Ash – Cenere mortale, la recensione

Ash – Cenere Mortale è un film del 2025 diretto da Flying Lotus (ebbene sì, il celebre musicista!), suo terzo lavoro da regista dopo Kuso e il segmento Ozzy’s Dungeon in V/H/S/99. La pellicola è approdata in Italia su Amazon Prime Video. Si tratta di un fanta-horror “lovecraftiano” che omaggia i grandi capisaldi del genere, molto semplice e derivativo ma capace di intrattenere e affascinare.
Riya è un’astronauta che si risveglia in una stazione scientifica su un pianeta sconosciuto soprannominato “Ash”. Ha perso la memoria e non ricorda nulla di ciò che è successo durante la missione, né la sua identità. Gli unici frammenti che le appaiono come flash riguardano scene violente e orribili che coinvolgono il suo equipaggio. Esplorando la struttura, Riya trova i cadaveri di alcuni suoi compagni e viene raggiunta da Brion, un astronauta che sostiene di conoscerla e di essersi recato lì dopo aver ricevuto un segnale di soccorso. I due cominciano ad indagare sull’accaduto, con la stazione sull’orlo del collasso. I ricordi di Riya si fanno sempre più distorti e inquietanti, la tensione tra i due cresce e la ricerca porterà a galla un orrore sconosciuto che minaccerà la sopravvivenza di Riya, facendola dubitare di chi le sta intorno e dei suoi stessi ricordi.
Ciò che balza subito all’occhio di Ash è la sua bellissima estetica: la fotografia psichedelica, le scenografie, le ambientazioni spaziali, i costumi, è tutto molto curato e suggestivo. I colori e le luci sono quasi al neon e rendono alcune inquadrature dei veri e propri dipinti. L’approccio visivo ricorda quello del film Mandy di Panos Cosmatos, una sorta di trip allucinogeno con una palette cromatica variegata e accesa. Funziona molto bene anche la colonna sonora, curata dallo stesso Lotus, che omaggia le sonorità synthwave ed elettroniche composte da John Carpenter.
Ash è una grande lettera d’amore verso i capisaldi del genere horror/sci-fi. L’ispirazione principale è chiaramente l’Alien di Ridley Scott: ci sono i corridoi stretti e bui, le panoramiche su un pianeta sconosciuto e desolato, minacce aliene che diventano sempre più pericolose. Non a caso, tra i produttori figura anche Neill Blomkamp, uno che di fantascienza se ne intende (e che era vicinissimo a realizzare il suo Alien 5). Non solo: abbondano i richiami anche al divisivo prequel Prometheus, dalla presenza di un patogeno che infetta i protagonisti fino ad un’intera sequenza che cita l’intervento chirurgico a cui Elizabeth Shaw (Noomi Rapace) si sottopone per estrarre il feto alieno dalla sua pancia. L’altro grande classico omaggiato dal regista è La Cosa del già citato John Carpenter; il film diventa infatti un vero e proprio body-horror dove non conviene fidarsi di nessuno, come nel capolavoro con protagonista Kurt Russell. Lotus ricorre ad effetti speciali per lo più artigianali e vecchia scuola, con momenti gore, mutazioni e creature mostruose davvero ben realizzate.
Funziona anche la protagonista Riya, interpretata da Eiza González (Baby Driver, Godzilla vs. Kong, Il Problema Dei 3 Corpi), talentuosa attrice che si sta ritagliando uno spazio sempre maggiore in produzioni interessanti. Il suo personaggio omaggia la Ripley di Sigourney Weaver, ma ha comunque una sua caratterizzazione ben specifica. La sua perdita di memoria è cruciale per lo svolgimento della trama e permette allo spettatore di scoprire, insieme a lei, ciò che è successo davvero. Nel cast figurano anche il bravo Aaron Paul (Breaking Bad) nei panni di Brion, lo stesso Flying Lotus e Iko Uwais, protagonista dei due The Raid di Gareth Evans. I loro personaggi, così come il resto dell’equipaggio, non brillano per caratterizzazione (il focus è tutto su Riya), ma sono al centro di alcune scene horror molto riuscite e inquietanti.
Le tematiche, appena abbozzate, sono quelle tipiche di questo genere: si parla di una Terra ormai inospitale, della necessità di trovare nuovi pianeti da colonizzare, di tecnologia e paura dell’ignoto. Ma rimane tutto molto in superficie e, da questo punto di vista, si poteva osare e approfondire di più.
Il limite maggiore del film si riscontra in una prima parte un po’ confusionaria, sia a livello narrativo che di tono. All’inizio Lotus ricerca una fantascienza “alta” e ambiziosa che appare un po’ forzata, e sembra quasi riluttante nell’abbracciare quella dimensione puramente B-Movie che, quando esplode, regala invece grande spettacolo e divertimento.
Ash è un prodotto che alcuni potrebbero trovare poco interessante e privo di identità, viste le numerose influenze e analogie con altre pellicole (ricorda anche il recente Life di Daniel Espinosa). Ma, se si sta al gioco, merita un’occhiata dagli appassionati del genere, soprattutto per la splendida componente estetica decisamente superiore alla media.
Riccardo Farina
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