eXtramondi 2024: Giorno 1. Aldo Iuliano e il suo team presentano il cyber-thriller Space Monkeys
Parte questa sera, 2 maggio 2024, la terza edizione di eXtramondi – nuovi territori del cinema fantastico italiano, che si terrà fino al 5 maggio al Teatro Flavio di Roma (Via Giovanni Mario Crescimbeni, 19). Un esordio per questa edizione 2024 segnato dal genere thriller contaminato con la fantascienza, infatti ad aprire la rassegna alle ore 20.00 è il film diretto da Aldo Iuliano Space Monkeys, prodotto da Andrette Lo Conte per Freak Factory con RaiCinema in collaborazione con Calabria Film Commission. A presentare il film al pubblico sarà lo stesso regista Aldo Iuliano introdotto dal critico cinematografico Emanuele Rauco, ma al loro fianco troviamo anche lo sceneggiatore di Space Monkeys Severino Iuliano, il direttore della fotografia Daniele Ciprì, il montatore Marco Spoletini e la produttrice Adrette Lo Conte.
Vi lasciamo con la nostra recensione di Space Monkeys, mentre a questo link trovate il programma completo di eXtramondi 2024.
Space Monkeys: Gen-Z vs A.I.
La cosiddetta “generazione Z” e l’intelligenza artificiale sono i due dei temi più caldi del momento, spesso bersaglio di critici benpensanti e tuttologi pronti a scagliare strali e giudizi assertivi contro tutto e tutti. Peccato che non vengano mai considerati anche i risvolti positivi di questi due argomenti a cui quasi sempre ci si approccia con sufficienza e poca conoscenza, con il rischio di emettere sentenze parziali e tese soltanto a distruggere.
Gli adolescenti nati negli anni duemila, infatti, vantano un enorme potenziale intellettivo, una perspicacia e un acume fuori dal comune, spesso non sono accompagnati però da guide che possano indirizzare per il meglio queste capacità e insegnare loro i valori da avere come punti di riferimento. L’intelligenza artificiale, allo stesso modo, deve essere giudicata come uno strumento tecnologico neutro che se usato con saggezza può risultare utile, ma se finisce nelle mani e nelle teste sbagliate può creare danni, su tutti ai ragazzini che vi si approcciano con leggerezza. Di qui i tanti casi di cronaca con protagonisti adolescenti che si avventurano nelle cosiddette “challenge”, spesso con finali tragici, e scherzi che sfociano in morti o traumi. Insomma, un terreno minato sul quale occorre muoversi con gli strumenti adeguati.
Una tematica, questa della Gen-Z e il rapporto con l’intelligenza artificiale, alla quale si mostra molto interessato il giovane regista Aldo Iuliano che, dopo una lunga militanza nel mondo dei cortometraggi, realizza la sua opera prima, Space Monkeys, con risultati incoraggianti e, per certi versi, sorprendenti. L’autore di origine crotonese, infatti, porta sullo schermo un’opera che si camuffa da film di genere ma che, col passare dei minuti, diventa una profonda e accorata riflessione sugli adolescenti, il loro sentirsi invincibili e le insidie provenienti da un uso smodato e sconsiderato dei nuovi strumenti tecnologici. Ciò che ne viene fuori è un dramma adolescenziale potente dal punto di vista visivo, dai ritmi incalzanti e impreziosito dalla presenza di giovani attori noti ai teenager come Amanda Campana, Ambrosia Caldarelli, Riccardo Mandolini, Haroun Fall e Souad Arsane.
Durante una delle ultime serate di una lunga estate, un gruppo di cinque ragazzi decide di compiere l’ultima follia, ovvero passare una nottata all’interno di un vecchio castello allestito per l’occasione con scenografie di arte contemporanea. Tra questi adolescenti vi è Justine la quale, al contrario degli altri suoi coetanei, è più introversa, meno social-dipendente e poco incline a fare baldoria, e che viene convinta controvoglia a partecipare alla festa di fine estate. La serata, tuttavia, prenderà per la giovane una piega ancora più tragica quando un evento funesto sconvolgerà la vita sua e degli altri partecipanti alla serata.
L’aspetto che più colpisce del lavoro dell’esordiente Iuliano è l’approccio da veterano nei confronti di un argomento delicato e scivoloso che qui viene trattato in maniera intelligente e funzionale ad un racconto di ampio respiro cinematografico. La famosa e tanto vituperata generazione Z, in Space Monkeys, assume idealmente le sembianze di una pallina da ping pong tirata da una parte all’altra del campo dai due giocatori che sono la realtà e il modo creato dall’intelligenza artificiale. Un senso di spaesamento avvertito dai protagonisti che si traduce in dinamiche relazionali complesse e in continua evoluzione, psicologie variegate e molto diverse fra loro, corrose da quel senso di immortalità tipico della gioventù e quel peccato di hybris che, come la mitologia insegna, è foriera di morte e tragedia.
Iuliano, poi, è abilissimo nel rendere tangibili tali stati d’animo attraverso una regia elegante, ricca di virtuosismi e movimenti di macchina sempre in linea con l’evoluzione del plot e, soprattutto, spazi interni che, per merito della fotografia di Daniele Ciprì si tingono di colori forti e luci psichedeliche che sembrano avvolgere i protagonisti in un mondo irreale nel quale ogni obbligo morale e regola sembrano finire nel dimenticatoio, se non addirittura ribaltarsi.
Space Monkeys, dunque, vanta uno stile autoriale che conferisce all’opera una dimensione internazionale e un impianto visivo che riempie gli occhi dello spettatore, coinvolto in pieno da un film che si evolve e mostra personalità, senza per questo perdere coerenza e una struttura narrativa ben precisa e congegnata.
Qualche nota stonata, tuttavia, proviene da una sceneggiatura che si rivela manchevole nel momento in cui occorre descrivere l’evoluzione dei protagonisti, con alcuni di essi che alla lunga restano piatti e monocordi e a poco a poco abbandonano il centro della scena per diventare semplici comprimari della storia. Che, a voler trovare il pelo nell’uovo, dà l’impressione di mettere la parola fine nel momento in cui avrebbe potuto spiccare il volo in maniera esplosiva e dirompente.
L’opera di prima di Iuliano, in conclusione, è una piacevole scoperta e una visione altamente consigliata, anche per coloro che vogliono cimentarsi in visioni non troppo impegnative, ma comunque attente a tematiche attuali e non banali.
Vincenzo de Divitiis
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