Archivio categorie: In sala
Wolf Man, la recensione
Periodicamente i mostri classici tornano a popolare gli incubi cinematografici degli spettatori. Abbiamo vissuto un totale restyling di Dracula & co. negli anni ’90, in seguito al grande successo del film di Francis Ford Coppola, a cui ha seguito il Frankenstein barocco di Branagh, il Wolf di Wall Street con Jack Nicholson, il Dr. Jekyll intimista visto dalla sua governante Julia Roberts e La Mummia in chiave pop e avventurosa con Brendan Fraser. Poi quella banda di Mostri sembrava pronta a tornare negli anni 10 del XXI secolo ma il Wolfman con Benicio Del Toro non aveva fatto breccia al botteghino così come Dracula Untold con Luke Evans e ancora meno La Mummia con Tm Cruise, che rappresentò l’inizio e allo stesso tempo la fine di un promettente progetto multibrand e all stars mai davvero avviato.
Ora, a distanza di qualche anno, Universal Pictures ci sta riprovando a celebrare i suoi classici dell’horror in una chiave davvero inedita che non ha alcuna pretesa di creare collegamenti multiversali. E se la celebrazione del più iconico vampiro della letteratura, prima attraverso le contaminazioni pop con Renfield poi con quelle autoriali di Nosferatu, hanno fatto discorso a sé, Jason Blum (in produzione) e Leigh Whannell (in scrittura e regia) hanno invece articolato un percorso personale e minimalista prima con L’uomo invisibile e ora con Wolf Man.
Emilia Pérez, la recensione
Attenzione, questa recensione presenta degli spoiler!
Fresco fresco di Golden Globe, dove si è portato a casa ben 4 premi (miglior film straniero, miglior film o commedia musicale, miglior attrice non protagonista e miglior canzone), Emilia Pérez di Jaques Audiard (Il profeta, I fratelli Sister) approda oggi, 9 gennaio 2025, nelle sale cinematografiche italiane.
La storia segue la vita di Rita (Zoe Saldana), giovane e brillante avvocato che lavora, sottopagata e sottovalutata, per uno studio legale a Città del Messico. Un giorno i suoi servizi e la sua consulenza vengono richiesti dal temuto Manitas Del Monte (Karla Sofía Gascón), forse il più importante tra i narcotrafficanti Messicani. Il lavoro da fare è delicato, complesso e insolito: Rita si deve occupare di gestire e supervisionare la transizione di genere che Manitas vuole fare, per diventare finalmente la donna che ha sempre sognato di essere, Emilia Pérez.
Sonic 3 – Il film, la recensione
Se pensiamo che l’avventura cinematografica di Sonic era iniziata nel peggiore dei modi, con quell’Ugly Sonic sbeffeggiato dal popolo del web e affettuosamente preso per i fondelli anche in Cip & Ciop agenti speciali, c’è da meravigliarsi che siamo giunti al terzo film, con una miniserie spin-off all’attivo, un quarto film già annunciato e un totale di quasi 1 miliardo di dollari incassati. Eppure, quella commedia fanta-avventurosa di Jeff Fowler sul riccetto blu velocista della SEGA aveva decisamente colto nel segno, grazie all’estremo rispetto per il noto personaggio dei videogiochi, alla formula collaudatissima della creatura in CGI che interagisce con un umano e alla presenza di un Jim Carrey in grande spolvero. Con Sonic 3 – Il film, Fowler torna per la terza volta dietro la macchina da presa e con lui tutta la squadra al completo dei capitoli precedenti per un sequel che si assesta sullo standard del film precedente, ovvero tanta azione, trama ridotta all’osso e una massiccia presenza di creaturine pucciose in CGI.
Maria, la recensione del biopic di Pablo Larraìn con Angelina Jolie
Al terzo giro, il regista Pablo Larraìn è visto ormai come specializzato in biopic atipici dedicati a grandi donne del Novecento traumatizzate ma impeccabili, carismatiche ma fragili, schiacciate dalle ombre e dal peso di qualcosa di più grande di loro. In Jackie, del 2016, Natalie Portman portava in scena una donna passata alla storia per essere moglie (di John F. Kennedy) e che fece proprio della perfezione apparente la sua migliore armatura, anche di fronte al ciclone di cui fu al centro in mondovisione. In Spencer, 2021, Kirsten Stewart ci regalava una principessa Diana ostaggio della famiglia reale e infestata dai fantasmi del passato. In Maria, infine, Angelina Jolie ci restituisce la personalità non facile di Maria Callas, una donna questa volta fagocitata non tanto dagli obblighi, dai compagni di vita o dall’immagine pubblica, quanto da se stessa, dall’impossibilità di sopravvivere al proprio enorme talento.
Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim, la recensione
A distanza di 23 anni dall’uscita de Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello possiamo affermare senza remore che Peter Jackson ha fatto la Storia del cinema fantasy allo stesso modo di come J. R. R. Tolkien ha fatto quella della letteratura dello stesso genere. Lo testimonia la grande influenza che i film di Jackson hanno avuto su tutto il fantasy cinematografico che è venuto e come Il Signore degli Anelli sia ancora oggi una proprietà intellettuale molto in voga al cinema e in tv. Se su Prime Video spopola (senza convincere) la serie Gli anelli del potere e New Line / Warner Discovery hanno già annunciato l’arrivo di nuovi lungometraggi per il cinema tratti dall’universo tolkeniano, in questi giorni esordisce sul grande schermo Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim, primo lungometraggio d’animazione appartenente al canone creato dai film di Peter Jackson.
Better Man, la recensione del biopic su Robbie Williams
Passando da un “Greatest Showman” ad un altro, questa volta il regista Michael Gracey si cimenta nel raccontarci la vita del cantante Robbie Williams, con il suo Better Man, in un biopic musicale come non se ne erano mai visti fino ad ora.
Ma in cosa differisce dagli altri biopic su pop e rock star che negli ultimi anni hanno riempito le nostre sale? Per prima cosa, nel caso di Better Man, la vita e la personalità di Robbie Williams non ci vengono raccontate per come le ha sempre viste il pubblico, ma dal punto di vista dell’artista stesso.
E com’è che si percepisce lui? Come “un narcisista, una faccia da schiaffi, un coglione spocchioso”, ma anche come una scimmia. Esatto, perché secondo il suo stesso punto di vista, Robbie Williams non è altro che una persona poco evoluta.
Mufasa – Il Re Leone, la recensione
Un sole gigantesco sorge all’orizzonte e tutti gli animali della savana si levano ad osservarlo, mettendosi poi in marcia verso una meta ancora sconosciuta. Quella meta è la Rupe dei Re, dove ci conduce una carrellata aerea che segue il bucero beccogiallo che poi scopriremo chiamarsi Zazu. Il pennuto si adagia al cospetto del Re in carica, Mufasa, che osserva fiero il suo Regno, riunitosi lì per salutare la nascita del suo primogenito. Tutto questo mentre le note di Circle of Life di Lembo M. e Carmen Twillie (in Italia Ivana Spagna), accompagnano una delle opening scene più potenti e celebri della Storia del cinema d’animazione internazionale. Era il 1994, e questo è l’inizio de Il Re Leone di Roger Allers e Rob Minkoff. E solo a scriverne mi viene la pelle d’oca, a testimonianza di quanto sia ancora oggi evocativo questo Capolavoro della Disney.
Nel 2019, nel pieno della foga da remake che ha travolto la Disney, Il Re Leone è rinato a nuova vita con un progetto in CGI e fondali reali diretto dal buon Jon Favreau, un’opera indubbiamente ben fatta e suggestiva che si poggia, però, esclusivamente sulla riuscita e la notorietà del primo film a cui aggiunge giusto la tecnologia.
Conclave, la recensione
Il modo come il Cinema guarda la Chiesa è sempre stato abbastanza controverso perché filtrato dalla lente di autori che, probabilmente, con la Chiesa non sempre hanno avuto un rapporto idilliaco. Per lo più, dunque, la Chiesa sul grande schermo è oggetto di critica, spesso satira, raccontata per quelle idiosincrasie che storicamente hanno fatto perdere credibilità a una delle Istituzioni storiche dell’umanità, livellandola allo stesso piano di organismi che hanno sostituito la propria autorevolezza con l’autorità. Ma gli esempi migliori di Cinema che parla della Chiesa, anzi, dei suoi umanissimi esponenti, arriva proprio quando il confine tra sacro e profano cade e la “gente di Chiesa” è descritta in tutta la fragilità e la caducità del caso, perfino chi è simbolo in terra della Divinità, il Papa. Così, tra le dissacranti e irresistibili descrizioni papali di Moretti e Sorrentino, oggi va ad aggiungersi un ritratto del Vaticano decisamente più oscuro ma ugualmente votato a inserire la carica papale in una dimensione terrena, raccontando la lotta per il potere che si nasconde dietro l’elezione di un Papa. Esce nei cinema il 19 dicembre distribuito da Eagle Pictures Conclave.
Kraven – Il Cacciatore, la recensione
Era l’agosto del 1964 quando sul numero 15 di The Amazing Spider-Man faceva la comparsa Kraven, un temibile cacciatore di origini russe chiamato a dar la caccia all’Uomo Ragno da Camaleonte, che invece è nemico dell’arrampicamuri fin dal primo numero. Per vederlo in azione in Italia, invece, bisognerà aspettare l’ottobre del 1970, precisamente il numero 12 de L’Uomo Ragno. Ora, il pittoresco personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko arriva anche al cinema, in coda al non proprio esaltante Universo Marvel della Sony dedicato ai celebri villain di Spider-Man e, dopo numerosi posticipi, finalmente l’11 dicembre 2024 esce Kraven – Il cacciatore, origin-story stand-alone che porta la firma di J.C. Chandor, apprezzato regista di All Is Lost – Tutto è perduto (2013), 1981: Indagine a New York (2014) e Triple Frontier (2019).