Jericho’s Tail, la recensione

La scena cinematografica italiana, che negli ultimi anni ha visto un’improvvisa e prepotente rinascita di quel cinema di genere che sembrava quasi sparito dai radar, dietro la superfice patinata, popolata da star e illuminata dalla luce abbagliante dei riflettori, nasconde un sottobosco fatto di registi indipendenti alle prese con produzioni povere di risorse, ma non di idee. Tali difficoltà oggettive però, non sono le uniche in quanto il vero grande ostacolo da superare restano la scarsa distribuzione riservata a tali opere e la diffidenza del pubblico e di quella fetta di critica che, abituata al cinema mainstream di cui sopra, si ferma all’estetica e non perde occasione per stroncare i film provenienti dalle retrovie della scena cinematografica nostrana.

Un destino molto simile a quello a cui va incontro il cinema pornografico, per restare in ambito cinefilo. Parallelo, quest’ultimo, che serve per introdurre Jericho’s Tail, nuovo lavoro del regista e attore Marcello Caroselli che si cimenta per la prima volta nel lungometraggio con un film dedicato al mondo del porno, ma non focalizzandosi sul punto di vista degli attori o dei consumatori, bensì su quello pionieristico e strambo del produttore di filmati amatoriali. Un progetto senza dubbio coraggioso e ambizioso che se da un lato va scontrarsi con gli oggettivi limiti di una produzione a basso budget e dalla resa non eccelsa, dall’altro offre una riflessione interessante e sagace su pornografia e politica e di come il protagonista con la maschera di maiale viva la sua condizione di reietto ed emarginato dalla società.

Jericho Piggy, nome d’arte di Jericho Carter, è un giovane uomo italo-inglese la cui attività principale è quella di imprenditore nell’ambito della produzione di film porno amatoriali. Coinvolto quasi del tutto dal suo lavoro, il protagonista trascorre la quotidianità con la maschera da maiale che indossa per girare i video da lui prodotti e utilizza per conferire alla propria persona un’aura carismatica e profonda. Tra una telefonata alle sue ex fidanzate e nottate intere a leggere il capolavoro La fattoria degli animali di George Orwell, Jericho matura dentro di sé l’idea di non essere apprezzato dal resto del mondo che lo circonda e si lascia a poco a poco andare ad uno stato di spaesamento misto a voglia di rivalsa e di affermazione.

Tutto si può dire di Caroselli tranne che non abbia coraggio, voglia di esprimersi e di trasmettere spunti di riflessioni attraverso un lavoro che, tra luci e più di qualche ombra, ha il merito di non lasciare indifferente lo spettatore al quale viene offerto un affresco di un mondo popolato da personaggi ghettizzati e screditati da un selvaggio e feroce proliferare di luoghi comuni e pregiudizi. Vanno lette in tal senso, dunque, le scelte registiche che prediligono ambientazioni di una periferia urbana impersonale, anonima e grigia, stesso colore di una personalità, quella di Jericho Piggy, alla continua ricerca di sé stesso e della forza di trovare un posto nel mondo, anche a costo di fare i conti con la reputazione che gli altri hanno di lui.

Jericho’s Tail assume un significato sociale secondo cui il porno e la produzione di film amatoriali diventano strumento di affermazione del proprio ego e di ribellione ad una realtà circostante dal quale Jericho si sente poco compreso e valorizzato. Di qui risulta funzionale ed efficace l’utilizzo, solo in apparenza di puro carattere estetico, della maschera che nasconde la reale personalità del protagonista.

Un po’ come accade per la figura di Jericho, tuttavia, anche la buona riuscita del film non è totale e resta incompiuta in quanto Jericho’ Tail evidenzia tutti i limiti e difetti di una produzione indipendente e a basso – anzi bassissimo – budget. Assistiamo così ad una sceneggiatura che, seppur ben congegnata, si perde in monologhi troppo prolissi e verbosi, dialoghi sciatti e scolastici, oltre che ad un plot non sempre lineare e adatto a creare un minimo di coinvolgimento emotivo. Se a questo si aggiunge una recitazione volenterosa, ma non all’altezza delle nobili idee dell’autore romano, e una regia solo a tratti curata e ricercata, si capisce come l’opera prima di Caroselli sia assimilabile ad un diamante grezzo ancora da affinare e migliorare sotto ogni punto di vista.

Jericho’s Tail, in conclusione, è un film apprezzabile per contenuti, idee espresse tramite un racconto comunque originale, anche se accompagnato da un approccio stilistico acerbo e una veste ancora lontana dalle produzioni del cinema cosiddetto “da sala”.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Contenuti ed idee tutt’altro che banali.
  • Un utilizzo sagace e sociale del mondo del porno.
  • Sceneggiatura a tratti confusionaria, dialoghi prolissi e superflui.
  • Attori non tutti del tutto all’altezza della situazione.
  • Regia non sempre curata e ricercata.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Jericho's Tail, la recensione, 5.5 out of 10 based on 2 ratings

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.