Archivio categorie: In sala

Il caso Josette, la recensione

Non è cosa nota, ma in Francia, tra il tardo Medioevo e l’Età Moderna post-rinascimentale, gli animali potevano essere processati esattamente come gli esseri umani. Ovviamente questo portava quasi sempre a una condanna e alla “facile” risoluzione dei casi, ma questo fatto oggi considerato così bizzarro e grottesco è testimoniato da documenti storici che parlano di buoi e capre accusati, processati e condannati per i più svariati crimini. Proprio da uno spunto così paradossale e grottesco – che potrebbe essere una storia vera, o quasi, come recita la tagline del film – parte il team di sceneggiatori composto da Fred Cavayé, Sarah Kaminsky, Nicolas Slomka e Matthieu Rumani per dar vita a Il caso Josette, la commedia di Fred Cavayé interpretata da uno dei più amati attori comici francesi, Dany Boon.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Challengers, la recensione del film di Luca Guadagnino

Art e Patrick sono ottimi amici. Si conoscono da quando erano bambini e ad unirli, adesso, è la passione per il tennis così come quella per le donne. Sognano entrambi di diventare due stelle del tennis ma il loro approccio allo sport è ancora squisitamente ludico, quasi ingenuo ed infantile.

Tutto cambia quando un giorno vedono scendere in campo Tashi, una loro coetanea che dimostra subito di essere la giocatrice più brillante della loro generazione. Tashi ha il vero polso del tennista, è perfetta nelle battute e determinata come nessun altro. Lei si che è destinata a diventare una stella del mondo del tennis!

Vedendola giocare, Art e Patrick si invaghiscono di lei e da quel momento scatta una competizione fra i due su chi riesce a conquistarla per primo. Una competizione che diventa presto un triangolo amoroso, anzi anche qualche cosa di più, destinata a durare ben tredici anni e che interessa tanto la vita sentimentale dei tre quanto l’affermazione sul piano sportivo.

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Valutazione: 8.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Back to Black, la recensione del biopic su Amy Winehouse

Possiamo far risalire al 2018 e al successo mondiale di Bohemian Rhapsody la spinta per le case di produzione di investire in biopic che raccontano le vite dei grandi della musica popolare. Dal film su Freddy Mercury si sono infatti succeduti rapidamente Rocketman su Elton John, Stardust su David Bowie, Aline – La voce dell’amore su Celine Dion, Whitney – Una voce diventata leggenda su Whitney Houston, Elvis di Baz Luhrmann (e con intenti differenti Priscilla di Sofia Coppola) su Elvis Presley e One Love su Bob Marley. L’Italia non sta a guardare e rilancia – in tv – con Io sono Mia su Mia Martini, Califano sull’omonimo cantante romano, Sei nell’anima su Gianna Nannini e la serie Hanno ucciso l’Uomo Ragno sugli 883 in arrivo questo autunno. Inoltre, uno degli eventi più attesi del prossimo anno è il biopic su Michael Jackson diretto da Antoine Fuqua. In mezzo a cotanta musica su schermo si inserisce un po’ in sordina Back to Black, co-produzione tra Gran Bretagna e Stati Uniti che racconta il mito di Amy Winehouse, dagli esordi musicali alla sua tragica morte nel luglio del 2011 a soli 27 anni.

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Valutazione: 4.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Civil War, la recensione del thriller fantapolitico di Alex Garland

The Star-Spangled Banner, ovvero quello che conosciamo comunemente come inno nazionale americano, nel suo primo verso recita:

<<E il rosseggiar dei razzi, e le bombe che scoppiavano in aria mostrarono, nella notte, che la nostra bandiera era ancora là. Di’ dunque, lo stendardo lucente di stelle sventola ancora sul paese degli uomini liberi, e sulla dimora dei coraggiosi?>>

Alex Garland, nel suo Civil War, coglie l’essenza del poemetto scritto da Francis Scott Kay ed eletto a Inno Nazionale da Thomas Woodrow Wilson e la ribalta facendo di quella bandiera a stelle e strisce il simbolo della divisione, dell’oppressione, del disonore in un conflitto bellico immaginario che sembra dannatamente realistico. Così lo stendardo che vediamo sventolare nel film di Garland mantiene le 13 strisce orizzontali, che rappresentano le colonie originarie da cui sono nati gli Stati Uniti, ma le 50 stelle sono pesantemente ridimensionate a sole due, come gli Stati che si fanno portatori della rivolta, Texas e California, ovvero il cosiddetto Fronte Occidentale. 

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Ghostbusters – Minaccia glaciale, la recensione

Nel 2021 Jason Reitman era riuscito nell’impresa apparentemente impossibile di resuscitare il franchise di Ghostbusters trovando l’entusiasmo dei fan, proprio quei fan che erano insorti contro il goffo tentativo di reboot al femminile che cinque anni prima aveva coinvolto Paul Feig e il suo team. Ghostbusters: Legacy funzionava non solo perché si poneva come sequel contemporaneo del dittico originale riportando in scena gli storici acchiappafantasmi, ma soprattutto perché aveva cuore e parlava con affetto e sincerità tanto a coloro che sono cresciuti nel mito di Ghostbusters quanto ai più giovani che hanno trovato con quel film un ottimo motivo per essere introdotti alla saga. A distanza di tre anni da quel riuscitissimo “riavvio”, arriva un sequel che tenta di replicare il colpo portato già a segno con Legacy, amplificando però il valore più spudoratamente teen dell’operazione. Dall’11 aprile nei cinema italiani c’è Ghostbusters – Minaccia glaciale.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Monkey Man, la recensione

Non è un mistero che in India ci sia una cesura sociale tale da spezzare in due la Nazione tra molto ricchi e molto poveri, facendo così convivere in un’unica realtà due anime profondamente contrapposte che trovano nella religione un comune punto d’incontro. L’attore Dev Patel, inglese di nascita ma con origini indiane, ha voluto approfondire proprio questa grande contraddizione della sua Terra originaria per un esordio alla regia fuori dal comune, Monkey Man. Perché è facile affrontare queste tematiche in un film drammatico, magari tratto da una storia vera, in cui si va a toccare l’emotività dello spettatore portando in scena vicende umane facilmente condivisibili, ma farlo con un frenetico e violentissimo action-movie 100% di finzione è un’impresa che richiede una certa maestria che Patel ha dimostrato di possedere.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Omen – L’origine del presagio, la recensione

Dare un seguito a un classico del cinema è molto rischioso, figuriamoci realizzare un prequel!

Quella di raccontare l’antefatto a una storia nota è una tendenza molto in voga nel panorama horror ma è un po’ come camminare sui vetri, ferirsi è facilissimo quando si ha dinnanzi un pubblico particolarmente esigente e, soprattutto, bisogna confrontarsi con una vicenda di cui si conosce già l’epilogo, essendo la premessa da cui solitamente tutto ha avuto origine. Quindi il vero segreto nello sviluppare un prequel non è tanto cosa raccontare, ma come raccontarlo: se gli autori riescono a cogliere il giusto mood, allora lo spettatore può anche rimanere sorpreso.

E piacevolmente sorpresi lo siamo stati a fine visione di Omen – L’origine del presagio, che racconta l’intrigo che poi ha portato alla nascita di Damien, l’Anticristo, nel capolavoro di Richard Donner del 1976 Il presagio

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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Il mio amico robot, la recensione

Siamo a New York, presumibilmente negli anni ’80. Dog è un cagnolino antropomorfo che, dopo aver visto una pubblicità alla tv, decide di ordinare un modello di robot da compagnia. Dopo qualche giorno, arriva Robot e con Dog si instaura un’intesa particolare che li porta ad essere inseparabili. Ma, durante una gita in spiaggia, accade l’irreparabile: la salsedine arrugginisce le giunture di Robot che non riesce più a muoversi e Dog fa di tutto per trovare una soluzione. Senza successo, però. La stagione balneare è conclusa, la spiaggia recintata e Dog dovrà aspettare fino all’estate successiva prima di poter soccorrere Robot. I due riusciranno a riunirsi?

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Godzilla e Kong – Il nuovo impero, la recensione

Nell’anno in cui Godzilla vince un Oscar grazie al magnifico lavoro svolto dal team del nipponico Godzilla Minus One, il lucertolone nato nel 1954 nel capolavoro di Ishirō Honda per esorcizzare la minaccia nucleare torna sul grande schermo per il nuovo capitolo del MonsterVerse, per la precisione il quinto, Godzilla e Kong – Il nuovo impero. In cabina di regia c’è, per la seconda volta di seguito, il simpatico Adam Wingard che dopo Godzilla vs Kong ci ha preso gusto a far incontrare e scontrare i due titani in gargantueschi cross-over.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Priscilla, la recensione del film di Sofia Coppola

Nel 1959, Priscilla Beaulieu è la figlia adolescente di un ufficiale americano di stanza in Germania. Una sera, per distrarla dalla malinconia portata dal trasferimento, un giovane militare conosciuto in un diner e la moglie, la accompagnano ad una festa dove sarà presente anche la superstar Elvis Presley, anche lui di stanza nella zona.

Fin dal primo incontro tra i due scocca la scintilla, ma Priscilla è ancora una bambina ed Elvis un cantante famoso in tutto il mondo, oltre che un uomo di dieci anni più vecchio di lei.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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