I Recuperoni: I Borgia di Tom Fontana – Gli scandali del Vaticano

Nel 2010 il canale canadese Bravo! Commissionò a Neil Jordan (Micheal Collins, Breakfast on Pluto, Riviera) una serie sulla famiglia Borgia; dopo un anno arrivò sugli schermi americani – in Italia fu trasmesso da La7- il “birichino” The Borgias, discreto prodotto di puro intrattenimento con un Jeremy Irons fascinoso ma non accattivante e un Francois Arnaud che si impegnava davvero tanto a fare il maledettino. Ma evidentemente l’anima del controverso Alessandro VI aveva davvero qualche santo in paradiso, poiché nello stesso anno Tom Fontana (Oz, Copper) scrisse per Canal+ I Borgia, in Italia trasmesso da Sky e tutt’ora disponibile in streaming su Now. In pratica la serie tv che Alessandro Barbero non ammetterebbe mai di approvare… o forse sì.

Nel 1492 Rodrigo Borgia (John Doman) è un ambizioso cardinale catalano alla corte di Papa Innocenzo VIII; viste le sue origini non italiche è sempre stato considerato un “provinciale”, nonostante ciò, è riuscito a diventare Vicecancelliere usando la propria inesauribile astuzia. Non appena il pontefice muore inizia il conclave e Rodrigo richiama a Roma i propri figli; tra mazzette e minacce, ma sempre con l’aiuto dello Spirito Santo, alla fine il nostro antieroe riesce a salire sul seggio di San Pietro come 214° pontefice della Chiesa Cattolica col nome di Alessandro VI.

Ha inizio dunque uno dei pontificati più discussi di tutti i tempi e la produzione non lesina nelle scene potenzialmente disturbanti ma nemmeno dà troppo credito a tutte le leggende nere sorte attorno alle figure di Rodrigo e dei suoi figli preferiti, Cesare (Mark Ryder) e Lucrezia (Isolda Dychauk), piuttosto si arma di un’invidiabile verosimiglianza storica e mette in scena un caleidoscopico affresco della civiltà rinascimentale in cui le titaniche personalità dei protagonisti la fanno da padroni.

Senza indugiare oltre su una trama che i Bignami hanno spoilerato già da un bel po’ a generazioni di studenti, cominciamo a parlare dei numerosi meriti di quest’opera franco-tedesca.

Innanzitutto salta agli occhi il lavoro certosino che la direzione artistica ha fatto nella ricostruzione scenografica della lussureggiante Roma papalina: in ogni episodio lo sguardo della regia accompagna lo spettatore tra le pittoresche stanze delle corti nobiliari ma poi lo sprofonda nelle peggiori taverne della Città Eterna; ad arricchire il tutto non mancano le numerose scene fanservice di vita quotidiana, orge comprese, che catturano l’attenzione per l’accuratezza dell’allestimento: i dialoghi si prestano agli intenti divulgativi e con disinvoltura gli interpreti presentano oggetti e costumi del periodo, spesso noti solo agli esperti del settore. Facendo un ultimissimo plauso ai curatori dei costumi e del trucco-e-parrucco arriviamo ai punti forti della serie: gli interpreti e la caratterizzazione dei personaggi.

In poche fiction si è visto una scelta del casting così calzante; spesso e volentieri, ma anche fortunatamente, la riuscita di un personaggio è affidata in gran parte alla bravura recitativa degli attori, ma in questo caso i co-protagonisti presentano dei tratti somatici che non potremmo non definire diegetici. Infatti chi meglio del vigoroso John Doman avrebbe potuto incarnare il passionale Alessandro VI? E di certo i tratti fanciulleschi della Dychauk accentuano la purezza della giovane Borgia. Mark Ryder e il suo Cesare meritano uno spazio a parte; l’apollinea bellezza dell’attore si carica di vari significati simbolici col procedere delle stagioni: nella prima è un giovane impetuoso guidato dal proprio desiderio di vivere la vita che ha sempre desiderato, le sue angeliche sembianze stonano con la brutalità della sua irruenza -leggasi sociopatia- ma sembrano quasi suggerire il dolore di un serafino caduto in disgrazia, dalla seconda stagione in poi sembra trasformarsi nello stesso angelo della morte che cala sull’Italia per portare guerra e distruzione.

La narrazione procede per gradi, dando tutto il tempo alle figure primarie e secondarie di diventare multi-sfaccettate; ciascuno di essi ha il proprio percorso di formazione tra intrighi, guerre e alleanze politiche e nonostante l’esplicita cornice storica la trama ammicca agli appassionati di crime, action e splatter ma soprattutto ai prodotti della cara e vecchia HBO. Il fruitore del 2022 infatti potrebbe ancor più gustarsi questo pregevole prodotto europeo sentendo molte vibrazioni in comune con Il Trono di Spade e addirittura I Soprano perché se Cesare con le sue battute pungenti e la sua avvenenza è un mix tra Tyrion e Jamie Lannister, il machiavellico Alessandro VI può essere un perfetto connubio tra Tony Soprano e Walter White.

Ilaria Condemi de Felice

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2 Responses to I Recuperoni: I Borgia di Tom Fontana – Gli scandali del Vaticano

  1. Mariuccia Gattu Soddu ha detto:

    Complimenti, Ilaria Condemi de Felice! Ho letto questa tua ottima recensione tutta d’un fiato nonostante la mia preparazione sui generis sulla storia dei Papi e dei Borgia in particolare! Orgogliosa di averti per compaesana! Sei una Stella, nel meraviglioso cielo di Orune, incastonata nei vasti orizzonti che fanno da cornice alla sua bellezza e irradiano luce sulle menti dei suoi tanti artisti del tuo stesso valore! Complimenti e un abbraccio! Mariuccia Gattu Soddu, scrittrice e poetessa col DNA di Orune (NU)

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    • Ilaria ha detto:

      Sono confusa da tutti questi elogi, ci sono e ci sono stati Orunesi di gran lunga migliori di me, io cerco di dare il mio piccolo contributo.

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