Archivio tag: netflix
Frankenstein di Guillermo Del Toro, il mito del nuovo Prometeo riletto ai tempi della A.I.
C’è una citazione celebre sul romanzo gotico di Mary Shelley che ci ricorda come: “La conoscenza è sapere che Frankenstein non è il mostro. La saggezza è sapere che Frankenstein è il mostro.”
Ecco, è a questo esatto nodo centrale che gravita attorno il nuovo adattamento di Guillermo Del Toro di un classico della letteratura così iconico dall’essere stato riproposto in mille forme diverse al punto tale che, a volte, a malapena ci ricordiamo quale sia la vera storia: è più facile pensare al buffo mostro dei costumi di Halloween, più che all’intelligentissimo, forbito e doloroso uomo artificiale nato dalla penna di Mary Shelley.
Guillermo Del Toro ci vuole riportare proprio a quella, invece, con fedeltà soprattutto spirituale, ma non solo. La storia di Victor Frankenstein e della sua “Creatura” senza nome è assurta a un livello di archetipo tale che sembra quasi un’urgenza ripeterla, ribadire ancora una volta nel XXI secolo quel memento antico quanto la nostra specie: non giocare a fare Dio.
Mercoledì – Stagione 2: il teen horror confortevole
Lo scorso 6 agosto Netflix ha pubblicato i primi quattro episodi della seconda stagione di Mercoledì, la serie tv ispirata ai personaggi creati dal vignettista Charles Addams nel 1938 e che tre anni fa ha vinto tutti i record di binge watching con la prima stagione; questo 3 settembre sono stati rilasciati gli ultimi quattro episodi, sempre diretti da Tim Burton (Batman, Edward Mani di Forbice) e con la magistrale interpretazione di Jenna Ortega (X: A Sexy Horror Story, Beetlejuice Beetlejuice), incontrastata diva gotica della generazione Alpha.
In questa nuova e tenebrosa avventura vediamo Mercoledì Adams (Jenna Ortega) tornare alla Nevermore, prestigioso istituto per “ragazzi speciali” che vorrebbe essere una Hogwarts dark ma risulta più una X-Mansion per fanciulli problematici.
Venezia 82. Jay Kelly, la recensione del film di Noah Baumbach con George Clooney
Una star del cinema in crisi mette in discussione le proprie scelte di vita, rischiando di perdere un ruolo importante per seguire la figlia in un viaggio estivo in giro per l’Europa. La ragazza, che desiderava trascorrere le vacanze con gli amici prima di andare al college, si ritrova coinvolta suo malgrado nel maldestro tentativo di riavvicinamento genitoriale.
Sono queste le premesse di Jay Kelly, nuovo lavoro di Noah Baumbach, presentato in concorso all’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Al cuore del racconto, il conflitto interiore di Jay Kelly, interpretato da George Clooney: un attore di fama internazionale dalla carriera sfavillante e dalla vita affettiva disgregata.
Le rose di Versailles – Lady Oscar: il Wish in formato anime
Negli ultimi anni abbiamo appurato quanto, ancora una volta, casa Disney eserciti le sue influenze nella storia del cinema; è infatti dal lontano 2014, proprio col suo sottovalutato Maleficent, che la casa di Topolino si è gettata alle spalle il suo periodo sperimentale (anni 2000-2008) e ha scatenato per il mondo i demoni del reboot e del live action. Non staremo qua a ricordare, per l’ennesima volta, che l’arte del retelling è in realtà una grandissima occasione creativa per valorizzare il meglio che i capolavori del passato hanno da offrirci, ma, piuttosto, armandoci di spirito critico, evidenzieremo la superficialità con cui alcune opere d’arte siano state ridicolizzate e strumentalizzate dalle major dell’animazione.
Venendo al dunque: lo scorso 30 aprile Netflix ha rilasciato sulla propria piattaforma l’attesissimo Le rose di Versailles, film ispirato all’omonimo manga cult del 1972, scritto e disegnato dalla divina Riyoko Ikeda.
L’Eternauta: quando la qualità arriva nel momento sbagliato
In questo superbo e osannato quarto di secolo, nonostante la sconfinata disponibilità di informazioni, solo una ridicola percentuale ha avuto il privilegio di conoscere a suo tempo L’Eternauta, fumetto scritto da Héctor Germán Oesterheld e disegnato da Francisco Solano López. Mettendo da parte la storia personale, e anche troppo pubblicamente sponsorizzata, dell’ideatore del fumetto – ovvero un martire politico, insieme a tutta la sua famiglia – non possiamo non rendere omaggio alla sua opera con un’analisi più onesta che mai.
L’Eternauta è un graphic novel che fece la sua prima comparsa il 29 settembre 1957 sulla rivista Hora Cero Semanal dell ‘editore Editorial Frontera, e che in pochissimo tempo riuscì a farsi riconoscere come capolavoro in mezzo alla sconfinata e notevole produzione statunitense, franco-belga, italiana e nipponica. Così, dopo aver navigato per anni nei sogni e nei cuori degli appassionati di tutto il mondo, finalmente, la sua incarnazione seriale, è approdata nel catalogo Netflix lo scorso 30 aprile, con la regia di Bruno Stagnaro e la sceneggiatura di Ariel Staltari.
The Residence: Only Murders in the White House
In quest’ epoca di streaming matto e disperatissimo, in cui tutte le nuove produzioni sembrano voler puntare su idee originali e più innovative possibili, il Segreto di Pulcinella consiste invece nel voler rielaborare i cari e vecchi archetipi narrativi, in modo da ripresentare al pubblico prodotti insospettabilmente di “conforto”. The Residence, uscito lo scorso 20 marzo su Netflix, è un esempio calzante di questa inconfessata teoria. Il pubblico, infatti, non ammetterà mai che in questo periodo in cui i podcast True Crime e il successo di Only Murders in the Building celebrano le capacità investigative dell’uomo medio, si ricerca invece l’autorevolezza dei cari e vecchi detective professionisti.
The Electric State, la recensione
The Electric State è il nuovo film diretto dai Fratelli Russo (registi di Captain America: The Winter Soldier e Civil War e di Avengers: Infinity War ed Endgame), che dopo la loro esperienza fortunata ai Marvel Studios si sono buttati sullo streaming (Cherry per Apple TV e The Gray Man per Netflix), con risultati critici decisamente più discutibili. The Electric State è prodotto da Netflix ed è basato sull’omonimo libro illustrato dell’autore svedese Simon Stålenhag. Il budget di questa produzione è da capogiro (circa 300 milioni di dollari), ed è l’ultimo film dei Russo prima del loro ritorno in casa Marvel per i prossimi due Avengers, Doomsday e Secret Wars.
Ranma ½: il reboot giusto al momento giusto!
Rumiko Takahashi, “la regina dei manga”, di certo non ha scalato le classifiche dei fumettisti più ricchi di tutti i tempi, piazzandosi in mezzo a maestri del calibro di Akira Toriyama e Eiichiro Odaa, grazie agli occhioni languidi e alle sventurate eroine del genere shôjo. Piuttosto il suo genio ha dato vita a opere che, ancora nel 2025, rimangono insuperate per la versatilità dei generi e soprattutto per la compresenza di toni narrativi molto diversi tra loro. Dal suo calamaio sono usciti gli immortali Maison Ikkoku, Lamù, Inuyasha e, soprattutto, il fenomenale Ranma ½; proprio quest’ultimo è il soggetto del reboot di dodici episodi pubblicato settimanalmente da Netflix a partire dallo scorso 5 ottobre e che si è concluso il 21 dicembre.
Baby Ruby, la recensione dell’horror sulla maternità
Baby Ruby è un film del 2022 scritto e diretto da Bess Wohl, drammaturga e attrice televisiva qui al suo esordio dietro la macchina da presa. La pellicola è stata presentata al Toronto Film Festival 2022 ed è disponibile su Netflix.
La trama vede Josephine (detta Jo), una donna francese che vive negli Stati Uniti insieme a suo marito Spencer. Jo è un’influencer che gestisce un suo blog personale, dove condivide ricette e dettagli sulla sua vita privata. La donna è incinta di una bambina che lei e Spencer hanno già deciso di chiamare Ruby. Quando la piccola nasce, la vita di Jo comincia ad assumere connotati sempre più oscuri: visioni, presagi e situazioni inquietanti cominceranno a perseguitarla e a farla sprofondare nella follia, tanto che comincerà a credere che sia tutta opera delle persone che le stanno accanto…Ruby compresa. È lei che sta impazzendo oppure sta davvero succedendo qualcosa?
Nobody Wants This: quello che in realtà vogliono tutti
Lo scorso 26 settembre Netflix ha fatto di nuovo uno dei suoi colpacci pubblicando la prima stagione di Nobody Wants This, serie che promette non solo di diventare un cult ma soprattutto di riscrivere i canoni del genere romance.
Questa ventata di freschezza la dobbiamo a quel vulcano di idee che è Erin Foster, evidentemente non paga di aver inventato Bumble, di essere una podcaster di successo, una produttrice, sceneggiatrice e attrice di incredibile bellezza; ringraziamo dunque il suo presumibile complesso di inferiorità nei confronti di Gigi Hadid, sua sorella acquisita, che potrebbe averla spinta a regalarci una nuova (anti)eroina romantica, la versione più smaliziata e più millenials di Bridget Jones.









HorrorCult è tornato! Lo storico portale web dedicato al mondo del cinema horror. 

























