Pleasure, la recensione

Porno è una parolina magica che attiva immediatamente l’attenzione dell’interlocutore, nel nostro caso lo spettatore. Si sa, il sesso vende e per questo l’industria della pornografia è una delle killer application ormai risapute per testare e diffondere una nuova tecnologia, un mezzo di comunicazione. Il settore dell’entertainment, cinematografico e televisivo, si è spesso interessato al mondo del porno come fenomeno da analizzare e raccontare, testimone di epoche, di cambiamenti sociali, di costumi e abitudini e infatti quello del “racconto sul porno” è diventato un vero e proprio sotto filone molto frequentato dal mondo del cinema e della serialità televisiva contemporanea, basti pensare alla bellissima serie HBO The Deuce, che racconta i primi passi nel mondo della pornografia negli anni ’70 di alcuni aspiranti artisti del settore e della criminalità organizzata newyorkese, oppure tutta una sfilza di titoli per il cinema che vanno dall’imprescindibile Boogie Nights – L’altra Hollywood (1997) di Paul Thomas Anderson a Lovelace (2013) sulla star di Gola Profonda, passando per l’antesignano Larry Flynt – Oltre lo scandalo (1996) sullo storico editore di Hustler.

Arriva, direttamente sulla piattaforma streaming MUBI, dopo essere stato selezionato per l’edizione 2020 del Festival di Cannes e presentato ufficialmente al Sundance Film Festival 2021, il film Pleasure che la regista esordiente Ninja Thyberg ha tratto dal suo omonimo cortometraggio del 2013.

La diciannovenne Linnéa dalla Svezia arriva a Los Angeles con l’intenzione di diventare la nuova superstar internazionale dal porno. Con il nome d’arte di Bella Cherry, Linnéa comincia a fare provini cercando una sua dimensione nell’affollato mondo dei sottogeneri dell’hard e capisce subito che se vuole sbaragliare la concorrenza deve trovare un buon agente, crearsi una nicchia nei generi più estremi e, soprattutto, non rifiutare nessuna pratica, neanche quelle più dolorose ed umilianti.

Ninja Thyberg ha colto nel segno e ha capito che per parlare con efficacia del mondo del porno non deve giudicare in alcun modo il mondo del porno. Pleasure, infatti, ha un taglio documentaristico, uno sviluppo narrativo basico e si limita a seguire la giovane protagonista nel suo sogno di diventare una stella dell’hard. Nelle intenzioni di Linnéa, alias Bella Cherry, non c’è alcuna rivendicazione femminista, nessun ideale politico e sociale ma la pura e semplice volontà di raggiungere il successo e i guadagni facile attraverso quello che le piace fare, scopare! Semmai, il valore femminista di Pleasure sta proprio nella premessa implicita, nel voler mostrare il porno dal punto di vista di una giovane aspirante attrice, senza filtri, senza compromessi, descrivendo la sua volontà di raggiungere i suoi ideali di autoaffermazione.

Trattandosi di un racconto comunque di fiction, Ninja Thyberg, anche sceneggiatrice, fonda il film su dei precisi principi narrativi che mostrano un percorso in salita, il successo e la caduta con tanto di classico frantumarsi dell’iconico american dream. Per questo processo di scrittura molto quadrato, la sceneggiatrice e regista evita di far la morale, di demonizzare l’ambiente dei video hard che, anzi, viene descritto come popolato da persone gentili, oneste che fanno di tutto per mettere a proprio agio l’esordiente Linnéa. La stessa protagonista, anche nelle esplorazioni di carriera più estreme ed umilianti, è sempre artefice delle proprie scelte, non subisce costrizioni e ha a sua disposizione la fatidica “safe word” che le consente di gettare la spugna in ogni momento.

Non a caso, il mondo della pornografia è mostrato realmente dal suo interno attraverso i professionisti che vi lavorano davvero: attori (John Strong, Chris Cock, Steve Holmes), attrici (Evelyn Claire, Zelda Morrison, Dana De Armond, Kendra Spade), manager (il celebre Mark Spiegler) e registi (Axel Braun).

Ovviamente, la Thyberg punta molto sull’aspetto shockante dell’argomento, sulle scene esplicite di sesso, raccontando il percorso di Linnéa/Bella attraverso fellatio, doppie e triple penetrazioni, sesso anale, bondage e stupri simulati senza risparmiare allo spettatore membri maschili in erezione, sperma, dettagli anatomici femminili di ogni tipo. Il tutto con quel guizzo da backstage che ne amplifica la funzione documentaristica scansandone, invece, ogni intento pruriginoso o ammiccante che viene volutamente evitato sottolineando invece la crudezza quasi repellente di certe scene.

Una particolare nota di merito va a Sofia Kappel, protagonista di Pleasure qui al suo primo ruolo in un lungometraggio. Praticamente l’unica attrice a non appartenere al mondo dell’hard, eppure capace di offrire un’interpretazione realistica, audace e molto intensa che avrebbe messo in difficoltà chiunque.

Pleasure non è un film per tutti i palati, questo è certo, il suo stile glamour e allo stesso tempo grezzo, le immagini esplicite, a tratti disgustose e repellenti, lo mettono nella condizione di essere facilmente criticato e criticabile, ma si tratta di uno sguardo molto lucido sul mondo della pornografia, senza giudizi e pregiudizi, in cui ogni conseguenza, anche quella più sconveniente, è mostrata come effetto diretto della precisa volontà di arrivarvi. Bella Cherry è ingenua? Sicuramente, ma è anche lungimirante: lei ha un grande potere e non si fa scrupoli ad utilizzarlo per raggiungere il successo, al di là di ogni scrupolo sul concetto di mercificazione del proprio corpo.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Uno sguardo realistico sul mondo del porno, senza i preconcetti che solitamente lo accompagnano quando lo si guarda dal di fuori.
  • Sofia Kappel è molto brava e coraggiosa.
  • La crudezza estrema di certe scene potrebbe infastidire più di qualcuno… ma, diciamo, che se si ha pregiudizio su questo settore non avrebbe neanche senso guardare questo film.
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