Copia originale, la recensione

Copia Originale (Can you ever forgive me?) è un film diretto da Marielle Heller, presentato in anteprima, per l’Italia, al Torino Film Festival del 2018 e ora pronto per l’uscita nelle sale. Il periodo non può che essere il più propizio visto che tra una manciata di giorni verranno assegnati i premi Oscar.

Copia Originale ha raccolto tre candidature: Miglior attrice protagonista, Miglior attore non protagonista e Miglior sceneggiatura non originale. Giusto per chiarire: il semplice fatto di avere ottenuto le fatidiche “nominations” non sempre è sufficiente, di per sé, per fare di un film un capolavoro, ma in questo caso… è proprio così!

Sui classici mezzi di comunicazione di massa non se n’è parlato molto. Solo ora iniziano a trapelare notizie sempre più approfondite, e noi desideriamo contribuire alla causa.

La storia ha dell’incredibile e i personaggi sembrano il frutto della fantasia di un romanziere, eppure il film è basato su fatti realmente accaduti. Copia Originale racconta di come una scrittrice dalle alterne fortune (Lee Israel) riuscì ad ingannare tutti, e per lungo tempo, scrivendo lettere false con la firma di eminenti personaggi per poi venderle a caro prezzo ad incauti ed assetati collezionisti di memorabilia. Il giochetto durò a lungo, ma non per sempre. Non permise alla Israel di vivere nel lusso più sfrenato ma solo di pagare l’affitto della sua trascuratissima stamberga e le cure del suo amato (e malato) felino domestico. Sarà per questo motivo che il racconto della sua storia suscita più interesse che avversione.

Siamo a New York, l’anno è il 1991. La protagonista è una cinquantenne “che ama i gatti più delle persone”, per dirla con le sue caustiche parole, e l’attrice Melissa McCarthy veste magistralmente i suoi panni. Una donna sociopatica, sboccata, alcolizzata, truffaldina e ladra ma tremendamente geniale e capace di attirare, nonostante tutto, la simpatia di chi osserva le sue gesta. Non sai il perché, ma ti ritrovi incredibilmente a fare il tifo per lei.

Indimenticabili i battibecchi tra Lee e il suo unico amico: il divertente avanzo di galera Jack Hock (interpretato dal bravissimo Richard E. Grant).

La sceneggiatura è graffiante e irriverente, stupendamente calibrata. Il linguaggio è “forte” ma non puzza di volgarità gratuita. Tutto è finalizzato a delineare egregiamente il carattere originale dei protagonisti che vivono al di fuori di ogni schema prestabilito. Anche il tappeto sonoro dell’intero film è piacevolissimo e sottolinea lo scorrere degli eventi donando leggerezza anche ai fatti meno edificanti.

Il giudizio complessivo sull’intero film può essere solo carico di aggettivi superlativi, in senso positivo. Non ci sono effetti speciali, non ci sono iperboli né forzati artifici ma solo classici elementi strutturali frutto di un perfetto lavoro artigianale. Una scrittura pungente, acuta, mai banale né frenata e interpretazioni memorabili di attori che si divertono a interpretare ruoli “sopra le righe”; tutto questo compone un quadro delizioso che lascia sul palato un piacevole sapore agrodolce.

Non manca nemmeno la ciliegina sulla torta: un finale inappuntabile.

Marcello Regnani

PRO CONTRO
  • Interpretazioni perfette.
  • Racconto interessante e molto ben strutturato.
  • Film spiazzante ma anche divertente.
  • Ci sarebbe piaciuto vedere un approfondimento maggiore del rapporto tra quei due simpatici cialtroni che sono anche i protagonisti del film.
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Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
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