Gli sdraiati, la recensione

Michele Serra scrive una lettera a un figlio che non riceve risposta, la chiama Gli Sdraiati e ottiene un grande successo. È il turno di Claudio Bisio prendere ispirazione dal testo di Serra, portare in scena uno spettacolo teatrale intitolato Father And Son e ottenere un altro grande successo.

Francesca Archibugi e Francesco Piccolo rubano (un bel furto!) il titolo a Serra, strappano Bisio ai palcoscenici e scrivono un soggetto che diventa il nuovo film della regista romana a due anni da Il nome del figlio. Va detto che Gli Sdraiati film, un adattamento molto libero del testo originale, allarga lo sguardo e gioca di prospettiva. E diventa la storia di un incontro che è anche un po’ uno scontro e possibilmente un confronto fra un padre e un figlio. E bisogna aggiungere, che se Gli Sdraiati film funziona, lo fa principalmente sul versante paterno.

Questo padre e questo figlio, spiega la regista romana del Grande Cocomero e Mignon è partita, sono due pezzi unici. La loro è una relazione inquinata dalla scarsa autorità, dall’ansia continua e dal senso di colpa monstre del padre Bisio, e dal mutismo arrogante e poco amichevole del figlio Gaddo Bacchini. Una grande guerra giocata sul versante di mille sciocche battaglie, una processione di piccolezze.

Claudio Bisio è Giorgio Selva, un conduttore televisivo di successo, divorziato da Sandra Ceccarelli e innamorato dell’ex suocero Cochi Ponzoni. Frequenta la barista Barbara Ronchi e fatica a trovare le parole e i gesti appropriati con il figlio diciassettenne Tito (Bacchini). Non gli piacciono gli amici di lui, e guarda con apprensione la relazione di Tito con Alice (Ilaria Brusadelli), che ha la colpa di essere figlia di Rosalba (Antonia Truppo), un tempo cameriera di Giorgio, e va da sé non soltanto cameriera.

C’è un gioco di toni e di atmosfere che è molto interessante, un fondo drammatico trattato con leggerezza. E irrobustito da spunti umoristici. Claudio Bisio gioca disinvolto con il film e i suoi registri. Potrebbe essere l’inizio di qualcosa di nuovo nella sua carriera, questo Gli Sdraiati. Onore al merito e al coraggio di Francesca Archibugi per un casting molto meno scontato di quanto il successo teatrale dell’attore avrebbe potuto far pensare. Il suo padre è un vero personaggio, che sbaglia, inciampa, fa ridere e suscita empatia. Lo capiranno i genitori seduti in sala, lo perdoneranno i figli. Molta fatica fanno, e non è colpa loro, i due giovani attori a trasformare i loro pezzi unici in frammenti di un sentimento generale. È il solito vecchio problema di un cinema che non può fare a meno di schematizzare l’adolescenza e di renderla di volta in volta troppo arrabbiata, troppo romantica, troppo silenziosa, poco sincera. I giovani di oggi salveranno sicuramente il mondo di domani, ma non bisogna dimenticarsi che in Gaddo Bacchini c’è anche un Claudio Bisio con qualche anno in meno e molti capelli in più.

Gli Sdraiati è un film di Francesca Archibugi imperfetto e interessante, magari un po’ deludente. In fondo in fondo, questa storia di padri e figli che non sanno come fare a volersi bene, racconta anche dell’altro. Condomini eleganti, case in periferia. Bariste laureate in filosofia, premier donne, tassisti, liceali, cameriere prostitute. Rabbia e silenzi  ed ecco che Gli Sdraiati si trasforma in una radiografia impietosa e tenera dell’Italia di oggi (solo di oggi?). Una famiglia allargatissima, disfunzionale all’ennesima potenza, innamorata scontrosa isterica piena di uomini e donne, più o meno giovani, più o meno felici, che si incontrano, si scontrano, non possono fare a meno di amarsi. Nell’unico modo possibile, date le circostanze. Urlandosi contro.

Francesco Costantini

PRO CONTRO
Claudio Bisio è senza dubbio l’elemento più interessante del film. Francesca Archibugi racconta bene il padre, meno bene il figlio.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Gli sdraiati, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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