Alita – Angelo della battaglia, la recensione

Cinema e Manga, due forme espressive che difficilmente trovano un compromesso soddisfacente al di fuori del linguaggio specifico dell’anime, quindi del cinema d’animazione. Eppure non sono rari i casi in cui manga di successo sono finiti sul grande schermo attraverso adattamenti live action, anzi, se cominciamo a spulciare vari database saltano fuori centinaia e centinaia di titoli, quasi tutti ascrivibili al territorio di produzione dell’estremo Oriente. Ma il dato curioso è che comincia a farsi folta anche la schiera di live action provenienti dall’Occidente, il più delle volte bollati dai fan come spazzatura indegna di portare il titolo dell’omonimo cartaceo. Esempi? Dal disastroso Dragonball Evolution di James Wong al non disprezzabile (anche se chiaramente non riuscito) Death Note di Adam Wingard, passando per i più interessanti Ghost in the Shell di Rupert Sanders e Old Boy di Spike Lee. Oggi possiamo aggiungere alla lista un altro titolo, forse tra i più ambiziosi e sicuramente quello maggiormente travagliato, Alita – Angelo della battaglia, che porta la firma di Robert Rodriguez alla regia e James Cameron in sceneggiatura e produzione.

Creato nel 1990 da Yukito Kishiro e al centro anche di due interessanti OAV, Alita – Angelo della battaglia è tra i più apprezzati manga di genere cyberpunk, tanto debitore da certa letteratura fantascientifica e certo cinema anni ’80 quanto a sua volta saccheggiato da tanto cinema e fumetto a lui successivo. La storia produttiva che sta dietro il film, però, è particolarmente complessa e risale a circa vent’anni fa quando James Cameron dichiarò il suo amore per l’opera di Kishiro (che avrebbe anche influenzato la serie tv da lui prodotta, Dark Angel) e annunciò che era in sviluppo un adattamento cinematografico del manga e che lui stesso se ne sarebbe occupato. Passavano gli anni e il film veniva periodicamente rimandato, annunciato come progetto di trilogia e poi messo da parte per dar priorità ad Avatar, finché nel 2015 lo stesso Cameron fornì aggiornamenti sul progetto dicendo prima che la sceneggiatura era pronta e aveva affidato la revisione a Robert Rodriguez, poi di essere stato talmente colpito dall’entusiasmo di Rodriguez da avergli affidato anche la regia per un avvio della produzione fissato nel 2016, cosa che infatti poi è accaduta.

Con un “contenutissimo” budget di 150 milioni di dollari e un impegno massiccio della tecnologia già sperimentata da Cameron in Avatar, ovvero fusion camera system, facial motion capture e Simulcam, oltre al 3D nativo, Alita – Angelo della battaglia ha finalmente visto la luce lasciando un po’ freddini i fan di tutto il mondo. Film non riuscito? Non proprio, piuttosto classico film “fuori tempo massimo”.

in Alita – Angelo della battaglia si racconta la creazione, anzi nascita, di un cyborg assemblato dal dottor Dyson unendo parti trovate in una discarica con il corpo potenziato di sua figlia defunta. La storia si svolge in un futuro distopico a Iron City, città colma di criminalità che si estende ai piedi di Zalem, città orbitante in cui vivono pochi facoltosi e fortunati. Alita si adatta facilmente alla vita di Iron City, coltivando l’amicizia con il giovane Hugo, che spesso lavora con il dott. Dyson per il recupero di pezzi di ricambio, e appassionandosi al Motorball, sport estremo per il quale i cittadini di Iron City vanno matti. Ma Alita scoprirà ben presto le sue incredibili capacità fisiche, utili a sopravvivere in una città dominata da una élite di cacciatori di taglie che non sempre seguono le regole e uno spietato signore della criminalità, Vector.

Se fosse uscito quando James Cameron ha cominciato a lavorarci, ovvero vent’anni fa, Alita – Angelo della battaglia, sarebbe stato rivoluzionario, pronto ad affiancarsi a Matrix per dar vita al grado zero di un nuovo tipo di cinema fanta-distopico. Purtroppo così non è stato e arrivando nei cinema di tutto il modo alla soglia del 2020 quel potenziale innovativo è andato a perdersi in un progetto formalmente perfetto ma anche troppo simile a tanti altri film che nel frattempo hanno affollato il panorama cinematografico fantascientifico (Elysium di Neill Blomkamp e Ghost in the Shell di Rupert Sanders su tutti). Per questo motivo Alita finisce per perdersi anonimamente nella massa, non riuscendo a incidere così come avrebbe potuto, anzi dovuto.

Come si diceva, abbiamo comunque un prodotto molto valido, formalmente ineccepibile che fa del tratto tecnologico intrinseco nella lavorazione un incredibile fiore all’occhiello. Sicuramente in alcuni frangenti c’è anche un eccesso di zelo (dopotutto c’è James Cameron dietro l’operazione!), come nella scelta di ricreare totalmente in digitale la protagonista a cui Rosa Salazar dà le movenze, a tratti straniante e sicuramente non necessario. Un utilizzo così invasivo della CGI da diventare vero e proprio tratto stilistico atto ad avvicinare Alita – Angelo della battaglia al cinema d’animazione, in cui la componente live action diventa secondaria.

Per questo motivo ci troveremo dinnanzi a momenti tanto visivamente suggestivi quanto spettacolari, con combattimenti e scene d’azione capaci di riempire totalmente lo sguardo e lasciare a bocca aperta.

Non manca qualche tocco prettamente personale che lascia intravedere la mano tex-mex di Robert Rodriguez, come la sequenza nel bar dove si fa notare un Jeff Fahey cyborg accompagnato da cani robot che fa tanto il verso agli strambi personaggi borderline visti in Dal tramonto all’alba.

Oltre alla già citata Rosa Salazar, che davvero ci sarebbe piaciuto vedere in carne ed ossa sullo schermo, il film si fa forte di un cast che ogni produzione hollywoodiana vorrebbe. Nel ruolo del padre putativo di Alita troviamo Christoph Waltz, mentre Jennifer Connelly interpreta la misteriosa e glaciale Chiren; invece il ruolo del villain è affidato all’onnipresente Mahershala Ali… anche se lui non è l’unico a dare filo da torcere ad Alita, visto che il suo scagnozzo è lo spettacolare cyborg Grewishka a cui dà la movenze Jackie Earle Haley, mentre l’altro “cattivo” è il cacciatore di taglie Zapan interpretato da Ed Skrein. Completano il cast Keean Johnson, Eiza Gonzàlez, Casper Van Dien e una guest star che non riveliamo per non rovinare la sorpresa del suo cammeo.

Spettacolo di sicuro impatto e con finale aperto pronto a dar vita a una saga, Alita – Angelo della battaglia è il classico film fatto con mestiere e capace di intrattenere un target più ampio possibile, ma allo stesso tempo si percepisce l’occasione mancata, l’opera potenzialmente grande ma destinata a non lasciare minimamente il segno.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Spettacolare nell’azione e nell’impatto visivo.
  • Un cast di grandi nomi che sa fare la differenza.
  • La mano di Rodriguez si riconosce, nonostante si stia spingendo più il nome di James Cameron che quello del regista.
  • Un film fuori tempo massimo… se fosse uscito 20 anni fa sarebbe stato un film epocale, oggi si confonde nella massa.
  • La scelta di sostituire completamente Rosa Salazar con un personaggio in CGI non ha molto senso.
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