Akira torna al cinema per i suoi 35 anni: analisi del cult di Katsuhiro Ōtomo

Per il suo 35° anniversario, tornerà al cinema Akira di Katsuhiro Ōtomo, restaurato in 4K e proposto come evento speciale da Nexo Digital il 14 e il 15 marzo.

Il film, basato sull’omonimo manga dello stesso Ōtomo, è ormai cult da anni. La sua uscita nelle sale è stata in grado di rivoluzionare il cinema tutto, non solo l’animazione giapponese. Trattasi di un incredibile sforzo economico e produttivo dove per la prima volta l’industria giapponese sperimentava un’animazione ad alti fotogrammi e con il lip-sync. La perfezione tecnica del film ha fatto da apripista all’intera industria dell’animazione giapponese nella distribuzione globale.

Ambientato in una futura Neo Tokyo post-nucleare, Akira è figlio animato di Godzilla e di quella capacità puramente nipponica di riuscire a incapsulare nei fotogrammi animati non solo profonde riflessioni sulla propria società ma più di tutto le proprie paure. L’atomica che sconvolse è il Sol Levante nel 45’ è argomento e fulcro centrale delle tematiche che permeano il manga e l’adattamento animato. I protagonisti Tetsuo e Kaneda, sono moto-teppisti per le strade della Neo Tokyo, trionfo dell’architettura tra enormi palazzi, migliaia di luci e colori. Specchietto per le allodole dello schifo che giace ai piedi dei palazzoni geometricamente perfetti. La città è incancrenita nel disagio e nella violenza che viene perpetrata costantemente dalle forze dello stato nei confronti della popolazione.

L’ambientazione di Akira è un’estrema trasposizione in tonalità cyberpunk di quello che era il culmine del capitalismo in Giappone. La scuola che Testuo e Kaneda frequentano è fatiscente, abbandonata al vandalismo mentre la polizia e le forze dell’ordine sono dotate di tutti i mezzi e le tecnologie di ultima generazione pur di garantire l’ordine nella capitale. In un magistrale silenzio disegnato, Ōtomo rende chiaro come e dove il governo di Neo Tokyo abbia investito i soldi e quali siano i suoi rapporti con la popolazione, sempre in protesta per tutto il film.

Capace di generare un’iconografia che ha segnato il cyberpunk tutto, ispirando opere del calibro di Ghost in the Shell di Mamoru Oshii, l’intera filmografia di Kawajiri e Metropolis di Rintaro, Akira è arrivato a contaminare e influenzare anche registi dell’occidente come Guillermo del Toro, il nostrano Gabriele Mainetti, a cui venne addirittura proposta la possibilità di realizzare un live action del film di Ōtomo, arrivando fino al recente Nope di Jordan Peele che cita l’iconica Akira slide.

Parlare di Akira solo come fonte di ispirazione di alcuni registi o come cult del cinema popolare è estremamente riduttivo. Akira è uno di quei film che va oltre l’animazione, in qualche modo andando a sottrarsi a essa pur mantenendo il segno antropomorfo riducendola a segno di segni, una doppia astrazione che ridà concretezza all’animazione fantastica del cinema d’animazione post disneyano.

Fantastici i climi e i temi di questo film, che si inserisce nella linea di Tetsuo tanto da arrivare a rappresentare l’uomo metallico, che prende a piene mani dalla cultura della mutazione. Come se l’animazione fosse diventata corpo umano e questo disegno animato diventato corpo umano tornasse ad essere un disegno elementare, un ridisegno di questi tragitti circolari. Akira è dunque un abisso cinematografico che racconta di altri abissi che difficilmente ci vengono mostrati nel cinema.

Un film sulla mutazione che fa proprio della mutazione la sua natura più profonda; parte dall’astrazione metaforica di un Giappone rapidamente mutato dal turbocapitalismo liberale per incanalare i timori e lo zeitgeist del suo tempo in un’opera che cristallizza il senso stesso dell’umanità: guardare Akira significa compiere una mutazione interna allo spettatore messo di fronte al significato profondo della realtà che si cela dietro al disegno astratto dell’animazione. Akira non è solo oggetto di entusiasmo di cinefili e appassionati del Cyberpunk ma classico della storia del cinema che la storia è riuscito a cambiarla e plasmare secondo un proprio diktat. Akira ha mutato il cinema, muta sè stesso nel tempo e continua oggi a mutare gli spettatori che si avvicinano ai suoi fotogrammi.

L’appuntamento è fissato per il 14 marzo (le proiezioni saranno in lingua originale con sottotitoli in italiano) e per il 15 (per chi preferisce vederlo versione doppiata in italiano), quando la Stagione degli Anime al Cinema, progetto esclusivo di Nexo Digital distribuito in collaborazione con Dynit, porterà nelle sale il film in formato 4K e per la prima volta anche in giapponese. L’elenco dei cinema che aderiranno all’iniziativa sarà disponibile su nexodigital.it.

Emanuele Colombo

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