The Fall Guy, la recensione

Da alcuni anni Hollywood sta chiedendo a gran voce agli Academy un riconoscimento ufficiale alla figura dello stuntman, magari inserendo tra le nominations agli Oscar una categoria dedicata agli stunt-coordinator. Quest’anno, durante la cerimonia di premiazione degli Oscar, è stato creato un momento apposito per rendere omaggio al lavoro degli stunt e a presentarlo, con la consueta ironia, sono stati Emily Blunt e Ryan Gosling, concorrenti rispettivamente per Oppenheimer e per Barbie ma anche protagonisti insieme di The Fall Guy, il nuovo film di David Leitch in uscita il 1° maggio nei cinema italiani, che celebra proprio il duro mestiere dello stuntman.

In una scena del film, poco dopo l’introduzione, un personaggio si rivolge al protagonista – stuntman ritiratosi dalle scene – riconoscendolo e chiedendogli se avesse mai vinto un Oscar, ulteriore frecciatina che la produzione di The Fall Guy lancia al Sistema cinematografico americano, omaggiando questa nobile professione – senza la quale non si potrebbe fare il buon 80% del cinema d’intrattenimento – in un film tutto dedicato a loro: gli stuntmen! E chi poteva meglio di David Leitch, che stuntman lo è stato davvero prima di passare alla regia di grandi successi action come John Wick, Atomica bionda, Deadpool 2 e Bullet Train?

Lo stuntman Colt Seavers, amante dell’assistente alla regia Jody Moreno, subisce un grave incidente sul set che lo allontana dal mondo del cinema e, di conseguenza, dalla sua amata. Dopo alcuni anni, Colt viene contattato dalla produttrice Gail per prendere parte al film di fantascienza Metalstorm, esordio alla regia di Jody, per il quale dovrebbe fare da controfigura all’attore Tom Ryder. Il problema è che Tom è scomparso da qualche giorno e Gail chiede a Colt, innanzitutto, di ritrovarlo.

The Fall Guy, oltre a indicare il mestiere del “cascatore” di professione e rappresentare in gergo il “capro espiatorio”, è anche il titolo originale di Professione pericolo, la serie in cinque stagioni interpretata da Lee Majors che spopolò tra il 1981 e il 1986 e, infatti, quello di David Leitch ne è una sorta di libero adattamento (c’è perfino Lee Majors in un cammeo, a voi il compito di individuarlo!), molto più ironico ed esagerato.

L’ironia è proprio la chiave per approcciarsi a The Fall Guy, che sulla carta si presenta come un action-movie con importante quota romantica, ma negli effetti è una commedia a tutto tondo, quasi demenziale. E qui, come si suol dire, casca l’asino! Perché parte del potenziale divertimento in The Fall Guy fa cilecca e il film si mostra più scemo che ironico e ben più moscio di quello che ci si potrebbe aspettare.

Il problema, però, non è tanto il tipo di ironia, che può piacere o meno in base ai gusti personali (tipo, in una sequenza semi-action, il protagonista viene drogato e inizia ad avere visioni, compreso un unicorno; oppure lo stunt coordinator interpretato da Winston Duke che fa continue citazioni dai film che gli piacciono), ma il fatto che per la prima metà non accade praticamente nulla, come in un lunghissimo stallo narrativo che non va oltre la premessa. Quel lungo blocco di circa un’ora è completamente affidato al carisma di Ryan Gosling che, per carità, regge benissimo il suo one-man-show replicando il tenore over-acting divertito e divertente di Barbie, ma davvero dà allo spettatore l’idea che il film non parta mai, quindi di perder tempo.

Lo spettacolo scritto da Drew Pierce (Hotel Artemis, Fast and Furious: Hobbs & Shaw) risale nella seconda metà, quando la storia entra nel vivo e nonostante sia davvero molto basic (i risvolti del plot richiamano sospettosamente quelli di Ace Ventura – L’acchiappanimali… senza animali), inizia a dar spazio anche ai personaggi di contorno, tra cui una sprecatissima Emily Blunt, la producer interpretata dalla Hannah Waddingham di Ted Lasso (che sferra una frecciatina acidissima alle fù abitudini di Johnny Depp e Amber Heard) e l’attore capriccioso (e scomparso) Tom Ryder che ha il fisico di Aaron Taylor-Johnson.

Anche i buoni momenti d’azione non mancano in questa seconda parte e tra uno spettacolare inseguimento metropolitano e un pirotecnico scontro tra motoscafi, c’è anche un record da guinness nei primati battuto, ovvero il maggior numero di cappottamenti di un’auto in corsa lanciata in aria da un’esplosione, per l’esattezza otto e mezzo, eseguiti dal vero stuntman e pilota Logan Holladay.

In un epilogo stupidino e improbabile, c’è spazio per il divertente trailer dell’immaginario Metalstorm, una sorta di Dune incontra Mad Max con un cammeo d’eccezione che rifocalizza l’attenzione sul valore metacinematografico dell’opera e una scena bonus mid-credits fondamentale alla storia.

Il più debole – o comunque a pari merito con Blullet Train – tra i film di David Leitch, The Fall Guy è un film il cui gradimento può essere molto condizionato dai gusti del singolo spettatore: se vi aspettate un action vero e proprio incentrato sul mondo degli stunt rimarrete inevitabilmente delusi (inoltre non c’entra praticamente nulla con la serie da cui prende il titolo), se invece volete una commedia quasi demenziale e siete fan di Ryan Gosling allora questo è il film che fa per voi.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Le scene d’azione sono ovviamente ben fatte.
  • Il valore metacinematografico per lo più va a segno.
  • Ryan Gosling conferma il talento per i ruoli brillanti.
  • A tratti davvero troppo scemo.
  • Tutta la prima parte gira narrativamente a vuoto.
  • Emily Blunt non emerge e non è valorizzata dalla scrittura del suo personaggio.
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Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
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The Fall Guy, la recensione, 5.5 out of 10 based on 2 ratings

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