True Detective: in blu-ray la terza stagione completa

Per quanto riguarda la serialità televisiva il 2019 si è aperto col “botto”, con la nuova stagione di una delle serie più amate, discusse, applaudite e premiate di questi ultimi anni: True Detective. Era il 2014 quando lo sceneggiatore Nic Pizzolatto, insieme all’emittente televisiva HBO, rivoluzionò il modo di fare serie televisive con la prima (e tutt’ora inarrivabile) stagione di True Detective, un’opera magistrale in grado più di ogni altra nel traslare il linguaggio cinematografico sul piccolo schermo. Un caso torbido e apparentemente impossibile da risolvere, location soffocanti, sceneggiatura e regia sempre attente al dettaglio (visivo e psicologico) e due interpreti magistrali in assoluto stato di grazie (Matthew McConaughhey e Woody Harrelson). Questi sono solo alcuni degli elementi che si sono perfettamente allineati facendo si che la prima stagione di True Detective potesse entrare di diritto, e a gamba tesa, nella Storia della serialità televisiva. Elementi che sono stati prontamente riproposti – più o meno – nella seconda stagione (arrivata sempre su HBO nel 2015) che però non ha convinto tutti, mostrando un linguaggio narrativo più “addomesticato” e ambientando il caso in un contesto troppo differente dal precedente (dalle campagne senza vita della Louisiana alla caotioca Vinci, città immaginaria della California). Quattro anni dopo Nic Pizzolatto ci riprova, corregge il tiro e cerca di accontentare tutti quei fan delusi della seconda stagione. Trasmessa sulla HBO tra gennaio e febbraio (in Italia su Sky Atlantic tra gennaio e marzo), la terza stagione di True Detective è da poco disponibile in blu-ray con Warner Bros Entertainment che distribuisce un cofanetto a 3 dischi contenente tutti e 8 gli episodi della stagione.

Arkansas, piana di Ozark, 7 novembre 1980. Una piccolissima comunità statica, tranquilla ed anche un po’ retrograda, viene improvvisamente scossa da un avvenimento agghiacciante: due bambini, fratello e sorella, usciti un pomeriggio in bicicletta e mai più tornati a casa. Il terribile caso viene affidato al detective della Polizia di Stato Wayne Hays (il due volte Premio Oscar Mahershala Ali) e al detective Roland West (Stephen Dorff), entrambi immischiati fin da subito in un fatto di cronaca nera apparentemente senza risposta e che lascia presagire un collegamento più o meno diretto alla pedofilia. Le poche testimonianze pervenute risultano inconsistenti, costantemente confuse e in contraddizione fra loro, e questo condurrà il detective Hays ad addentrarsi in modo sempre più ossessivo nei loschi avvenimenti di una provincia molto più marcia di quanto si possa credere.

Come si diceva, nella terza stagione di True Detective lo sceneggiatore Nic Pizzolatto cerca di recuperare tutti quegli elementi “portanti” che avevano reso vincente la prima stagione e lo fa spostando di nuovo l’attenzione su una piccola comunità di provincia, eleggendo a protagonisti pochi personaggi dalla psiche tormentata e dipanando la vicenda su più livelli temporali. Se la prima stagione, infatti, era caratterizzata dalla fusione di due archi narrativi (il passato e il presente) in questa terza stagione la posta in gioco diventa più alta e le linee temporali diventano addirittura tre. Il 1980 è l’anno della sparizione dei fratelli Purcell e che vede il caso risolversi in modo decisamente approssimativo; poi c’è il 1990 in cui il caso Purcell viene riaperto grazie all’improvviso ritrovamento di indizi pronti ad aprire nuove piste d’indagine; il 2015 invece è l’anno in cui il caso, ancora irrisolto e destinato a rimanere tale, viene riaperto dalla giornalista di una trasmissione tv che decide di intervistare l’ormai anziano – e prossimo alla demenza senile – Wayne Hays per sapere, dopo tanti anni, cosa non ha funzionato durante le indagini nel caso dei bambini scomparsi.

Con un’indagine lunga 35 anni e divisa su tre linee temporali, Nic Pizzolatto ha la possibilità di rendere il tutto particolarmente complesso (ma mai complicato) e di confondere maggiormente le carte in tavola ricorrendo ad un protagonista, il detective Hays, che ormai anziano (nel presente, il 2015) vede il proprio passato offuscato dal tempo e la memoria in bilico a causa di un’amnesia continua che gli porta via interi blocchi di ricordi. Cosa è veramente accaduto? Quali sono i veri tasselli mancanti per la risoluzione dell’indagine?

Una costruzione su tre livelli particolarmente efficace, perfettamente in linea con quello stile che ci ha fatto urlare al “capolavoro” nel 2014, resa ancora più incisiva dalla performance attoriale di un magnifico Mahershala Ali che si conferma uno tra gli attori contemporanei più interessanti ed espressivi di Hollywood (non a caso i due riconoscimenti dall’Academy piovuti uno dopo l’altro).

Tutto apparentemente perfetto ed equilibrato eppure, a fine visione, la terza stagione di True Detective non lascia assolutamente quell’entusiasmo elettrizzante che ci aveva trasmesso l’indagine di Rustin Cohle e Martin Hart (qui persino citati a fine serie). Non solo, ciò che si avverte con la fine della visione dell’ultima puntata è un fastidioso senso d’amaro lasciato da una stagione (o una storia, che dir si voglia visto il carattere antologico della serie) che sembra non decollare mai e adagiata, spesso in modo compiaciuto, su ritmi narrativi che sfiorano il soporifero.

Mahershala Ali e Stephen Dorff sono attori di indubbio talento eppure i loro personaggi non arrivano mai allo spettatore come dovrebbero, potremmo dire che non graffiano, risultando a tratti monodimensionali e sicuramente lontani da quella bellezza caratteriale offertaci dalla coppia Matthew McConaughhey e Woody Harrelson. Mentre questi ultimi, infatti, erano una coppia assolutamente perfetta e ben bilanciata nelle loro diversità caratteriali, non si può dire lo stesso dei detective Wayne Hays e Roland West.

Il primo, vero protagonista del racconto, è un personaggio dotato di un importante background (ha fatto la guerra in Vietnam ed è ancora segnato da quegli orrori) e chiuso in una psicologia distorta che lo porta a vedere ogni cosa con eccessiva diffidenza, una cautela al limite del patologico. Figlio di quell’eterno ritorno teorizzato da Nietzsche, Wayne sa molto bene che non ci si può sottrarre alla propria sorte e che ogni evento è destinato a riproporsi un numero infinito di volte. Ecco allora che tutti quegli orrori vissuti in Vietnam non possono dirsi mai realmente superati, anzi, sono solo un “primo assaggio” di quanto deve ancora venire e di quanto dovrà essere riproposto sistematicamente e con fare ciclico, senza mai una vera fine (ancora il 1980, il 1990, il 2015 e chissà). Chiuso in questo suo “eterno ritorno”, il detective Wayne finisce per cadere vittima di una narrazione altrettanto ciclica che non contempla mai una vera evoluzione caratteriale del personaggio. Il detective Wayne Hays è sempre uguale, incasellato in quel suo posto, cresce fisicamente (lo vediamo invecchiare con estrema credibilità) ma quasi per niente psicologicamente e questo non può che essere un aspetto interessante ma anche un limite al tempo stesso, soprattutto se il contesto prevede un focus ossessivo sul personaggio ed un ritmo narrativo particolarmente lento e riflessivo.

A fare da contraltare al detective Hays c’è Roland West che, purtroppo, sembra essere confinato ad una dimensione di semplice spalla piuttosto che co-protagonista. Per tutta la prima parte della serie ed anche più, infatti, il personaggio interpretato con maestria da Dorff appare decisamente inconsistente e si lascia dimenticare a causa di una scrittura palesemente poco interessata al suo personaggio. E questo è un peccato, logicamente, perché il personaggio di West sarebbe stato utile a definir meglio il protagonista, così introverso e chiuso nel suo mondo.

Una coppia poco affiatata e un ritmo che concede più di qualche sbadiglio, tuttavia, non sono gli unici problemi a gravare su questa terza stagione. Il vero grande problema di serie, infatti, arriva come un pugno in un occhio proprio all’ultima puntata, quando la storia finalmente ingrana e sembra trovare la strada verso una possibile soluzione. Dopo un’attesa durata sette puntate, e dunque sette ore, la soluzione che Pizzolatto ci offre non soddisfa assolutamente le aspettative abbracciando un escamotage narrativo parecchio deludente (dal momento che si parla di una serie che ha sempre saputo fare della scrittura il suo cavallo di battaglia) ed una soluzione al caso Purcell che proprio non convince, ben lontana da quel “marcio” a cui la serie ci ha abituati sin dalla prima stagione.

Dunque, nonostante sia innegabile il tentativo di riavvicinarsi ai fasti iniziali, ci si chiede se questa terza stagione di True Detective, all’atto pratico, sia riuscita davvero a far meglio della seconda (criticatissima) stagione. Noi, onestamente, ci conserviamo il beneficio del dubbio. Ciò che è certo è che quella prima stagione con Rusty e Martin se ne sta ancora lì, ineguagliata e probabilmente per sempre inarrivabile.

La terza stagione di True Detective arriva in home video con Warner Bros Entertainment sia in DVD che in blu-ray disc. Vi parliamo dell’edizione ad alta definizione, decisamente soddisfacente per ciò che riguarda l’assetto tecnico del supporto. Il quadro video, infatti, restituisce un’immagine davvero impeccabile, nitida (così da valorizzare la bella fotografia dal carattere logicamente desaturato) e sempre molto attenta al dettaglio visivo; alla stessa maniera si comporta l’audio che risulta efficace sia nella versione originale (un avvolgente e preferibile DTS-HD Master Audio 5.1) che in quella doppiata in italiano (DTS Digital Surround 5.1).

Qualche appunto, purtroppo, dev’essere fatto per ciò che riguarda i contenuti speciali. Questi ci appaiono soddisfacenti, sicuramente interessanti nell’offerta, ma ostacolati da un dettaglio non così piccolo: mancano i sottotitoli in italiano. Tutti gli extra presti, infatti, dalle featurette all’extedend cut dell’episodio finale, non sono muniti di sottotitoli in italiano e perciò dovremmo farci bastare quelli in inglese per una comprensione più efficace.

Detto ciò, il vero fiore all’occhiello del reparto extra è offerto dalla possibilità di vedere l’episodio finale nella sua versione integrale (83 minuti, dunque quasi dieci minuti in più) che contempla alcune scene anche piuttosto importanti utili ad approfondire il rapporto fra Wayne e sua moglie Amelia così come con sua figlia. Ad affiancare questa chicca, tra gli extra, troviamo anche due featurette ricche di approfondimenti sulla serie grazie ad interviste al creatore a allo staff tecnico/artistico (Designing the Decades 7 minuti e A Conversation With Nic Pizzolatto and T Bone Burnett 10 minuti). A completare l’offerta troviamo anche una serie di scene tagliate dai vari episodi ed inserite, di volta in volta, nel disco contenente l’episodio di riferimento.

Giuliano Giacomelli

TRUE DETECTIVE: TERZA STAGIONE

Label: Warner Bros Entertainment

Formato: Bluray Disc (disponibile anche in DVD)

Video: 1080p High Definition 16×9 FF 1.78:1

Audio: DTS Digital Surround 5.1: Italiano, Tedesco, Francese, Spagnolo; DTS-HD Master Audio 5.1: Inglese

Sottotitoli (episodi): Italiano per non udenti, Inglese per non udenti, Tedesco, Francese, Spagnolo, Danese, Olandese, Finlandese, Norvegese, Svedese.

Extra: Designing the Decades, A Conversation With Nic Pizzolatto e T Bone Burnett, Scene tagliate, Finale Extended Cut.

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