Il colore viole, la recensione del remake musicale

Arriva nei cinema italiani l’8 febbraio distribuito da Warner Bros. Il colore viola, secondo adattamento del romanzo di Alice Walker, la cui regia è firmata da Blitz Bazawule. Il film è tratto dall’omonimo musical di Broadway e tra i produttori si annovera anche Steven Spielberg, regista del primo adattamento del 1985.

La storia è quella di Celie (Fantasia Barrino) che dopo un’infanzia di abusi da parte del padre ma con accanto la sorella Nettie (Halle Bailey), che ama moltissimo, è costretta a sposarsi ancora ragazzina con Mister (Colman Domingo).

Mister è un uomo vedovo alla ricerca una donna che possa prendersi cura della casa e dei figli, dalla quale trarre del piacere sessuale e a cui mollare due ceffoni quando ne sente più voglia. Celie subisce in silenzio tutta la violenza, circondandosi però anche di persone che riescono ad apprezzarla per la donna che è: gentile, generosa e simpatica, anche se timida e taciturna. È il caso di Sofia (Danielle Brooks), grintosa prima moglie di Harpo (Corey Hawkins), figlio di Mister. Sofia è il primo esempio che Celie ha di una donna che si autodetermina, che non accetta la violenza matrimoniale ma che lotta per un ruolo di parità con l’uomo.

Un altro esempio femminile positivo ed essenziale per Celie si rivela inaspettatamente essere Shug Avery (Taraji P. Henson), amante di Mister e cantante Jazz indipendente e di successo. Sarà lei a tessere un legame intimo e profondo con Celie, che rimarrà a metà tra amicizia e amore e che per prima donerà alla protagonista l’assaggio di libertà.

Nonostante sia carica di dolore, quella de Il colore viola è una storia anche a lieto fine. Celie si ribella alla sua condizione e lotta per la sua libertà. È una storia anche di redenzione, di peccato e soprattutto di perdono, in particolare per Mister che, ormai solo, inizia a riflettere sulla propria cattiveria e riuscirà a riunire finalmente Celie e la sua amata sorella Nettie.

Il problema di questa nuova trasposizione cinematografica è che manca completamente di potenza. La storia è molto bella e ricca di emozioni, dolore, sofferenza, gioia e orgoglio. Il film di Blitz Bazawule, invece, riesce ad essere incredibilmente apatico. L’errore principale sta nell’evitare di mostrare troppo la sofferenza. Il film appare patinato ed eccessivamente ripulito e la storia poco si adatta ad un musical, nonostante la versione musicale sia in cartellone a Broadway da quasi 20 anni.

Sia a livello di interpretazioni che di scelte stilistiche poco arriva di quel dolore sordo, di quella sofferenza marcia che ci fa empatizzare con la protagonista. E dopo aver visto questa versione de Il colore viola ho dovuto rivalutare positivamente il film di Spielberg: quando lo vidi qualche anno fa mi piacque ma lo accusai di essere fin troppo drammatico, spingendosi a fare della pornografia del dolore. Mi sbagliavo. Senza toccare il fondo si fa fatica a vivere e gioire sinceramente dei successi di Celie.

Il colore viola parla di una storia dolorosa e vera per moltissime famiglie americane e va trattata con la giusta serietà e drammaticità, senza paura di mostrare la violenza. Non viviamo nel mondo fantastico delle fiabe Disney ed è giusto rappresentare le cose brutte con tutta la carica emotiva che richiedono.

Vale la pena però riconoscere a questo film il tentativo di essere più fedele al libro di Alice Walker rispetto a quello di Spielberg, soprattutto nel rapporto omoerotico tra Celie e Shug. Sono attimi liberatori, di scoperta di sé, dei propri desideri (fino ad ora negati) e della tenerezza. Shug è la prima persona a concedere a Celie la possibilità di sentirsi desiderata e la prima figura, dopo Nettie, che le dona uno spazio sicuro ed un affetto sconfinato.

Nota di demerito invece per le canzoni, oltre che stonare con l’intera vicenda risultano anche non particolarmente belle e quasi noiose. Inoltre, rispetto alla versione di Spielberg, il livello di recitazione si è abbassato ad eccezione di Danielle Brooks che, seppur molto lontana dalla ricchezza e drammaticità della Sofia di Viola Davis, riesce a dare veramente corpo al personaggio che interpreta e questo ruolo le è valsa la candidatura come miglior attrice non protagonista alla 96ª edizione dei premi Oscar.

Agata Brazzorotto

PRO CONTRO
  • Il tentativo di essere più fedele al libro di Alice Walker.
  • L’interpretazione di Danielle Brooks.
  • Il film manca di potenza, ha timore di rappresentare la violenza ed è decisamente troppo pulito per la storia che racconta, soprattutto a livello di scelte registiche.
  • Il resto del cast fatica a proporre personaggi memorabili.
  • Le canzoni.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 4.5/10 (su un totale di 2 voti)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Il colore viole, la recensione del remake musicale, 4.5 out of 10 based on 2 ratings

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.