TFF33: Lo scambio

Se è vero che ad ogni Festival c’è un film praticamente fuori posto, al TFF33 è sicuramente Lo scambio, film che passa praticamente inosservato.

Palermo, anni ’90. Tra i banchi del mercato, due ragazzi vengono colpiti alle spalle da sicari mafiosi. Uno muore, l’altro sopravvive. Ancora per poco. L’azione si sposta ed entra nella vita di un cupo commissario, chiamato ad occuparsi del caso. Con l’aiuto dei suoi uomini, ferma e preleva un giovane geometra che sospetta prossimo ai ragazzi uccisi. Ma è evidente che il ragazzo non sa nulla. Nondimeno, ostinato a ottenere una confessione, il commissario passa alle maniere forti. Come se non bastasse, l’uomo ha a casa una situazione familiare particolare: ha una moglie incinta che è, però, spaventata dalla nuova gravidanza, a causa del rapimento e morte di un figlio precedente. La paura della donna è tale da farla sprofondare in depressione e portarla a continue allucinazioni.

lo scambio 1

Lo scambio vorrebbe essere un thriller psicologico, ma finisce per presentarsi come il solito film “made in Italy” che non può fare a meno di raccontare la Sicilia senza parlare di mafia e altri luoghi comuni triti e ritriti, come se la Sicilia fosse tutta lì. Crede di metterci della psicologia solo perché cerca di citare Dario Argento, ma sbaglia completamente il modo. I personaggi non hanno nessuna profondità: sono solo corpi che pronunciano battute. Inoltre, è proprio l’accostamento improbabile di generi a non convincere. Soprattutto perché il film vuole osare troppo e si mette addirittura a cercare di citare Lynch, ma il problema è che queste citazioni non hanno basi solide su cui poggiare.

lo scambio 2

Mancando di una scrittura approfondita, uno spettatore non può dare un giudizio obiettivo sugli attori del film: fanno troppo poco ma è perché non sono stati affatto aiutati dalla sceneggiatura approssimativa né tanto meno dalla regia troppo pretenziosa, ma piena di lacune.

Claudio Rugiero

PRO CONTRO
  • Buone intuizioni di regia, ma usate male.

 

  • Personaggi troppo stereotipati.
  • Situazioni troppo semplici come pure le rispettive risoluzioni.
  • Narrazione senza un vero centro.
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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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