi a metà tra il cringe e il trash che la rendono diversa dalla maggior parte delle opere in circolazione.

Il punto di forza del romanzo consisteva nella prosa che martellava molto sui drammoni interiori di Nica, quella che al giorno d’oggi potrebbe essere definita Persona Altamente Sensibile (P.A.S.), ma per un lettore over 18 il tutto risultava così too much dallo scadere nel trash. L’adattamento cinematografico ha invece alleggerito questo fattore e ha donato alla silenziosa Nica della Ferioli un fascino più maturo, quasi da eroina romantica, lasciando il lato grottesco al Rigel di Simone Baldasseroni. Erin Doom aveva fatto del suo protagonista maschile un oggetto del desiderio evanescente e tenebroso al punto giusto, con un fascino un po’ diverso rispetto a quello dei soliti bad boys palestrati e scimmieschi, ma nel film la rappresentazione del personaggio risulta più cringe che altro poiché Baldasseroni punta troppo sulla mimica da bulletto sociopatico e sulla propria fisicità diafana.

Bisogna dire comunque che la sceneggiatura non è stata clemente con il cast, poiché ha lasciato agli attori solo il repertorio di frasi degne di You, tagliando tutta la sensualità delle descrizioni visive. La costruzione delle scene, che si accompagna alla tipica “recitazione sfiatata” tanto cara al nostro paese, mette insieme dei quadretti che dovrebbero provocare dei piacevoli brividi alle spettatrici ma che in realtà risultano forzati e grossolani.

Possiamo comunque dire che gli interpreti fanno quello che possono con quello che hanno e che non è facile risultare realistici quando la direzione artistica ancora non ha capito se deve girare l’ennesimo film su Jane Eyre o l’ultimo della saga di Saw. Ed è qua che arriviamo al lato paradossale del film: quella drammaticità un po’ barocca che nel romanzo era affidato alla scrittura ridondante, e che nella pellicola era stata smorzata dalla recitazione ponderata degli attori, torna di prepotenza con la messa in scena: alcune scenografie richiamano così tanto il genere horror da risultare comiche, per non parlare di certi costumi, acconciature e soprattutto della fotografia che sarebbero più idonei a un video tributo sulle sorelle Brontë.

Occorre ribadire che comunque questa cornice narrativa un po’ gotica e un po’ poraccia non basta per far accettare anche a un pubblico goliardico alcuni atteggiamenti abusivi di Rigel, i quali meriterebbero di essere raccolti in delle “compilation di red flags” da usare durante le lezioni di educazione civica.

Tirando le somme: Fabbricante di lacrime alla fine dei conti non è un brutto film, è solo che ha un taglio cinematografico molto indirizzato verso un pubblico dai tredici ai diciassette anni affamato di emozioni forti; tuttavia, si deve ammettere che, a differenza dei grandi successi young adult, questa pellicola ha delle caratteristiche così “fuori luogo” da risultare piacevole anche a un pubblico adulto ghiotto di B-movie, a differenza dei film della saga di After.

Ilaria Condemi de Felice

PRO CONTRO
  • Così drammatico da essere trash.
  • Cast che fa del proprio meglio.
  • Atmosfere e comportamenti cringe.
  • Espedienti narrativi da due soldi.
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