La Nueva Ola 2024. La mesita del comedor, la recensione dello shockante film spagnolo

A volte si inizia la visione di un film senza avere particolari aspettative, senza sapere neanche cosa si sta guardando di preciso. E la mancanza di informazioni preliminari in merito potrebbe portare, come è accaduto a me con La mesita del comedor (The Coffee Table per il mercato internazionale), a rimanere estremante sorpresi, perfino shockati, a mano a mano che la proiezione prosegue. Perché l’opera seconda dello spagnolo Caye Casas è un film capace di turbare, di lasciare effettivamente scossi con un mix particolarissimo di grottesco e dramma che, inevitabilmente, si trasforma in orrore puro.

Jesus e Maria sono diventati genitori da poche settimane e questo ha portato a una piccola crisi di coppia che sta rendendo il loro rapporto un po’ turbolento. Nell’intenzione di rinnovare l’arredamento dell’appartamento in cui vivono, i due acquistano un tavolino di vetro (di dubbio gusto) che il commerciante assicura essere particolarmente resistente oltre che molto pregiato. L’affare è fatto, solo che Jesus dovrà assemblarlo da sé in puro stile Ikea. In vista di un pranzo con il fratello di Jesus e la sua compagna, anch’essa in dolce attesa, Maria esce per fare spesa e lascia il loro bambino a Jesus, che è intento ad assemblare il tavolo: da quel momento si susseguono una serie di eventi che definire tragici è un eufemismo e porteranno la coppia in un vortice di follia e disperazione.

Meglio non entrare nel dettaglio della trama per non svelarvi troppo dell’orrore che vi aspetta, ma un’avvertenza è d’obbligo: se siete genitori da pochi mesi o state per diventarlo, la visione di questo film è caldamente sconsigliata. Sono serio.

Dopo il black humour della commedia fantastica Matar a Dios, Caye Casas si conferma molto abile con storie paradossali che partono da una premessa grottesca, ma con La mesita del comedor alza decisamente l’asticella aggiungendo a quel contesto da risatina a denti stretti un importante valore drammatico che ribalta completamente la lettura dell’opera.

La quotidianità di Jesus e Maria – a proposito, David Pareja ed Estefanía de los Santos sono magnifici e molto naturali – viene fatta a pezzi in un modo che non ci si aspetterebbe mai nella realtà, un orrore inimmaginabile che deve fare i conti proprio con la normale prosecuzione della vita. Ed è quello che succede nel film, perché la giornata di questa coppia è pianificata nella sua banalità e così deve fondamentalmente restare nonostante l’ostacolo insormontabile che si viene a creare. Perché quella sudarella fredda che coglie lo spettatore non è neanche data dall’elemento horror in sé che nel film è presente, ma in quello che ne scaturisce, nell’apparentemente immotivata reazione di Jesus e negli escamotage che adotta per fingere che nulla sia accaduto. Ma la sceneggiatura di Cayo Casas e Cristina Borobia, che mostra un livello di sadismo davvero molto alto, è piena di ostacoli che tendono a complicare una situazione che già di suo è priva di un’uscita portando a una tensione davvero insostenibile.

Il finale, che è la ciliegina sulla torta della tragedia, viene vissuto dallo spettatore quasi come una liberazione, quel dorso della mano che asciuga il sudore accumulato nei 90 minuti precedenti.

Sembra un’esagerazione, ma La mesita del comedor davvero è un film che può far star male, perché coglie in contropiede e sferra tante di quelle inaspettate pugnalate allo spettatore che la percezione finale può essere anche molto negativa.

Al di là delle sensazioni emotive che può suscitare, La mesita del comedor comunque ha dalla sua una serie di impeccabili caratteristiche prettamente cinematografiche che si lasciano apprezzare. Mi riferisco all’ottima gestione degli spazi, tutti interni, e una regia molto attenta nel costruire la tensione con i giusti movimenti di macchina e l’inserimento puntuale della colonna sonora (curata da Esther Méndez).

Portandosi a casa la statuetta di miglior film sia al Tallinn Black Nights Film Festival che al prestigioso Bruxelles International Fantastic Film Fest, La mesita del comedor ha avuto la prima italiana all’interno della 17ª edizione de La Nueva Ola – Festival del Cinema Spagnolo e Latinoamericano e arriverà nei cinema italiani questo autunno distribuito da Exit Media con il titolo Il tavolino di vetro.

Se sceglierete di vederlo, preparatevi a un’esperienza che non vi lascerà indifferenti.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un film unico nel suo genere che sa shockare in maniera molto sudbola.
  • Il modo come è costruita la tensione.
  • La bravura dei due attori protagonisti.
  • È un film che può far male, quindi pensateci bene se volete vederlo: non è adatto a chi ha appena avuto un bambino e agli spettatori emotivamente deboli.

La Nueva Ola – Festival del cinema spagnolo e latinoamericano è un evento ideato, prodotto e organizzato da EXIT media, diretto da Iris Martin-Peralta e Federico Sartori, e si svolge dal 15 al 19 maggio al cinema Barberini di Roma.

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