Black Sea, la recensione

Se escludiamo il film d’animazione del 1968 Yellow Submarine, con i Beatles protagonisti, possiamo constatare come i film ambientati nei sottomarini abbiano delle rigide regole a cui si attengono con disciplina e ne fanno quasi un genere a sé stante. Si tratta di film claustrofobici che puntano sull’azione e sull’avventura, spesso e volentieri contaminandola con risvolti da thriller e contestualizzando il tutto in un contesto bellico, tre volte su quattro legato alla Seconda Guerra Mondiale. Dal melodrammatico Agguato sul fondo del 1943 a K-19 di Kathryn Bigelow, passando per i classici Duello nell’Atlantico (1957), U-Boot 96 (1981) e Caccia a Ottobre Rosso (1990), tutta la filmografia sottomarinaresca segue regole ben precise, a cui non sfugge neanche Black Sea, del regista premio Oscar Kevin Macdonald.

Il capitano Robinson non se la passa troppo bene: il divorzio l’ha portato lontano dalla sua unica figlia e un fresco licenziamento l’ha lasciato senza neanche un lavoro. Visto che Robinson di mestiere recuperava relitti marini, decide di prendersi una rivincita accettando l’incarico clandestino di mettersi a capo di una squadra di ricerca di un leggendario sottomarino che avrebbe dovuto trasportare una montagna di lingotti d’oro dalla Russia di Stalin alla Germania di Hitler e che affondò misteriosamente senza lasciare traccia. Qualcuno ha individuato il relitto in uno dei punti più profondi del Mar Nero e ora tocca a Robinson e la sua ciurma mista di inglesi e russi recuperare il tesoro, evadendo la marina russa che si trova in superficie.

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Partendo dall’ispirazione fornita della storia vera del sottomarino russo Kursk, che otto anni fa rimase intrappolato sul fondo dell’oceano, lo sceneggiatore Dennis Kelly – già autore dell’ottima serie tv Utopia – costruisce una storia originale che prende in pieno tutti i topoi del filone e li fa suoi in un thriller d’avventura tesissimo.

Come ci si aspetterebbe da un film di questo tipo, a far da padrone è un’atmosfera costantemente claustrofobica che, tolto il primo quarto d’ora, porta l’azione esclusivamente negli stretti e bui corridoi del sottomarino russo. E come accadeva nel sottovalutato Below di David Twohy, a prendere il sopravvento è l’ossessione, la paranoia, l’avidità e la cattiveria che albergano nell’animo umano, trasformando l’avventura dei nostri “pirati” in un thriller ad alta tensione che di fatto diventa un body count.

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Kevin Macdonald, che ha una carriera molto variegata capace di passare dall’impegnato L’ultimo Re di Scozia al peplum The Eagle, ha la mano e l’occhio giusti per tenere desta l’attenzione dello spettatore per le quasi due ore di durata del film, rendendo dannatamente avvincente una storia che comunque non brilla per originalità. Se Black Sea, infatti, ha un macroscopico difetto si tratta essenzialmente della prevedibilità e di un senso costante di déjà-vu: con un po’ di intuito si capisce facilmente chi si salva e chi muore già nelle prime battute e la scansione degli eventi va a rispettare uno schema che appartiene a molto altro cinema. Ovviamente tutto ciò, comunque, non va ad inficiare la riuscita del film, che si pone come ottima scelta per passare 120 minuti di intrattenimento.

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Va senz’altro spezzata una lancia a favore del protagonista Jude Law, inserito nell’inedito ruolo dell’action man dalla caratterizzazione da anti-eroe. Un ruolo insolito per l’attore britannico che, Sherlock Holmes a parte, è noto soprattutto per commedie e romanticherie varie, adattissimo invece per interpretare il coriaceo e disilluso Capitano Robinson, anima del film e della squadra, nonché capace di prendere discutibili decisioni che portare la situazione in frangenti sempre più critici.

Black Sea ha vinto il Leone Nero come miglior film all’ultimo Noir in Festival di Courmayeur, una visione consigliatissima per chi cerca un riuscito prodotto d’intrattenimento e tensione.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ritmo costante e situazioni tesissime.
  • Jude Law molto adatto al ruolo.
  • Malgrado la prevedibilità, mantiene sempre desta l’attenzione.
  • Prevedibile e con il sapore di déjà-vu.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Black Sea, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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