Avengers: Infinity War, la recensione
La resa dei conti è finalmente giunta. Con una Fase 2 altalenante e dopo aver aperto la Fase 3 in modo stupefacente con Captain America: Civil War, il Marvel Cinematic Universe scende in campo per affrontare quello che può dirsi il capitolo più complesso e importante all’interno di questa ambiziosa saga che sta guadagnando prestigio film dopo film, in modo vertiginoso e altrettanto inaspettato. E così, dopo aver salvato la Terra dal droide senziente Ultron con effetti collaterali che hanno portato ad una frattura all’interno del team, gli Avengers si preparano ad affrontare la più grande minaccia che l’intero universo abbia mai conosciuto.
Dopo i fatti narrati in Civil War, gli Avengers non sono più gli stessi e la squadra di super-eroi non è più unita come prima. In uno scenario in cui il mondo sembra poter fare tranquillamente a meno di loro, una nuova e terribile minaccia si prepara a scuotere l’equilibrio dell’universo. È Thanos, un essere titanico possessore del Guanto dell’Infinito e intenzionato ad impadronirsi di tutte e sei le Gemme dell’Infinito così da poter ristabilire ordine tra i mondi. Con lui troviamo un nuovo e temutissimo dio nell’universo, onnipotente e onnisciente, ansioso di poter affermare la sua autocrazia e capeggiare nel cosmo in modo assoluto. Per fronteggiare la minaccia di Thanos, gli Avengers sono costretti a riunire le forze coinvolgendo tutte le nuove conoscenze, dal simpatico Spider-Man di quartiere al dottor Stephen Strange, passando inevitabilmente per T’Challa/Pantera Nera, principe e protettore del regno di Wakanda. A combattere Thanos, in questa guerra che si svolge fra le stelle, non possono certo mancare anche Peter Quill e i suoi Guardiani della Galassia.
Con ben diciannove film nell’arco di dieci anni, il Marvel Cinematic Universe è riuscito nell’arduo tentativo di creare una saga destinata a rimanere nella Storia e a influenzare tanto altro cinema a venire. Da Iron-Man (2008) ad oggi, infatti, si è dato vita ad un progetto cinematografico in continua crescita, senza precedenti, indubbiamente complesso e corposo, solido e spaventosamente esteso.
Avengers: Infinity War è il film che i fan dell’universo Marvel stavano aspettando da anni e a cui la stessa Marvel ci stava preparando con un fare furbo e metodico, a tratti quasi sadico. Infinity War è un capitolo fondamentale all’interno della continuity narrativa dell’intera saga, un autentico punto d’arrivo in cui tutti i nodi sono destinati a venire al pettine e in cui si ha la percezione che in casa Marvel le idee fossero chiarissime sin dall’inizio e mai, in nessun momento, si è avanzato per meri tentativi.
Dopo aver introdotto le Gemme dell’Infinito nei vari film MCU, è proprio in Avengers: Infinity War che finalmente ci si approccia in modo diretto all’arco narrativo de Il guanto dell’Infinito, una miniserie a fumetti composta da sei albi che vede protagonista proprio il titano Thanos, incaricato dalla Morte di ristabilire l’equilibrio dell’universo uccidendo la metà degli esseri senzienti di ogni mondo. Solo in questo modo, risolvendo il problema della sovrappopolazione non solo terrestre, il cosmo potrà confidare in un futuro sereno e pacifico.
La prima cosa che sorprende durante la visione di Avengers: Infinity War è l’assoluta mancanza di caos. La cosa non dovrebbe stupire più di tanto, in fin dei conti è dai tempi del primo Avengers che la Marvel ci ha abituati a film corali in cui regna la chiarezza narrativa. Ma è anche vero che i tempi di Avengers sono ormai lontani e il film di Joss Wheadon, che al tempo ci aveva emozionato e sbalordito per l’abilità nel gestire un manipolo di super-eroi, oggi ci appare poco più che un “filmetto”. Infinity War, che vede coinvolti alla regia ancora i talentuosi Anthony e Joe Russo (già registi di Captain America: The Winter Soldier e Captain America: Civil War), riesce abilmente a destreggiarsi all’interno di una storia spaventosamente densa senza inciampare mai in momenti frettolosi o confusi. Tutto è ordinato, pulito e chiaro, ogni cosa ha il suo tempo così come ogni personaggio il suo spazio. Il mondo degli Avengers si coniuga in modo naturale con quello dei Guardiani della Galassia, così come al regno di Wakanda, il tutto mantenendo sempre un perfetto equilibrio e un massimo rispetto verso personaggi appartenenti a saghe diverse con linguaggi differenti. Dunque, la serietà di Capitan America ben si amalgama al mondo fanta-tecnologico di Wakanda, così come il cinismo di Tony Stark sembra concepito ad arte per dinamici sconti verbali con il Dottor Strange e il grottesco umorismo dei Guardiani, infine, non può che trovare una giusta controparte nell’asgardiano Thor. Un applauso doveroso ai due sceneggiatori, Christopher Markus e Stephen McFeely, che sono riusciti nel difficile compito di scrivere a perfezione un film che vede coinvolti contemporaneamente oltre venti personaggi protagonisti. Un traguardo che, fino ad ora, non era mai stato raggiunto – in questi termini – dal Marvel Cinematic Universe.
Ma a sorprendere più di ogni altra cosa, tanto da porre Avengers: Infinity War tra le opere più mature e riuscite di quest’universo cinematografico, è la scelta ben precisa di porre Thanos al centro del racconto, ci si spinge oltre il semplice cattivo e si decide di eleggerlo a vero protagonista della vicenda. Avengers: Infinity War, inaspettatamente, è un film dalla parte dei cattivi che riesce a porre il “male” sullo stesso piano del “bene”, confondendo le carte, vanificando i caratteri tagliati con l’accetta e in grado di far avvicinare lo spettatore al villan di turno grazie ad una delineazione complessa che mai ci saremmo aspettati. Così facendo, la Marvel riscatta abilmente anni e anni della poca gloria data agli antagonisti che, solitamente, hanno avuto carattere “bidimensionale” poiché relegati a semplice minaccia da debellare. Con l’ingresso di Thanos le cose cambiano in modo radicale e finalmente viene portato in scena un cattivo raccontato con quello stesso amore – anzi maggiore – solitamente usato per cantare le gesta degli eroi positivi.
Thanos è il malvagio da combattere ma è anche un personaggio ultra sfaccettato a cui non si può non voler bene. Titano determinato e spietato, ma dalla psicologia distorta e non priva di sentimenti capaci di renderlo più “umano” e fragile di quanto ci si aspetterebbe, ha il solo obiettivo di uccidere, senza mezze misure, eppure la sua missione apparentemente crudele è mossa da ideali finalizzati al bene dell’universo. È necessario sterminare metà della popolazione per far si che l’altra metà possa viver meglio e per sempre. Uno sterminio a fin di bene che deve avvenire in modo casuale, senza distinzioni di sesso, età o classi sociali. Una filosofia estrema ma necessaria che solo Lui sembra aver davvero capito e per questo è disposto a perseguirla fino in fondo, anche a costo di pesanti sacrifici personali. Perché Thanos, in fin dei conti, non è un cattivo ma un “sopravvissuto”. Ed è grazie a Thanos, inoltre, che MCU può portare avanti in modo delicato e mai banale quel concetto di “famiglia” che sembra esser divenuto il fil-rouge per buona parte dei film facenti parte di quest’universo stratificato.
Il ritmo è indiavolato, ancor più del solito, e i colpi di scena si rincorrono senza tregua dall’introduzione fino all’emozionante epilogo finale. A differenza di altri prodotti a marchio MCU, sfruttando sapientemente l’ambientazione galattica, i fratelli Russo si sbizzarriscono con la loro creatività donando al film anche molte trovate dal forte impatto, surreali e visivamente incantevoli.
Insomma, Avengers: Infinity War è un film epico, cinema allo stato puro, nonché un piccolo gioiello capace di andare ben oltre le aspettative. Un’opera che testimonia la grandezza e l’intelligenza del Marvel Cinematic Universe e che ha il solo “problema” di lasciare lo spettatore-fan in una lunga ed estenuante attesa prima di poter vedere il prossimo e conclusivo Avengers, previsto per il maggio del prossimo anno.
Giuliano Giacomelli
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