TOHorror 2023. Tiger Stripes, la recensione

Presentato in concorso al TOHorror Fantastic Film Fest 2023 e già vincitore della Semaine della Critique a Cannes 2023, Tiger Stripes è l’ultima fatica della regista malese Amanda Nell Eu che decide di portare sullo schermo un coming of age dai toni fantasy. Zaffan, 12 anni, è una ragazzina che vive in una piccola comunità rurale della Malesia; entrata nella pubertà scoprirà un terribile segreto sul suo corpo che sta cambiando e che la porterà a venire emarginata dalle amiche e dalla comunità.

Cosa può scatenare lo scoppio della pubertà all’interno di una comunità chiusa e conservatrice? Proprio su questo argomento indaga il film di Amanda Nell Eu, censurato dallo stesso Ministero Malesiano poiché i temi affrontati nel film sono ritenuti troppo audaci e troppo poco in linea con il conservatorismo islamico imperante nel governo malese. Tiger Stripes si inserisce infatti in quel filone di moderni horror o light-fantasy che maneggiano il genere in prospettiva arthouse e con intenti superiori, dove spesso i mostri e le creature sono metafore di un qualcosa di più grande.

Ecco che l’imbestialimento e la possessione della giovane protagonista Zaffan diventano la chiara allegoria di una pubertà che si trascina con sé miti e tabù di un’epoca lontana, ma che qui sembrano essere più vivi che mai. Tolta però la chiara ed evidente metafora, il film si rivela come un banale e poco sviluppato body-horror che ha molto da dire ma poco o nulla da far vedere. Sembra quasi che il forte, ma comunque ben riuscito, impegno ideologico della regista abbia in qualche modo minato la cura regista ed estetica del film.

Privato infatti delle sue componenti tematiche, Tiger Stripes si prefigura come un film quasi scarno, privo di concreti snodi di trama portando il film a risultare una sequela di eventi abbastanza correlati tra di loro per coerenza ma mai per narrazione o volontà registica. Se la consapevolezza politica e attivista del film sono potenti e arrivano tranquillamente allo spettatore, meno si può dire di quella registica dietro la camera.

Tiger Stripes diventa quindi un potente viaggio tra il piccolo, l’ostracizzazione di una ragazzina in una comunità rurale, e il grande, forte tabù delle mestruazioni. Un viaggio che non sembra però essere dotato di mezzi adeguati ad arrivare fino alla meta, o se lo è lo è solo per i tratti più impervi. L’impianto tecnico del film è eccellente, fotografia e sonoro sono immersivi e alle volte quasi contemplativi ma sembrano troppo spesso ridursi al minimo indispensabile per arrivare alla fine del film.

Il vincitore di Cannes risulta alla fine dei conti un film importantissimo e assolutamente interessante sul piano del sottotesto. Una pellicola tutto sommato piacevole da guardare e che regala grandi spunti di riflessione agli amanti del genere e anche ai meno avvezzi; ma rimane sicuramente un’opera che agli occhi dei più esperti, se privata dei suoi grandi messaggi, risulterebbe vacua e inutile. Tiger Stripes è dunque un poco esaltante dal punto di vista tecnico e narrativo, ciò nonostante, grazie alle tematiche e al modo attraverso cui vengono portate al lettore, riesce a rendersi nella sua semplicità un film estremamente necessario.

Emanuele Colombo

PRO CONTRO
Tematiche affrontate. Tolti i temi, sembra un film vuoto.
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: +1 (da 1 voto)
TOHorror 2023. Tiger Stripes, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.