Those About to Die: molto più che un preludio a The Gladiator II

La Gladiator Fever in realtà non è scoppiata due settimane fa, quando il trailer de Il Gladiatore II è stato diffuso urbi et orbi, ma nel momento in cui Ridley Scott aveva dato la conferma per girare il sequel del cult anni degli anni Duemila; infatti la notizia di un progetto così “kolossal” ha subito richiamato nell’arena dell’intrattenimento tutte le più grandi case di produzione, per una lotta all’ultimo peplum. Con i dieci episodi della serie Those About to Die usciti questo 20 luglio, Prime Video ha sferrato il primo colpo, forse memore del vecchio detto “chi mena per primo, mena due volte”. Sì, perché quel furbastro di Robert Rodat (Il Patriota, Salvate il soldato Ryan) non solo ha ideato questa prima stagione sfruttando la sete di sangue di tutti i fans di Massimo Decimo Meridio, ma si è addirittura ispirato all’omonimo romanzo Those About to Die di Daniel P. Mannix da cui lo stesso Scott era stato condizionato.

Ma queste sono solo le premesse, poiché la riuscita di questo progetto ambizioso è dovuto all’oculata regia di Roland Emmerich (Independent Day, Godzilla) e Marco Kreuzpainter, oltre che a un cast di notevole bravura.

Dopo il regno di Nerone e l’annus horribilis dei Quattro Imperatori, Roma sembra aver ritrovato una parvenza di pace sotto la rigida amministrazione del vecchio Vespasiano (Anthony Hopkins); l’austero imperatore sente la morte avvicinarsi e sa che dovrà scegliere un nuovo successore fra i suoi figli: Tito (Tom Huges), il conquistatore di Gerusalemme, o Domiziano (Jojo Macari), il gaudente edonista. Quest’ultimo cerca in ogni modo di attirare le simpatie del popolo – e del padre- utilizzando la cara e vecchia tecnica del panem et circenses e per raggiungere il suo obiettivo stringe un’alleanza col misterioso Tenax (Iwan Rheon), il biscazziere più pericoloso della Suburra.

Mentre la plebe aspetta con trepidazione l’inaugurazione dell’Anfiteatro Flavio, è il Circo Massimo il centro della vita sociale, e soprattutto politica, dell’Impero: in esso si svolgono le corse con le bighe che, oltre a entusiasmare i sudditi, arricchiscono le quattro casate nobiliari più influenti della Capitale. Tenax desidera mettere su una propria squadra e per farlo non esita a ricorrere a tutti i mezzi che un uomo come lui ha a disposizione; tra un intrigo e un ricatto crea il proprio “dream team” formato dall’auriga Scorpo (Dimitri Leonidas), gli stallieri Fonsoa (Pepe Barroso), Elia (Gongalo Almeida), Andria (Eneko Sagardoy) e l’indomita Cala (Sara Martins), donna numida venuta a Roma per ritrovare i propri figli venduti come schiavi.

Inutile dire che Tenax e la sua ambizione trascineranno le vite di questi personaggi a partecipare a un gioco ben più pericoloso di quello che si svolge durante i vari ludi, ovvero al sempiterno “Gioco dei Troni”.

In un’epoca come la nostra, in cui le piattaforme offrono dei “cataloghi collection” con le migliori selezioni dei vari generi, Those About to Die doveva gareggiare con fiction quali Spartacus, Roma, Domina e Romulus, in cui corse con le bighe, gladiatori, congiure e scene hot non mancano di certo; quindi, ha puntato molto sul lato “interattivo”. La regia, infatti, ha messo su un vero e proprio gioco di specchi che cita, rimanda e ammicca sia a vari stilemi narrativi che a tematiche contemporanee.

Innanzitutto, le caleidoscopiche scenografie degli studi di Cinecittà sono arricchite nel miglior modo possibile dagli effetti visivi che, nelle scene d’azione, ci regalano momenti in cui è necessario trattenere il fiato, manco fosse l’ultimo Fast &Furious. In compenso, la grandiosità degli allestimenti e la ricchezza dei momenti di spannung non sembrano mai eccessivi perché sono i dialoghi stessi che preparano lo spettatore, reale e intradiegetico, a restare a bocca aperta.

È quindi allo screenplay “furbetto” che dobbiamo la riuscita di questo progetto; non si punta sull’originalità ma sul “dare al pubblico quello che vuole”: quindi vediamo personaggi grigi cercare di farsi strada nei vicoli oscuri della Capitale, donne coraggiose che farebbero di tutto per proteggere coloro che amano, provinciali pieni di sogni che agognano il bacio della Dea Fortuna e ovviamente segreti dal passato.

Those About to Die, dunque, come tutte le migliori fiction, unisce sottotrame crime e action con un contesto storico e valorizza il tutto con protagonisti e interpreti molto validi. Proprio con costoro il succitato intreccio di citazioni tocca vette altissime: il Vespasiano di Anthony Hopkins sembra un alter ego dell’attore stesso, un po’ richiamando il Benedetto XVI de I due papi un po’ la sua stessa immagine di divo del cinema; il Tenax di Iwan Rheon invece giocherella con le aspettative del pubblico, di certo risalta per contrasto rispetto al personaggio di Ramsay Bolton ma al tempo stesso offre istanti in cui le differenze si assottigliano.

In ultimo la Gladiator Fever ci impone di fare un paragone approfondito fra il Commodo di Joaquin Phoenix e il Domiziano di Jojo Macari; dopo aver sfogliato il Bignami di storia romana, si può tranquillamene affermare che entrambi i personaggi in realtà sono stati a loro volta ispirati dai grandi villain della storia antica, Caligola e Nerone, ma che allo stesso modo sono riusciti a elaborare dei personaggi singolari. Macari utilizza una mimica più nevrotica rispetto alla glacialità psicopatica di Phoenix ma la sua delicata fisicità ne risalta la crudele immaturità.

Questa prima stagione dunque ci ha convinto, sebbene non manchino elementi negativi (scene osé che puzzano di fanservice, contraddizioni dei protagonisti, personaggi positivi un po’ forzati, umorismo tiepido), ma siamo curiosi di vedere se anche la seconda stagione risulterà così avvincente dopo che sarà passata la Gladiator Fever.

Ilaria Condemi de Felice

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