Una Luna chiamata Europa, la recensione

Film davvero interessante, quello che si ambienta in Ungheria e che riesce a unire temi lontani come il Cristianesimo e la più recente (purtroppo oramai decennale) crisi migratoria. Qui Gesù è un profugo siriano, di quelli che attraversano un lago e passano dall’Estremo Oriente alla giovane Europa. Europa è anche il nome di una delle lune di Giove, il Pianeta più grande dell’intero sistema solare; questa luna tuttavia è anche una di quelle nascoste, che non sono visibili, un po’ la caratteristica principale del giovane siriano, che nell’atto di migrare perde il padre perché l’imbarcazione è bloccata, e diviene oggetto di una sparatoria. Lui, il giovane, finisce in acqua prima, e poi, attraversando i boschi (forte citazione a The Lobster, dove i ribelli trovano la libertà tra gli alberi di montagna), giunge a una radura dove le forze dell’ordine gli sparano. Questi spari però lo feriscono a mala pena, e lui dopo essersi accasciato a terra inizia a volare in aria. Lo troverà, e si prenderà cura di lui soltanto perché ha poteri eccezionali che gli frutteranno non poco nel business, un dottore che lavora nei campi profughi.

Questo guadagno è sì indispensabile all’uomo, che ha dei debiti di gioco da pagare, ma in generale è l’ossessione dell’incasso continuo a guidarlo  nella scelta dell’esibizione del potere fine a sé stesso. Lui lo sa, ma è fatto così e deve vivere nella gabbia  da lui stesso creata. Il vivere diventa quindi un sopravvivere, un continuo di cercare, trovare e perdere. Non è un caso se la prima inquadratura è su degli animali chiusi in gabbia, dei polli, se il regista decide di farci vedere il mondo degli uomini dall’alto, dove tutto è piccolo e insignificante e dove le costruzioni monumentali moderne – i grattacieli – altro non possono fare se non occupare inutilmente uno spazio, che dal margine dove nascono, con la loro pancia bella gonfia, invadono più di metà dello spazio vivibile.

Per continuare ad analizzare spunti di tecnica, è poi interessante considerare come la narrazione venga ben condotta, in modo lineare e senza stacchi (da ringraziare il sapiente uso della musica elettronica che accende la scena dandole ritmo anche per venti minuti filati), cedendo solo in un paio di casi come accade nella maggioranza dei film di Hollywood (un  esempio, quando persone con i vestiti sporchi, senza documenti, con i capelli sudati, riescono a trovare lo stesso una stanza d’hotel dove passare la notte). Un altro paio di strafalcioni appartengono agli attori non protagonisti, che platealmente evitano la camera, partono in ritardo e con espressioni che distruggono la finzione nella ricreazione di un ambiente, o paiono chiedersi “quando finirà il prossimo take?”

Oltre alle considerazioni precedenti, passiamo al piano più succulento: le tematiche. In Una luna chiamata Europa (Jupiter’s Moon, in originale) è prorompente la questione della religione, intrecciata con la salute, il benessere fisico. Vi è un forte contrasto tra la realtà dell’essere malati fisicamente e quella dell’esserlo spiritualmente. Perché in ospedale nessuno crede in Dio, nei campi profughi lo venerano solo i migranti, e la realtà ungherese è ben altra cosa rispetto a quella italiana, ad esempio. In Ungheria vivere crudi è vivere normalmente, nessuno va a fare la spesa da bravo cristiano. E il risultato è che quando ci si trova davanti a un miracolo, l’effetto è doppio (almeno).

Il trovare un miracolato, l’avere la possibilità di cose extra ordinarie, viene poi messo in risalto come tema critico, perché l’uomo non vede nei miracoli la guarigione – decide di presentare al Mondo il miracolo come guarente – e la diffusione del verbo sfocia in tentativi di marketing.

Dunque nessuno può salvarsi?

La risposta di Kornél Mundruzco è che ci si può salvare, ma l’extraordinario non basta: l’uomo deve essere umile, se no verrà prima o poi portato a guardare solo lo specchio, e nient’altro.

Una Luna chiamata Europa sarà nei cinema dal 12 luglio distribuito da Movies Inspired.

Roberto Zagarese

PRO CONTRO
  • Narrazione.
  • Colonna sonora.
  • Tematiche.
  • Alcune ingenuità registiche.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Una Luna chiamata Europa, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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