Io sono l’abisso, la recensione
Sorprende Io sono l’abisso, il terzo lungometraggio diretto da Donato Carrisi, tratto dal suo omonimo romanzo, edito da Longonesi, che ha venduto oltre duecentomila copie. Il film, per volere dello stesso autore, non presenta i nomi degli attori sulla locandina e neppure quelli dei protagonisti, alimentando attenzione e coinvolgimento da parte dello spettatore, proprio come è accaduto con il suo romanzo. Un’operazione diversa dai suoi precedenti lungometraggi, La ragazza nella nebbia e L’uomo del labirinto, che vede i protagonisti dell’opera identificati come ‘l’uomo che pulisce’, ‘la ragazza con il ciuffo viola’ e ‘la cacciatrice di mosche’. Donato Carrisi si è ispirato per la genesi del romanzo ai personaggi realmente esistiti di Jeffrey Dahmer, noto come il cannibale di Milwaukee, e Luigi Chiatti, il mostro di Foligno.
La storia ruota attorno al misterioso uomo che pulisce, che si ritrova a frugare tra i rifiuti che raccoglie mentre lavora. Ed è proprio frugando tra l’immondizia che si ritrova oggetti di qualsiasi genere, scegliendo quelli di donne sulla sessantina, sole e abbandonate. La tranquilla e spettrale cittadina situata sul lago di Como appare misteriosa esattamente come lo era quella de La ragazza del lago, opera d’esordio di Andrea Molaioli, seppur quella storia era ambientata sui laghi di Fusine in Friuli Venezia Giulia. Il ritrovamento di un arto appartenente a una donna barbaramente assassinata dall’uomo che pulisce, che sceglie sempre la stessa tipologia di vittima, porta ‘la cacciatrice di mosche’, considerata da molti una pazza, a far luce sul mistero. Riuscirà a scovare l’assassino?
Il regista pugliese non punta il dito sul protagonista cercando di farlo odiare dallo spettatore, ma lo spinge a provarne compassione, poiché in ogni criminale c’è sempre un passato doloroso che lo ha in qualche modo spinto a compiere delitti efferati. Non è da meno ‘l’uomo che pulisce’, vessato fin da bambino, privato dell’affetto dei suoi genitori, costretto a qualsiasi tipo di umiliazione da parte di un’eccentrica genitrice che lo spinge a situazioni estreme e prive di amore materno. Sono numerose le sfaccettature del male e Carrisi lo sa benissimo, infatti ne è indiscusso narratore fin da Il suggeritore, il suo romanzo d’esordio.
A differenza degli altri lungometraggi diretti da registi del genere thriller, in Io sono l’abisso sappiamo fin dall’inizio chi è l’autore dei delitti, ma veniamo trascinanti da una serie di eventi che ci portano a far la conoscenza di tre personaggi accomunati dalla solitudine, ognuno di loro con un passato traumatico che ha segnato la propria esistenza. È un thriller atipico nel suo genere, ma che descrive con cruda verità le atrocità di un passato difficile da dimenticare, magistralmente interpretato da attori bravissimi che trascineranno lo spettatore nell’abisso più profondo da cui sarà difficilissimo riemergere.
Io sono l’abisso è nelle sale cinematografiche dal 27 ottobre, prodotto da Palomar di Carlo Degli Esposti e distribuito da Vision Distribution.
Giovanna Asia Savino
PRO | CONTRO |
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Concordo pienamente, bel thriller molto fedele al bellissimo romanzo. Carrisi fa centro di nuovo.
Il film molto bello, come d’altronde il libro, Gabriel Montesi bravissimo e gran figo…..devo dirlo 😉