Elysium, la recensione

Periodicamente il cinema di fantascienza torna a mostrarci uno scenario distopico con cui condannare una società gretta e classista, solitamente atta a limitare la libertà dell’individuo o lasciarlo in balia della degenerata umanità. Titoli come Fahrenheit 451, L’uomo che fuggì dal futuro, 2022: I sopravvissuti, La fuga di Logan … o ancora 1997: Fuga da New York, Atto di forza, 2013: La fortezza, Matrix, Equilibrium e, perché no, Hunger Games. Si tratta di film molto diversi tra loro ma con forti legami tematici, un filone che si rinnova di continuo cercando spesso contaminazioni e linguaggi differenti.

Oggi ad unirsi alla lunga lista arriva Elysium, promozione ad una grossa produzione hollywoodiana di uno dei più talentuosi registi emersi negli ultimi anni, il sudafricano Neill Blomkamp. Ma Blomkamp non è nuovo al distopico fantascientifico, visto che nel 2009 aveva esordito alla regia di un lungometraggio con il bellissimo District 9, storia di gamberoni alieni intrappolati sulla Terra e reclusi in un ghetto nella periferia di Johannesburg. Da allora Blomkamp è stato corteggiato dagli Studios arrivando perfino a un passo da realizzare il film su Halo che poi nessuno ha più fatto, fino a giungere ad Elysium, ambizioso progetto caldeggiato dal 2011 e prodotto da Sony Pictures.

Tenendo molta continuità proprio con il precedente District 9, Elysium ci mostra il pianeta Terra del 2154, ormai logorato dall’inquinamento e quasi privo di risorse prime. Gli umani però sono nettamente distinti in due classi: ricchi e poveri. I primi sono andati a vivere in una stazione orbitante poco distante dalla Terra, che hanno chiamato Elysium, mentre tutti gli altri se la cavano come possono su una Terra polverosa, tra sporcizia e scarsezza di risorse, lavorando duramente per chi è letteralmente sopra di loro. Tra i terrestri c’è Max Da Costa, un operaio che a causa di un incidente sul lavoro si ritrova con pochi giorni di vita, a meno che non riesca ad accedere alle cure che solo su Elysium sono disponibili. Per Max sarà una corsa contro il tempo, alleato a un gruppo di ribelli che vogliono sgominare le barriere che regolano l’immigrazione terrestre sulla stazione spaziale.

Blomkamp si riallaccia ai temi della povertà, dell’emarginazione e del classismo che gli sono tanto cari avendo osservato in prima persona tali difficoltà nel suo passato a Johannesburg. In questo caso i riferimenti socio-politici sono evidenti, per alcuni versi perfino urlati, così come esiste una divisone fin troppo netta tra “buoni” e “cattivi”; ma tutto ciò non sminuisce affatto l’efficacia di Elysium, un film avvincente e intelligente, riuscito proprio nel metaforizzare una condizione umana estrema senza dimenticare l’indispensabile fattore “intrattenimento”.

elysium

L’approccio di Blomkamp, infatti, è un sapiente mix tra impegnato e ludico, film d’intrattenimento ma con sostanza, e per fare questo unisce a una bella storia un’estetica moderna che dona ancora più fascino al film. Se l’utilizzo della macchina a mano – che richiama molto l’anima semi documentaristica di District 9 – in alcuni casi appare inutile se non addirittura fastidioso per le scene d’azione, risulta invece azzeccato il look generale del film. Estremamente realistico nell’inquadrare zone del pianeta aride e polverose, quasi da scenario post-apocalittico, contrapposto al lusso e al benessere da quartiere “in” nordamericano per quanto riguarda le location di Elysium. Con questa netta contrapposizione, che si riflette abilmente anche su chi popola le zone descritte, il regista sembra quasi volerci mostrare le due facce del Sud Africa e di molti paesi mediorientali, la povertà delle periferie contrapposta alla ricchezza metropolitana che si genera proprio da coloro che sono considerati reietti, sfruttati come manodopera o mercenari, affermando così un’utilità reciproca.

Ottimi i tocchi cyberpunk con cui sono tratteggiati i poliziotti robot e soprattutto gli esoscheletri che indossano alcuni personaggi aumentandone la forza e diventando alla stregua di cyborg. Una scelta estetica che ricorda molti videogames di nuova generazione, citati anche nella costruzione di alcune spettacolari scene d’azione per le quali non mancano neanche inaspettate zampate di splatter.

Vario e ben riuscito il cast, con Matt Damon nel ruolo del protagonista e lo Sharlto Copley di District 9 e Open Grave a vestire i panni dell’antagonista. Completano una glaciale Jodie Foster nel ruolo di un’esponente della classe dirigente di Elysium e Alice Braga come ex fiamma di Max.

Insomma, alla sua seconda prova registica Neill Blomkamp vince e convince, mostrando molta personalità e confermando così il suo talento.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Blomkamp mostra personalità registica e coerenza tematica.
  • Ottimo compromesso tra impegno e intrattenimento.
  • Cast ben assortito e in parte.

 

  • La camera a mano non sempre è utile alle riprese.
  • Qualche minuto di meno avrebbe giovato al ritmo.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Elysium, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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