Frozen, la recensione del survival horror di Adam Green

È una domenica di svago per Dan, Joe e Parker, tre amici che decidono di passare il weekend in montagna a sciare. Desiderosi di un’ultima emozionate discesa notturna, i tre chiedono al guarda pista il far fare loro un altro viaggio in funivia per raggiungere la cima. L’uomo accetta, ma un imprevisto lo costringe ad allontanarsi dalla sua postazione lasciando il compito di chiudere la funivia a un suo collega. Un disguido però porta il sostituto a bloccare la funivia prima che i tre amici abbiano raggiunto la vetta. Per Dan, Parker e Joe si prospetta una situazione da incubo: sospesi a quindici metri di altezza, al gelo e con la consapevolezza che la stazione sciistica non riaprirà prima del venerdì successivo! 

Frozen non è un film dell’orrore nel senso canonico del genere, ma riesce ad incutere inquietudine e angoscia più di qualunque torture porn o di gran parte di film con fantasmi e mostri vari. Come spesso accade con i thriller drammatici e minimalisti (unica location e pochissimi attori in scena), si tratta di un’esperienza piuttosto che della semplice visione disimpegnata e Frozen riesce a raggiunge vette così alte nel trasporto emotivo dello spettatore da poter essere considerato un film davvero spaventoso!

Frozen

In cabina di regia siede l’insospettabile Adam Green, giovane e talentuoso filmaker che passa con assoluta nonchalance dallo slasher splatter Hatchet a questo thriller ad alta quota per rituffarsi subito dopo nello splatter con il sequel Hatchet 2.

Se con Hatchet Green aveva confezionato uno scanzonato e riuscito omaggio a Venerdì 13 senza prendersi minimamente sul serio, con Frozen sangue e demenzialità sono messi da parte e si punta direttamente ai nervi dello spettatore. Ciò che accade ai protagonisti di questo film è terribile e gli effetti del congelamento sul corpo umano sono mostrati in modo realistico e doloroso: la pelle si inaridisce e si screpola, poi il freddo la brucia fino a farla venir via. La carne è martoriata dal ghiaccio e da altri fattori che assumono la forma di famelici lupi, taglienti cavi e allucinati cadute nel vuoto. Il disagio dei protagonisti arriva a coincidere con il disagio degli spettatori e non è tanto la pelle che si stacca, le ossa che si rompono o le interiora sparse sulla neve a trascinare noi e loro nell’incubo, ma piuttosto la tensione psicologica che viene a crearsi.

Frozen

Green, che scrive oltre a dirigere, riesce a creare picchi di tensione psicologica notevoli e questo accade anche grazie alle ottime performance degli attori. Joe (Shawn Ashmore che ricordiamo come l’Uomo Ghiaccio degli X-men… ironia della sorte!), Dan (Kevin Zegers de L’alba dei morti viventi) e Parker (Emma Bell di The Walking Dead e Final Destination 5) si rendono perfettamente conto di quello che aspetta loro, sanno che se non sarà il freddo ad ucciderli ci penseranno i lupi o altre bestie della montagna. Immancabilmente si vengono a creare anche dissidi interni al piccolo gruppo, le antipatie tra Joe e Parker vengono a galla malgrado i precedenti tentativi del ragazzo di mascherarle per non far torto al suo amico Dan, fidanzato con Parker. Le dinamiche interattive fra i tre ragazzi sono realistiche e per una volta tanto non si scade nello stereotipo e, soprattutto, non si fa l’errore di descrivere i protagonisti con quel comportamento irritante che di sovente viene affibbiato ai giovani personaggi dei film di genere. A tutto ciò uniamo dei dialoghi intelligenti e ben scritti nei quali i personaggi passano dall’esuberanza di una giornata goliardica fino ad arrivare a poco a poco a mostrare la loro fragilità ed umanità.

Frozen

Tra le scene più memorabili di Frozen vale la pena citare l’attacco dei lupi e il tentativo di fuga tramite cavi, anche se la scena che probabilmente descrive meglio il senso di vulnerabilità dei tre protagonisti è quella in cui Parker/Emma Bell è costretta ad urinare sul seggiolino mentre attorno a se tutto dorme. La scena mostra l’annullamento della persona, l’annichilimento di una ragazza che tra le lacrime è costretta a quella che per lei è l’umiliazione peggiore, creando in poco più di un minuto un perfetto riassunto dell’assurda alienazione che la situazione sta creando nei personaggi.

Insomma, tensione sempre alta malgrado la “staticità” forzata, bella sceneggiatura e dialoghi sagaci, bravi attori (su cui primeggia Shawn Ashmore), scene di dolore fisico e psicologico realmente memorabili e in un cammeo compare anche Kane “Jason Voorhees” Hodder. Cosa chiedere di più? E poi è proprio il caso di dirlo: Frozen è un film agghiacciante!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Riesce a creare ansia e inquietudine.
  • Personaggi realistici e con cui è possibile empatizzare.
  • Una buona sceneggiatura.
  • Può creare disagio, quindi se non siete avvezzi al genere potrebbe creare repulsione invece che apprezzamento.
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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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