Archivio categorie: In sala
Love Lies Bleeding, la recensione
Il corpo è spesso l’elemento centrale attorno al quale viene costruita una storia, un film. Il corpo femminile, poi, rappresenta quasi genere a sé, oggetto del desiderio o arma subdola impugnata da femmes fatales, simbolo di crescita e di emancipazione, metafora della meraviglia e amorfa scultura di creta da plasmare. Partendo dal corpo di una donna, la talentuosa Rose Glass, che nel 2019 aveva esordito con l’horror arthouse Saint Maude, costruisce un crime intriso di elementi grotteschi che riflette sulla mutazione fisica (e mentale), toccando perfino il body-horror: arriva al cinema dal 12 settembre con Lucky Red Love Lies Bleeding.
Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti, la recensione del remake
“Perché ci avete fatto questo?”, chiedeva il remissivo Bjørn nel terrificante e annichilente finale di Speak No Evil. “Perché ce l’avete permesso”, rispondeva un glaciale e spietato Patrick, andando a riassumere con un semplice scambio di battute la filosofia del male che stava alla base dello shockante film di Christian Tafdrup del 2022. Ora, a distanza di soli due anni dal cult di nazionalità danese, arriva un remake a stelle e strisce prodotto da Blumhouse e diretto dall’inglese James Watkins, già autore dell’ottimo Eden Lake e del meno esaltante The Woman in Black.
E quel male, così puro, perfino banale nella sua lineare semplicità, che muoveva le azioni della coppia olandese inibendo in maniera quasi innaturale la coppia danese, trova nel remake di Watkins una riformulazione basilare che porta il film ad assumere un senso profondamente differente in confronto al capostipite, tramutandosi in un do ut des tanto crudo e repellente quando svuotato di qualsiasi significato filosofico o psicoanalitico.
Beetlejuice, Beetlejuice: Tim Burton è tornato! La recensione da Venezia81
Sono passati 35 anni dagli eventi di Beetlejuice (1988), Lydia Deetz (Winona Ryder) e la Ghost House appartenuta ai Maitland sono diventate famose grazie ad un programma televisivo. Tra la morte inaspettata del padre, il rapporto conflittuale con la figlia Astrid (Jenna Ortega) e una relazione tossica con il suo regista Rory (Justin Theroux), la vita di Lydia precipita ancora una volta quando comincia a rivedere una vecchia conoscenza… nell’aldilà, infatti, l’esistenza di Beetlejuice (Michael Keaton) viene sconvolta dal ritorno della ex moglie Dolores (Monica Bellucci), intenzionata a riprenderselo. L’unico modo in cui il demone può evitarlo, è ricongiungersi finalmente con la sua “vera” anima gemella…
MaXXXine, la recensione del capitolo finale della trilogia di X
Quella di Maxine Minx sembra quasi una storia autobiografica, quella del suo regista Ti West: una lunga gavetta nell’agognato mondo del cinema alla ricerca di quel successo che è destinato ad arrivare e deflagrare poi in maniera inarrestabile. Proprio come la protagonista della sua trilogia, infatti, il regista ha lavorato moltissimo nel cinema underground (non a luci rosse, però!) e prima di essere (ri)lanciato dalla A24 con X – A Sexy Horror Story nel 2022 aveva alle spalle quasi vent’anni di piccoli e medi film di genere molto apprezzati dal pubblico del cinema horror… ma sconosciuti ai più. E, che dir ne vogliano i poco preparati giornalisti di Variety e Paul Schrader, non si trattava di slasher-movie (l’unico vero slasher diretto da Ti West è proprio X!) ma di prodotti che spaziavano dal filone satanico/demoniaco (The House of the Devil) a quello dei virus e contagi (Cabin Fever 2) fino al found footage (The Sacrament), la ghost-story (The Inkeepers) e perfino il western (Nella valle della violenza). Ma è, appunto, grazie ad A24, che ha dato il semaforo verde alla trilogia X, che oggi Ti West è tra i più quotati registi mainstream di genere.
Cattivissimo Me 4, la recensione
Sono passati ben sette anni da Cattivissimo Me 3, nel corso dei quali, comunque, Gru non è rimasto lontano dagli schermi, dal momento che nel 2022 lo abbiamo visto in azione in Minions 2 – Come Gru diventa cattivissimo, prequel che ci racconta proprio la genesi dell’ex villain al fianco dei suoi inseparabili minions. Ora il fortunatissimo franchise della Illumination creato da Chris Meledandri torna al presente aggiungendo un importante e divertentissimo tassello alla saga madre: Cattivissimo Me 4.
Alien: Romulus, la recensione
Quando sentiamo parlare di Alien ci si illuminano gli occhi perché, diciamolo senza remore, nel 1979 Ridley Scott ha realizzato un Capolavoro, un film unico nel suo genere, capace di ridefinire i topoi della fantascienza come prima di lui avevano fatto, con flessioni di genere differenti, Kubrick con 2001: Odissea nello spazio e Lucas con Guerre stellari. Ma se oggi la rivista Empire inserisce Alien al 33° posto dei 500 film più importanti della Storia del Cinema e nel 2002 il film di Scott è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, il mondo della critica cinematografica non è sempre stato così positivo e accondiscendente verso Alien.
Se andiamo a sfogliare le recensioni dell’epoca troviamo pesanti stroncature. Ad esempio, Michael Sragow scriveva sull’L.A. Herald “un b-movie esagerato, tecnicamente ben fatto ma troppo solenne e complicato da seguire come una messa recitata in latino”; Vincent Canby sul New York Times diceva che “i personaggi sono talmente piatti che sembrano scritti da un computer”. Su Film Illustrated ci andavano particolarmente pesanti definendo Alien “un film orribile e studiato per risultare cattivo e c’è poco che il cast possa fare per alleviare il senso di manipolazione dell’orrore”, così come l’italiano Claudio Asciuti nel 1980 su Un’ambigua utopia n°7 stroncava senza pietà: “un pedestre prodotto di basso consumo, appeso ai fili di una produzione revivalistica e moraleggiante che muove ora per la maggiore affabulando antiche teratologie, idiote comparse e ammuffiti spettri orrorifici”.
Borderlands, la recensione
Il mondo dei videogiochi sembra fare particolarmente gola ai produttori dell’intrattenimento audiovisivo perché, al di là dell’effettiva realizzazione di film o serie, gran parte dei titoli distribuiti su console (ma spesso anche su smartphone) vengono opzionati per una trasposizione. Anche i più improbabili. E mentre siamo ancora freschi del successo della prima stagione di Fallout su Prime Video, nei cinema arriva Borderlands che deriva da una saga action-RPG inaugurata nel 2009 e arrivata a 3 capitoli “principali” più diverse “espansioni” per un totale già di 8 titoli.
Trap, la recensione del thriller di M. Night Shyamalan
Le note di produzione di Trap ci informano che il nuovo thriller di M. Night Shyamalan è stato presentato ai vertici di Warner Bros. come una sorta de Il silenzio degli innocenti inserito nel contesto dell’Eras Tour di Taylor Swift. Un mix così improbabile e originale da intrigare immediatamente, così come dannatamente intrigante è il trailer del film che in pochi minuti delinea perfettamente il concept del “mostro in trappola”. Ed è incredibile il gioco di immedesimazione che M. Night Shyalamalan compie, chiedendo allo spettatore di prendere le parti e tifare per un serial killer braccato dalla polizia. E lo spettatore, puntualmente, risponde proprio al suo stimolo, perché il “nostro” Cooper Adams, alias Il Macellaio, è davvero un magnifico protagonista!
Cieco Sordo Muto, la recensione
David è uno scrittore afflitto dalla triplice menomazione di essere cieco, sordo e muto. Concluso l’accordo per scrivere un nuovo romanzo, David viene accompagnato dagli assistenti Simona e Pio in una villa disabitata dove, in passato, sono accadute cose orribili. L’intento è di trovare l’ispirazione tra quelle mura maledette e infatti, come gli era già accaduto in passato, David comincia a percepire in quel luogo una forte energia che gli consente di comporre il romanzo. Ma sia Simona che Pio vengono velocemente corrotti da un’entità antica e malefica che sale dalle viscere dell’Inferno e abita le stanze della villa.