Daredevil: Stagione 1, analisi di un successo
Netfilx approda in Italia e inizia con il botto: ci regala una nuove versione del diavolo di Hell’s Kitchen, quel Devil portato con tanto insuccesso sul grande schermo da Ben Affleck.
L’insuccesso era dietro l’angolo dati i pregiudizi che la versione cinematografica aveva attirato sul personaggio e i lunghi anni in cui tali pregiudizi avevano potuto saldamente fissarsi nell’immaginario comune. Eppure a Netflix riesce il miracolo.
Matt Murdoch, avvocato di giorno e giustiziere mascherato di notte, si destreggia fra un’aula di tribunale e un vincolo buio con la costante di proteggere gli indifesi, coloro che le leggi stesse hanno lasciato indietro, le vittime di un sistema corrotto e marcio.
Murdoch stesso, però, sente su di sé il peso di una “peccaminosa” condotta: profondamente credente sa che il combattere la violenza con altra violenza porta ad avvicinarsi ad un confine sottile fra bene e male e che il motto “il fine giustifica i mezzi” non si può facilmente applicare al suo operato. Charlie Cox (Stardust, La teoria del tutto) riesce a dare a Devil questa immensa e straziante profondità e porta sul piccolo schermo un personaggio credibilmente spezzato, che lotta non solo il male ma anche la sua stessa natura cercando di non essere risucchiato da quella mostruosa violenza che cerca di ricacciare nell’ombra con tutte le sue forze. Matt combatte sia con la parola, davanti ad una giuria, sia con rocambolesche mosse di arti marziali e i dialoghi, così come le coreografie di combattimento, rappresentato un sensazionale valore aggiunto per una serie che già si è posta fra le favorite di questa stagione iniziata da poco. Ogni scena è pregna di veridicità e spettacolarità in egual misura il tutto accompagnato da una violenza drammatica che non viene edulcorata e che, per contrasto, eleva ancora di più gli eroi della serie in una lotta spasmodica e senza esclusione di colpi contro un male che sembra imbattibile.
Ovviamente questa prima stagione serve a presentare il mondo caotico di Hell’s Kitchen e puntata dopo puntata lo spettatore viene attirato sempre più nella storia dei personaggi e del quartiere scoprendone, di entrambi, le mille sfaccettature. Si crea così un quadro vivo e pulsante in cui nulla è come sembra e ombre si stagliano anche sugli insospettabili.
Persino il grande cattivo della situazione, Fisk, interpretato da uno straordinario Vincent D’Onofrio, mantiene nella sua persona un’ambiguità spiazzante, ponendo il personaggio sotto una caleidoscopica luce nuova: c’è una ragione dietro alla sua feroce violenza che è comunque accompagnata da un amore profondo per quelle poche persone nella sua vita che hanno fatto breccia nel suo cuore.
In ogni puntata vediamo la lotta al cimino dai due punti di vista focali della serie: quello diurno, costituito dalla legalità, dall’ordine, dalla giustizia che fuoriesce dalle corti di un tribunale, in regno di Matt Murdoch & Co., e quello notturno, dove solo la violenza e il vecchio concetto biblico dell’occhio per occhio sembrano avere una qualche forza, l’ambiente naturale di Devil che dall’oscurità cerca di fermare una valanga di crimine e corruzione che sembra inarrestabile.
Pur essendo una stagione “di presentazione”, Daredevil ha già costruito un forte mondo strutturato principalmente sulla profondità dei protagonisti e le loro difficili e interessanti dinamiche relazionali, ponendo di fatto le basi per un’attesissima seconda stagione (che arriverà su Netflix il 18 marzo 2016) che vedremo arricchita di alcuni fra i più amati personaggi dell’universo di Hell’s Kitchen: Elektra e il Punitore.
Non ci resta dunque che rinfrescare alla memoria la prima stagione, disponibile per intero su Netflix, per arrivare preparati al prossimo 18 Marzo.
Michela Marocco
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