Sully, la recensione

Il primo pezzo da novanta presentato al Torino Film Festival è stato l’ultima opera di Clint Eastwood, Sully, incentrato sulla storia vera del pilota Chesley ‘Sully’ Sullenberger che nel 2009, in seguito a un grave guasto aereo, compì uno straordinario ammaraggio sul fiume Hudson salvando tutti i 155 passeggeri del velivolo.

Insomma un vero eroe americano, uno di quegli stoici personaggi che piacciono tanto al buon vecchio Clint, quelli che ricalcano un po’ il modello dei cowboy solitari di una volta. Ma ecco che, come al solito, Eastwood riesce a stupirci. Il film non tratta della straordinaria impresa del capitano “Sully” ma di tutto quello che ne è venuto dopo.

L’ammaraggio, durato in totale 208 secondi, occupa i primi minuti del film e prosegue seguendo la vita di Sullenberger e del suo copilota nei giorni immediatamente successivi all’impresa. Il mondo di Sully si divide. Da una parte viene acclamato dai media come un eroe, lo braccano ovunque vada e il suo volto comincia ad apparire in TV arrivando persino al David Letterman Show, ma dall’altra parte una commissione della Sicurezza dei Trasporti inizia un’indagine a suo carico per determinare se le sue azioni siano state corrette in un momento di crisi.

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È il 15 Gennaio del 2009. Sully è decollato da pochi minuti dall’aeroporto di La Guardia, New York, quando un enorme stormo di uccelli manda fuori uso entrambi i motori dell’aereo. A quel punto il pilota ha due alternative, concordate con la torre di controllo che lo assiste: tornare a La Guardia oppure dirigersi verso Taterboro, in New Jersey. Sully, rendendosi conto che non ce l’avrebbe mai fatta, prende una decisione drastica: tentare un ammaraggio sull’Hudson. Grazie ai suoi nervi saldi e ad una straordinaria cooperazione con il team di salvataggio, tutti i 155 passeggeri sono messi in salvo, incolumi.

Qui la situazione diventa paradossale. Mentre il caos mediatico intorno a lui cresce, Sully si ritrova a dover giustificare le proprie azioni pur avendo compiuto, di fatto, un miracolo. La commissione investigativa, dati statistici alla mano, gli mostra come ogni simulazione abbia previsto un atterraggio negli aeroporti selezionati in totale sicurezza e persino che uno dei due motori era ancora funzionante.

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Sully stesso non si capacita. Incubi atroci lo tengono sveglio la notte e continua ad interrogarsi se quella che ha preso sia stata effettivamente la scelta giusta avendo davanti la possibilità, incredibile, che quell’atto di eroismo ponga anche fine alla sua decennale carriera.

Clint Eastwood ci presenta un protagonista spezzato, un eroe con diverse macchie e persino un po’ di paura che si ritrova a dover affrontare due delle cose che teme di più al mondo: un incidente aereo e la possibilità di perdere il lavoro che ama. Lo ritroviamo assente, stanco e pensieroso mentre cerca di riportare la sua vita alla quotidianità, sperando che quanto successo si riveli un brutto sogno, e allo stesso tempo interrogandosi, mettendosi in dubbio, cercando di capire se ha davvero messo a repentaglio la vita dei suoi 155 passeggeri.

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Il regista innesta nella successione cronologica della storia momenti dal passato di Sully, evocati come ricordi, che ci permettono di entrare ancora più a fondo in questo straordinario personaggio, ma ripiega anche costantemente il tempo su sé stesso, portandoci avanti e indietro, dentro e fuori dall’aereo, mostrandoci non solo la vita di Sully e della sua famiglia ma anche quella dei passeggeri, costruendo di fatto un mosaico di persone e non meri numeri.

In questo modo l’intera vicenda si fa sempre più vivida davanti agli occhi degli spettatori, aggiungendovi, pian piano, maggiori dettagli che rendono più profondamente personale e d’impatto una storia che già avrebbe dello straordinario di per sé.

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Il grande Tom Hanks dà il volto al protagonista e non si potrebbe immaginare attore più adatto per il ruolo. Grazie al suo spessore attoriale e al suo modo di porsi estremamente umano riesce a dare a Sully tutta quella complessità di cui il film ha bisogno, portando lo spettatore, da subito, a farne il suo beniamino.

Ed è proprio l’aspetto personale, umano su cui ci dovremmo soffermare. In sala, a Torino, era presente il vero Chesley ‘Sully’ Sullenberger accompagnato dalla moglie e questo ha creato uno strana e potentissima atmosfera poiché sapevamo tutti, noi comodamente seduti sulle nostre poltrone a goderci lo spettacolo, che quanto vedevamo era accaduto realmente. Non solo, avevamo la testa canuta del protagonista di quelle terribili e appassionanti immagini a poche file di distanza.

Michela Marocco

PRO CONTRO
  • L’interpretazione di Tom Hanks.
  • Gli sbalzi temprali che permettono di entrare  pian piano nel profondo della vicenda.
  • Una regia d’eccezione che tiene con il fiato sospeso fino all’ultimo.
  • Certe volte il film può sfociare nel patriottismo facile (ma dato che è un gran film perdoniamo zio Clint).
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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