Grandi bugie tra amici, la recensione
Preoccupato, Max si è rifugiato nella sua casa al mare per ritrovare la tranquillità. I suoi migliori amici, che non vede da tre anni, bussano a sorpresa alla sua porta il giorno del suo compleanno. La sorpresa è ben riuscita, meno l’accoglienza che Max riserva al gruppo… Ben presto Max precipiterà in un gioco di finzione e di falsa felicità che metterà la banda di fronte a delle situazioni a dir poco inattese. I bambini si sono fatti grandi, altri sono venuti al mondo e i genitori non hanno più le stesse priorità.
Quando tutti decideranno di gettare la maschera, cosa resterà dell’amicizia?
Dopo ben nove anni, gli amici di Piccole bugie tra amici presentano una rimpatriata sul grande schermo con Grandi bugie tra amici diretti, come nel primo capitolo, da Guillaume Canet.
Il regista ripropone, più o meno fedelmente, il meccanismo della reunion, già applicato in quel film di nove anni fa, scritto in sole sei settimane e divenuto velocemente un cult. Grande bugie tra amici è un melò corale, una dramedy, strettamente collegata a quel primo capitolo che detta le regole del gioco. Intrecci di vite, detti e non detti, segreti sepolti e verità scomode gridate. Chiunque ha avuto la fortuna (?) di far parte di una comitiva numerosa come quella che vediamo in queste due riuscitissime pellicole di Canet, non stenterà ad immedesimarsi e a chiedersi: come eravamo qualche anno fa? Dove abbiamo sbagliato? Siamo amici da vent’anni, ma non siamo obbligati a esserlo per sempre!?, come esclama Max (François Cluzet). Fil Rouge delle vicende che investono e fanno tremare la stabilità della combriccola, allegra ma non troppo, sono le bugie. Le piccole e grandi bugie hanno le gambe corte e, quando escono a galla, riaprono ferite sospese nel tempo e mai curate ma, nel momento in cui vengono svelate offrono l’occasione per il riscatto, sociale e sentimentale.
Ognuno dei personaggi combatte giornalmente con i propri demoni cercando, nuovamente, in quella bellissima e nostalgica casa di Cap Ferret, di esorcizzarli: Eric (Gilles Lellouche) cerca di fare il padre, Vincent (Benoît Magimel) continua a mettere in discussione la sua sessualità, Marie (Marion Cotillard) trova di nuovo come unica ancora di salvezza l’alcol e il mero divertimento.
“Ero veramente sorpresa da ciò che ha immaginato Guillaume per lei. In Piccole bugie tra amici – racconta Marion Cotillard – Marie era la più solare e la più idealista della banda. Lo spettatore poteva speculare sui suoi desideri e sulla sua volontà di comprendere l’uomo e il mondo. Nove anni più tardi è diventata la più disincantata di tutti perché è quella che si riprende meno dalla tragedia che hanno vissuto insieme: la morte di Ludo.”
Ed è così che la casa si trasforma in un altro personaggio, inanimato, ma che sembra averne una grande di anima. Tanto amata da tutti i nostri antieroi, sa accogliere e rifiutare i suoi personaggi, fino a diventare, inevitabilmente, palcoscenico per tematiche sociali, discussioni sui problemi delle generazioni contemporanee, per affrontare sindromi di Peter Pan, questioni economiche e per vomitarsi addosso malcontenti decennali.
Grandi bugie tra amici è un film più cinico rispetto al primo, come afferma lo stesso regista, “perché i personaggi si dicono le cose in faccia invece di stare zitti. Molti di loro hanno perduto le loro illusioni. Continuo dunque a mostrare dei personaggi imperfetti, chiusi nei loro problemi ma con la convinzione che insieme, malgrado i contrasti, finiranno per essere più forti e smetteranno di subire le avversità. Ho voluto semplicemente evitare di cadere nel pathos come avevo fatto in Piccole Bugie tra Amici. Ho cambiato perché volevo un’emozione presente ma allo stesso tempo tenue e tenera, mai strappalacrime.”
L’amicizia, per Canet, è una relazione vera e propria, forse anche più impegnativa e intensa di quella amorosa ed in queste sue due opere c’è molto di autobiografico. Gli avvenimenti vengono affrontati di faccia e di pancia. Quello che il regista rivela, attraverso il personaggio di Max, è il resoconto di come ci si può allontanare rapidamente da gente con la quale si è condiviso tutto. Amore e amicizia si possono velocemente sfilacciare se non sono regolarmente attraversate da momenti forti, di coesione, positivi o negativi che siano.
Si percepisce nella scrittura del film una verità e una sensibilità tali da giustificare lo stato di grazia dell’opera. Questa sensibilità mantiene l’equilibrio assolutamente fluido tra i personaggi, che si evolvono in un processo creativo sviluppato proprio nella messa in scena. Niente viene lasciato al caso e, come un atleta professionista, Canet dimostra che con gli anni è diventato un regista più sicuro di se e più forte nella messa in scena. Il suo personale senso dell’amicizia si ritrova nella fedeltà che dimostra ai suoi attori. Il regista ci propone, così, una sceneggiatura, colonna portante del film, scritta con Rodolphei Lauga, perfettamente cucita addosso ai suoi personaggi, che hanno i volti delle più grandi stelle del cinema contemporaneo francese. La fotografia, curata da Christophe Offenstein, è ottima così come il montaggio di Hervé de Luze.
Grandi bugie tra amici (che sembra già prepararci al terzo capitolo della saga) è, senza dubbio, la versione matura e saggia di Piccole bugie tra amici. È un film sull’amicizia, senza distinzione di sesso età o ceto sociale, parla di uomini deboli e sfiancati dalla vita che trovano sicurezza solo nel passato e nel ricordo di momenti e persone che non ci sono più. Prodotto da Les Productions du Trésor, Caneo Films, EuropaCorp, M6 Films, Artémis Productions, VOO e BE TV, sarà distribuito nei nostri cinema da BiM e Movies Inspired, dal 12 settembre.
Ilaria Berlingeri
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