Archivio tag: netflix
Le rose di Versailles – Lady Oscar: il Wish in formato anime

Negli ultimi anni abbiamo appurato quanto, ancora una volta, casa Disney eserciti le sue influenze nella storia del cinema; è infatti dal lontano 2014, proprio col suo sottovalutato Maleficent, che la casa di Topolino si è gettata alle spalle il suo periodo sperimentale (anni 2000-2008) e ha scatenato per il mondo i demoni del reboot e del live action. Non staremo qua a ricordare, per l’ennesima volta, che l’arte del retelling è in realtà una grandissima occasione creativa per valorizzare il meglio che i capolavori del passato hanno da offrirci, ma, piuttosto, armandoci di spirito critico, evidenzieremo la superficialità con cui alcune opere d’arte siano state ridicolizzate e strumentalizzate dalle major dell’animazione.
Venendo al dunque: lo scorso 30 aprile Netflix ha rilasciato sulla propria piattaforma l’attesissimo Le rose di Versailles, film ispirato all’omonimo manga cult del 1972, scritto e disegnato dalla divina Riyoko Ikeda.
L’Eternauta: quando la qualità arriva nel momento sbagliato

In questo superbo e osannato quarto di secolo, nonostante la sconfinata disponibilità di informazioni, solo una ridicola percentuale ha avuto il privilegio di conoscere a suo tempo L’Eternauta, fumetto scritto da Héctor Germán Oesterheld e disegnato da Francisco Solano López. Mettendo da parte la storia personale, e anche troppo pubblicamente sponsorizzata, dell’ideatore del fumetto – ovvero un martire politico, insieme a tutta la sua famiglia – non possiamo non rendere omaggio alla sua opera con un’analisi più onesta che mai.
L’Eternauta è un graphic novel che fece la sua prima comparsa il 29 settembre 1957 sulla rivista Hora Cero Semanal dell ‘editore Editorial Frontera, e che in pochissimo tempo riuscì a farsi riconoscere come capolavoro in mezzo alla sconfinata e notevole produzione statunitense, franco-belga, italiana e nipponica. Così, dopo aver navigato per anni nei sogni e nei cuori degli appassionati di tutto il mondo, finalmente, la sua incarnazione seriale, è approdata nel catalogo Netflix lo scorso 30 aprile, con la regia di Bruno Stagnaro e la sceneggiatura di Ariel Staltari.
The Residence: Only Murders in the White House

In quest’ epoca di streaming matto e disperatissimo, in cui tutte le nuove produzioni sembrano voler puntare su idee originali e più innovative possibili, il Segreto di Pulcinella consiste invece nel voler rielaborare i cari e vecchi archetipi narrativi, in modo da ripresentare al pubblico prodotti insospettabilmente di “conforto”. The Residence, uscito lo scorso 20 marzo su Netflix, è un esempio calzante di questa inconfessata teoria. Il pubblico, infatti, non ammetterà mai che in questo periodo in cui i podcast True Crime e il successo di Only Murders in the Building celebrano le capacità investigative dell’uomo medio, si ricerca invece l’autorevolezza dei cari e vecchi detective professionisti.
The Electric State, la recensione

The Electric State è il nuovo film diretto dai Fratelli Russo (registi di Captain America: The Winter Soldier e Civil War e di Avengers: Infinity War ed Endgame), che dopo la loro esperienza fortunata ai Marvel Studios si sono buttati sullo streaming (Cherry per Apple TV e The Gray Man per Netflix), con risultati critici decisamente più discutibili. The Electric State è prodotto da Netflix ed è basato sull’omonimo libro illustrato dell’autore svedese Simon Stålenhag. Il budget di questa produzione è da capogiro (circa 300 milioni di dollari), ed è l’ultimo film dei Russo prima del loro ritorno in casa Marvel per i prossimi due Avengers, Doomsday e Secret Wars.
Ranma ½: il reboot giusto al momento giusto!

Rumiko Takahashi, “la regina dei manga”, di certo non ha scalato le classifiche dei fumettisti più ricchi di tutti i tempi, piazzandosi in mezzo a maestri del calibro di Akira Toriyama e Eiichiro Odaa, grazie agli occhioni languidi e alle sventurate eroine del genere shôjo. Piuttosto il suo genio ha dato vita a opere che, ancora nel 2025, rimangono insuperate per la versatilità dei generi e soprattutto per la compresenza di toni narrativi molto diversi tra loro. Dal suo calamaio sono usciti gli immortali Maison Ikkoku, Lamù, Inuyasha e, soprattutto, il fenomenale Ranma ½; proprio quest’ultimo è il soggetto del reboot di dodici episodi pubblicato settimanalmente da Netflix a partire dallo scorso 5 ottobre e che si è concluso il 21 dicembre.
Baby Ruby, la recensione dell’horror sulla maternità

Baby Ruby è un film del 2022 scritto e diretto da Bess Wohl, drammaturga e attrice televisiva qui al suo esordio dietro la macchina da presa. La pellicola è stata presentata al Toronto Film Festival 2022 ed è disponibile su Netflix.
La trama vede Josephine (detta Jo), una donna francese che vive negli Stati Uniti insieme a suo marito Spencer. Jo è un’influencer che gestisce un suo blog personale, dove condivide ricette e dettagli sulla sua vita privata. La donna è incinta di una bambina che lei e Spencer hanno già deciso di chiamare Ruby. Quando la piccola nasce, la vita di Jo comincia ad assumere connotati sempre più oscuri: visioni, presagi e situazioni inquietanti cominceranno a perseguitarla e a farla sprofondare nella follia, tanto che comincerà a credere che sia tutta opera delle persone che le stanno accanto…Ruby compresa. È lei che sta impazzendo oppure sta davvero succedendo qualcosa?
Nobody Wants This: quello che in realtà vogliono tutti

Lo scorso 26 settembre Netflix ha fatto di nuovo uno dei suoi colpacci pubblicando la prima stagione di Nobody Wants This, serie che promette non solo di diventare un cult ma soprattutto di riscrivere i canoni del genere romance.
Questa ventata di freschezza la dobbiamo a quel vulcano di idee che è Erin Foster, evidentemente non paga di aver inventato Bumble, di essere una podcaster di successo, una produttrice, sceneggiatrice e attrice di incredibile bellezza; ringraziamo dunque il suo presumibile complesso di inferiorità nei confronti di Gigi Hadid, sua sorella acquisita, che potrebbe averla spinta a regalarci una nuova (anti)eroina romantica, la versione più smaliziata e più millenials di Bridget Jones.
The Deliverance – La redenzione, la recensione dell’horror esorcistico di Lee Daniels

The Deliverance – La redenzione, nuovo horror targato Netflix, è sbarcato sulla piattaforma il 30 agosto finendo in breve tempo al primo posto nella classifica dei film più visti del periodo sulla piattaforma.
Il film, diretto da Lee Daniels (Precious, The Butler – Un Maggiordomo alla Casa Bianca) vede tra i protagonisti la veterana Glenn Close, Andra Day (candidata all’Oscar per il film Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, diretto dallo stesso Daniels) e il giovane Caleb McLaughlin (noto per il ruolo di Lucas nella serie Stranger Things).
La pellicola si ispira a una vicenda realmente accaduta alla famiglia di Latoya Ammons nel 2011 a Gary, in Indiana.
Kaos: il crime mitologico che attendevamo dai tempi di American Gods

Nel 2017 il mondo nerd in tutte le sue svariate ramificazioni (cinefili, bibliofili, fumettari) non stava più nella pelle mentre attendeva l’uscita su Prime Video di American Gods, la serie tratta dall’omonimo romanzo dell’autore di culto Neil Gaiman. Questa frenesia era dovuta al fatto che American Gods, come It e Il Trono di Spade, è scritto in maniera così realistica da riuscire ad affascinare anche coloro che non masticano il genere del fantastico, ed è diventato quindi uno di quei testi-guida che possono aprire le porte della speculative fiction ai più insospettabili lettori.
Purtroppo la serie tv, dopo una meravigliosa prima stagione, esagerò con il simbolismo e fu interrotta al ventiseiesimo episodio, lasciando i pochi fans “appesi” quanto il suo protagonista Shadow Moon. Ma evidentemente Charlie Covell, colei che ci ha regalato quel gioiello di umorismo nero di The End of the f***ing World, aveva bene in mente l’opera originaria di Gaiman ed è riuscita a riformularne al meglio i cardini narrativi, regalandoci la prima stagione di Kaos, uscita su Netflix questo 29 agosto.
One Piece: il live action che ci crede tantissimo

Ricchezza, fama, potere: c’è stato un tempo un uomo che ha conquistato tutto questo, Eiichiro Oda, il re degli shonen manga; la gloria della sua opera ha spinto molte case di produzione a chiedere i diritti d’autore, quindi è iniziata la grande epoca dei “cine-manga” fatti bene.
Sebbene in Giappone gli adattamenti live action di manga di tutti i tipi siano ordinari quasi quanto gli adattamenti anime, il resto del mondo ha sempre potuto usufruire solo di pochi di essi; come per tutto il cinema asiatico, infatti, gli ostacoli principali alla diffusione consistono nella differenza nello stile di recitazione e anche nella scrittura dei personaggi, che spesso risultano troppo seriosi e complessi. Le pregevoli eccezioni spesso consistono in film action o thriller (I sette samurai, Dalla Cina con furore, La tigre e il dragone) in cui la suspence riesce a colmare la distanza tra la sensibilità orientale e quella occidentale; per il resto Hollywood si è sempre basata sui remake (The Ring, The Grudge) per “aiutare” gli autori nipponici a far conoscere al mondo la propria opera.