What Did Jack Do? Ovvero David Lynch e la scimmietta accusata di omicidio…

Un ispettore di polizia (David Lynch) sta interrogando una scimmia parlante su un misterioso omicidio, e il principale sospettato sembra proprio essere questo apparentemente innocuo animaletto. Il tutto si svolge in una inquietante sala bar a ridosso di una stazione ferroviaria…

Dopo l’opera mondo audiovisiva denominata Twin Peaks – The Return, forse è giunto davvero il momento per David Lynch di appendere la macchina da presa al chiodo, per una sorta di impossibilità artistica e visionaria di andare oltre quelle meravigliose diciotto ore.  Azzardare per il cineasta americano un nuovo inizio in forma cinematografica (o seriale, tanto per lui non cambia nulla) risulterebbe assai rischioso anche per una mente geniale ed insondabile come la sua.

Difatti, le uniche immagini in movimento partorite dalla sua mente dopo la chiusura della terza stagione sono stati i corti Ant Head e What Did Jack Do?, che sono idealmente collocabili all’interno di Twin Peaks in un qualsiasi momento o episodio.

Ma proviamo a descrivere cosa sono razionalmente questi diciassette minuti di abecedario lynchiano.

Siamo in un bar situato in una stazione ferroviaria. Una scimmietta di nome Jack Cruz è messa sotto torchio dall’ispettore di polizia che ha il volto dello stesso David Lynch. Manco a dirlo, il suo personaggio è una sorta di doppio del Gordon Cole interpretato nella nota serie televisiva, senza però l’handicap dell’udito. Anche il vestiario è identico, e l’atteggiamento di autorità nei confronti del sospetto è il medesimo. La scimmietta è sospettata di un brutale omicidio e il tutto non può che far pensare al cinema noir anni Quaranta e Cinquanta: anzi stiamo effettivamente guardando un noir in bianco e nero, ma diluito abbondantemente con il tipico surrealismo orrorofico di marca lynchiana.

L’ambientazione stessa sembra essere una sorta di diramazione o appendice della ben nota Loggia Nera, e il bianco e nero che avvolge questo piccolo teatrino dell’assurdo è quello smaccatamente disturbato e cacofonico degli episodi più inquietanti e sperimentali di Twin Peaks.

Anche il dialogo stesso non ha senso logico: i riferimenti al crimine compiuto dalla scimmietta sono frequenti, ma intervallati da frasi sconnesse alla vicenda o da modi di dire e proverbi. Inoltre, nel campo e controcampo utilizzato per architettare il dialogo è facilmente riconoscibile la bocca di Lynch montata digitalmente su quella dell’animale, che crea uno straniamento visivo ed uditivo (anche la voce è quella del regista leggermente modificata).

Poi, dopo la confessione amorosa della scimmia caduta nelle grinfie di una dark lady (una gallina) ecco che entra in scena un altro genere della Hollywood classica: il musical, con l’animaletto che intona una patetica canzone d’amore per cercare di impietosire il glaciale detective.

Non cercate spiegazioni, interpretazioni o altro: è Lynch sempre, anche se solo per diciassette minuti

In che genere siamo? E soprattutto, in che anno siamo?

Il cortometraggio è stato rilasciato da Netflix il 20 Gennaio, il giorno della nascita di David Lynch.

Stefano Tibaldi

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