Nimona: l’anti-eroina che spacca

Questo 30 giugno Netflix ha finalmente rilasciato sulla piattaforma l’attesissimo film d’animazione Nimona, liberamente ispirato alla graphic novel di Nate Diana Stevenson e genialmente adattato da Robert L.Baird, Llyod Taylor e Pamela Ribon, con la regia di Nick Bruno e Troy Quane; alla pellicola hanno contribuito con la loro voce anche star come Chloë Grace Moretz e il candidato all’oscar Riz Ahmed.

L’immediato consenso riscontrato dal pubblico e dalla critica fa sperare che questa opera, che grida “Oscar” da tutti i pixel, possa rinfrescare l’animazione per ragazzi grazie alla sua ottica inclusiva e soprattutto ironica; il merito della direzione artistica è stato infatti quello di riutilizzare e soprattutto riaggiornare alcuni topoi narrativi al fine di trasformare in attuale ciò che da tempo risultava obsoleto.

In un Medioevo Steampunk in cui gli omaggi a Star Wars si sprecano, Ballister Blackheart è un ragazzo di strada che viene preso sotto l’ala protettiva dell’amata regina Valerin e a cui viene concesso di frequentare il più prestigioso “college” per cavalieri; dopo anni di duro allenamento, lui e il suo grande amore Ambrosius Goldenloin, diretto discendente della paladina Gloreth, che secoli prima salvò la città da un terribile mostro, si accingono a ricevere l’investitura davanti a tutto il regno ma purtroppo le cose non vanno come previsto. Durante la cerimonia in diretta streaming dalla spada di Ball, parte un raggio laser che uccide la regina e lui diventa il nemico pubblico numero uno. Perso un braccio e affranto nello spirito, l’eroe riesce a nascondersi in una casupola in mezzo al bosco ma alla sua porta si presenta l’eccentrica Nimona, una fanciulla mutaforma che, come tutti, lo crede il cattivo della situazione e proprio per questo vuole unirsi a lui per seminare caos e distruzione. Da bravo cavaliere, Ball le spiega che le sue intenzioni sono solo quelle di trovare il vero colpevole di quello che gli è successo e riprendersi il proprio onore, perciò architettano un piano per cercare indizi.

Nimona ha dunque una trama comico-cavalleresca, un’ambientazione più fantascientifica che fantasy e una cornice vagamente thriller, in cui i plot twist non mancano, ma a farla da padroni sono i personaggi e la loro caratterizzazione: Ballister è il ragazzo di umili origini che ha avuto la sua grande occasione – si rispolvera il vecchissimo cliché del “prescelto” – ma che tutto a un tratto si vede strappato ciò per cui ha faticato. Nimona appare come un essere istintivo ma in realtà ha deciso di essere proprio il “mostro” che tutti pensavano che fosse; infine, Ambrosius è il golden child in crisi esistenziale che non sa se credere all’uomo che ama o a chi lo ha “indottrinato”.

Insegnamenti morali nuovi e vecchi si sovrappongono per creare molteplici livelli di interpretazione, finalmente viene abbandonato il dozzinale tokenismo o la stucchevole retorica del “volemose bene” che è riuscita a demonizzare l’ormai odiatissimo ideale di politically correct. La vis comica che traspare dai dialoghi è canalizzata a ridicolizzare le ottusità di quelli che si credono “i buoni” e gli stessi espedienti slapstick fanno sembrare la furia vendicativa di Nimona una specie di punizione divina tanto che anche uno spettatore adulto si ritrova ad applaudire davanti alle botte e alle esplosioni.

I richiami al primo Shrek si sprecano, poiché solo la protagonista ha la forza bruta dell’orco verde e la logorrea di Ciuchino. Tuttavia, nonostante il ritmo cadenzato, vi sono alcune scene di disarmante profondità, che possono essere definite il vero cuore del film, e che tra l’altro funzionerebbero benissimo come cortometraggi, questo perché la regia ha deciso di non lesinare sul background psicologico dei personaggi e inserisce qua e là piccoli gesti e frasi ad effetto che costringono a ribaltare il proprio punto di vista e domandarsi per chi si ha tifato sino ad adesso.

Il grande tema attorno a cui ruota la storia è quello della “banalità” del Male: come ci si comporta davanti alle ingiustizie e al dolore? Chi è la vittima e chi è il carnefice? Fortunatamente un plot così denso di significati metaforici è stato racchiuso in un tratto puramente disneyano: i disegnatori hanno preferito puntare sui tipici e rassicuranti “occhioni lucenti” e il design morbido tanto cari alla casa di Topolino a cui si aggiunge un’animazione che sa calibrare perfettamente la voluminosità della CGI con la semplicità dei lineamenti ma regala memorabili scene d’azione.

Decisivo è anche l’uso dei colori poiché ogni personaggio, sia nella propria persona che nel vestiario, viene accompagnato da una serie di sfumature cromatiche che dicono molto di esso: Ball è “oscuro” perché viene dai bassifondi ed è percepito come malvagio mentre Nimona è tanto “fiammante” quanto Ambrosius è fulgido.

Ultimo tassello di questo notevole mosaico sono i sottili riferimenti alla cultura pop che altro non sono che espedienti per attirare le simpatie del pubblico: Nimona è in tutto e per tutto una millenial che adora ascoltare musica, cucinare tacos e farsi i selfie e tratta Ballister come il suo anziano genitore.

In conclusione, il film è una splendida opera che aspetta di ottenere i riconoscimenti che si merita.

Ilaria Condemi de Felice

PRO CONTRO
  • Personaggi ben caratterizzati.
  • Narrazione introspettiva.
  • Ritmo incalzante.
  • Comicità sana.
  • Potrebbe essere considerato un film per bambini.
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Nimona: l’anti-eroina che spacca, 9.0 out of 10 based on 1 rating

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