Lo Hobbit : La Desolazione di Smaug – parlano i protagonisti
Il fermento per l’uscita nelle sale italiane di Lo Hobbit : La Desolazione di Smaug, secondo capitolo della trilogia cinematografia diretta dal Premio Oscar Peter Jackson, si fa sempre più febbrile. Fortunatamente alla data fatidica, il 12 dicembre, non manca molto e DarksideCinema.it, per aiutarvi ad ingannare l’estenuante attesa, oggi vi propone le interviste a tre dei protagonisti del film: Richard Armitage (Thorin Oakenshield, alias Scudodiquercia), Orlando Bloom (Legolas) e Evangeline Lilly (Tauriel).
I personaggi interpretati da questi ultimi due attori non sono presenti nel romanzo di J.R.R. Tolkien Lo Hobbit, dal quale la trilogia di Jackson è tratta. Sarà, pertanto, interessante scoprire qualcosa in più sul loro coinvolgimento nel progetto e sul ruolo dei rispettivi personaggi.
Richard Armitage, a proposito dello stato d’animo e dei cambiamenti di Thorin Scudodiquercia rispetto al primo film, ha dichiarato: “Penso che una delle cose interessanti di Thorin, nella sua impresa, sia quando, in presenza di Gandalf, deve sottostare alla sua autorità. Thorin ha sempre capito che è Gandalf a condurre. Perciò Thorin, nel secondo film, ha pieno controllo della situazione solo quando Gandalf è assente. Penso che farsi incarcerare nel Regno dei Boschi dagli Elfi, sia il punto più basso che alla Compagnia poteva toccare nell’impresa: sono privati di tutto e la speranza è perduta. Questo è il fulcro del secondo film, per quanto riguarda lo sviluppo del personaggio. Penso che sia questo il momento in cui Thorin si rende conto che Bilbo non è solo uno degli uomini nell’impresa, ma si rivelerà invece determinante”.
Hai dichiarato, in passato, che quando hai iniziato ad interpretare questo ruolo, la fiducia riposta da Peter Jackson nei tuoi confronti ti ha aiutato a trovare il leader che c’è in te per interpretare Thorin. Come ha giocato questo fattore, nel proseguimento del viaggio?
“Penso dipenda in parte dal mio amore per il personaggio, che in principio,a l contrario, non amavo particolarmente. Spesso non mi trovavo in accordo con il suo modo di essere oppure, se ero in contrasto, cercavo di difenderlo. Ma penso di aver trovato quel suo tratto che me l’ha fatto amare: la lealtà verso i suoi uomini e il fatto che sarebbe pronto a morire per loro. E poi, quando la Compagnia raggiunge la Montagna Solitaria e lui guarda in faccia i suoi compagni d’avventura, i Nani… Quello è un momento fantastico. Ho scoperto un’altra sfaccettatura di Thorin in quell’occasione. Anziché essere tronfio dal trionfo ottenuto, era come se dicesse ‘l’abbiamo fatto insieme’. Quindi questa è stata la mia motivazione nel film”.
Mi puoi raccontare degli elfi che catturano Thorin e la Compagnia nella foresta del Bosco Atro? Come si sente Thorin nei confronti degli elfi?
“È il peggior incubo di Thorin. I Nani e gli Elfi hanno avuto un passato alquanto antagonistico. Sono stati in guerra, ma questa è una questione personale. Quando i primi sono stati annichiliti e obbligati a lasciare la Montagna per andare in esilio, Thorin ha alzato lo sguardo in maniera supplice verso Thranduil, quasi chiedendogli aiuto. Ma Thranduil ha voltato le spalle a tutti loro, obbligandoli a vagare nella Terra di Mezzo come vagabondi, per rifarsi una vita sulle Montagne Blu. Non penso sia qualcosa che sia stato in grado di dimenticare, perciò essere catturato da loro, portato al cospetto di Thranduil e rinchiuso in prigione rappresenta il punto più basso della carriera di Thorin. Prima di essere rinchiuso, tuttavia, esprime i suoi sentimenti a Thranduil. In qualche modo si prende la soddisfazione di dirgli ciò che pensa, ma in ogni caso, a causa sua, i Nani non potranno proseguire il viaggio. Verranno rinchiusi nei sotterranei, le cui serrature sono state ideate e costruite da Nani, e sono quindi impossibili da forzare”.
Come è stato lavorare di nuovo con Peter Jackson?
“È stato diverso. Penso che tra noi sia cresciuto il senso di fiducia. C’è sempre stato, ma credo che sia molto più evidente. Peter lavorava in maniera ancor più meticolosa ma stavolta capivo perfettamente cosa voleva, senza che ci fosse bisogno che me lo chiedesse. Talvolta questa cosa ti coglie di sorpresa. Rientravo la sera immaginandomi come sarebbe stata la scena all’indomani, e la mattina dopo Peter mi diceva esattamente ciò che mi ero immaginato. Quindi quella è stata una cosa meravigliosa. E nelle ultime due settimane di riprese, eravamo io e Peter a lavorare insieme. Ci siamo spinti al limite e siamo riusciti ad andare fino in fondo. Tutto quello che posso dire è che il nostro rapporto è basato sulla fiducia”.
Alcuni personaggi appariranno per la prima volta nel secondo film, come Legolas, Tauriel, Thranduil e Beorn. Mi puoi raccontare di come è stato lavorare con Orlando Bloom, Evangeline Lilly, Lee Pace e Mikael Persbrandt?
“Purtroppo l’unico personaggio con cui non ho avuto il piacere di lavorare è stato quello di Evangeline anche se, a un certo punto, siamo nella stessa scena e tra noi c’è uno scambio di sguardi. Ma mi sono molto divertito a lavorare con Mikael, Lee e Orlando. Avevo una scena incredibile con Lee, che mi ha dato gran soddisfazione interpretare, perché da l’occasione di sentire i Nani che rivendicano ciò che gli spetta e non è frequente sentirli in questi termini. Anche con Orlando c’è stata una scena pazzesca dove prende Orcrist da Thorin e crede che Thorin l’abbia rubata dagli Elfi, perché Orcrist è una lama elfica”.
Dall’uscita in sala di Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato, la tua vita è cambiata in qualche modo? Le persone ti avvicinano per parlare del tuo personaggio?
“Le persone non ti riconoscono subito. Ma c’è stata un’occasione particolare: stavamo promuovendo l’uscita del film in DVD in Australia. Ho risposto ad alcune domande del pubblico in un cinema ed ho avuto un’ottima impressione. Ho davvero sentito l’entusiasmo per i film, ma anche per il mio personaggio. Una delle domande migliori è stata: ‘Chi è stato l’amore della vita di Thorin?’, che era una cosa a cui avevo pensato. Le persone investono non solo nel personaggio e nella storia, ma anche nel passato e nel futuro di quel personaggio. È qualcosa che ti sprona a porti altre domande quando sviluppi il personaggio. Quindi sono tornato alle riprese, pensando a tutte quelle domande che il pubblico si pone sul personaggio, ho capito che avrei dovuto dare voce a quegli interrogativi.
iato la mia carriera, scegliendomi per Legolas. Adoro quel mondo. Non mi sono dovuto sforzare in alcun modo per rientrare nel personaggio. L’unica perplessità, che ho esposto a Pete, è stata sulla reazione dei fan nel vedere Legolas far parte di un mondo nel quale non era stato incluso nei libri di Tolkien. Ma Pete è stato molto rassicurante nella sua risposta: Thranduil fa parte di quel mondo. Legolas è il figlio di Thranduil e perciò ha senso inserirlo nella storia. Pete tiene sempre d’occhio il libro, mantenendo l’integrità di quel mondo e della storia, prendendo poi la licenza poetica per procurare quelle che spero siano per i fan e il pubblico delle storie avvincenti. Quindi, a mio avviso, ha trovato un ottimo equilibrio”.
Com’è stato andare in Nuova Zelanda e reindossare le orecchie e la parrucca di Legolas? Ti sei riappropriato del personaggio?
“Naturalmente è stato meraviglioso tornare in Nuova Zelanda. È stato un ritorno in famiglia, davvero, sotto tanti punti di vista. Ho vissuto nella stessa via dove avevo vissuto quando avevo fatto le mie prime riprese. È stato straordinario. Ovviamente reindossare le orecchie, la parrucca, il costume e tutto il resto è stato fondamentale per riappropriarmi del personaggio. Ho avuto un po’ di tempo prima delle riprese per allenarmi con il tiro con l’arco, la spada, andare a cavallo, riprendere dimestichezza con i movimenti eccetera. Tutta questa preparazione mi ha ricordato e rinfrescato la memoria su come avevo costruito il mio personaggio e come l’avevo approcciato durante quegli anni. È stata un’esperienza meravigliosa. Legolas, in questo film, ha dei momenti particolarmente interessanti. Pete sa quando e di che cosa ha bisogno ciascun personaggio, e penso che questo si rifletta su Leggy. È un personaggio grandioso. Arriva senza dire molto, sfodera delle mosse e affronta la situazione. È un piano semplice ma efficace”.
Mi puoi dire cosa ne pensa Legolas di Thorin e della Compagnia dei Nani quando li incontra? Nutre la stessa antipatia per i Nani che aveva nei film de Il Signore degli anelli?
“In queste storie si può vedere chiaramente, in quanto prequel, il conflitto interraziale tra i Nani e gli Elfi ai suoi inizi, o quanto meno in parte. Direi proprio di sì. Gli Elfi e il Regno dei Boschi, che ho sempre identificato con Legolas, sono un gruppo alquanto militante. Mi pare che Tolkien li descrivesse come ‘meno saggi e più pericolosi’, cosa che riassume ciò che sono. Quindi hanno indubbiamente una spigolosità e un temperamento peperino. Penso che il percorso del mio personaggio in questi film sia molto ben costruito e ragionato. Credo che funzioni e che i fan si divertiranno. Non sono uno scrittore, ma nella mia testa ha tutto senso ed è molto ben spiegato”.
Raccontami del rapporto tra Legolas e l’elfo guerriero Tauriel, interpretato da Evangeline Lilly, e come è stato lavorare con Evangeline?
“Tauriel è un po’ una principiante, un elfo impulsivo. Lei è ancor meno saggia e ancor più pericolosa. È un personaggio molto volenteroso. La storia del mio personaggio riprende una dinamica di padre/figlio con Thranduil e poi Tauriel si intreccia con la sua vicenda. Mi sono divertito a lavorare con Evangeline. Penso sia stata la scelta perfetta per Tauriel e abbia contribuito al personaggio con la sua visione e le sue idee. È un gran personaggio, quello di Tauriel, e penso che Legolas e Tauriel funzionino bene insieme. Credo sia stato una sorta di bonus aggiuntivo.”
Per Evangeline Lilly, vera e propria neofita dell’universo cinematografico Tolkieniano, la proposta di unirsi alla ciurma è giunta assolutamente inaspettata: “Sono stata in qualche modo catturata da questo progetto. Ero a letto, dopo il parto del mio primo bambino – non esagero – e ho ricevuto una chiamata: ‘Peter Jackson vorrebbe che tu interpretassi un elfo nel suo prossimo film sugli Hobbit. Ti dispiacerebbe sentire per telefono i suoi collaboratori e discutere l’eventualità?’ La mia reazione è stata… ‘Caspita!’ Pensavo che a quel punto della mia vita mi sarei ritirata dalle scene, stavo entrando nel momento in cui ci si dedica alla maternità e volevo cimentarmi con la scrittura. La mia attenzione si era distolta dalla recitazione. Lo Hobbit è stato il mio libro preferito quando ero un’adolescente. L’adattamento cinematografico di Peter Jackson de Il Signore degli Anelli è tra i miei film preferiti. Inoltre, ero una grande fan di J.R.R. Tolkien, in generale di tutti i suoi lavori di Tolkien. Quindi ho pensato: ‘Wow, devo farlo. Non posso dire di no!’Nonostante desiderassi dedicarmi ad altro, ho accettato questa opportunità. Gli Elfi dei Boschi sono i miei personaggi preferiti. Da bambina mi piaceva fantasticare e far finta di essere una di loro. Mi è stato chiesto, quando lavoravo a Lost E nel corso degli anni, quale fosse il ruolo dei miei sogni. Io rispondevo di non averne uno in particolare, ma credo che nessuno lo scopra finché non gli viene proposto. E, a quel punto, dici: ‘Oh mio Dio, eccolo il ruolo dei miei sogni!’ Perciò, quando il mio bambino aveva solo tre mesi, ho preso un volo per la Nuova Zelanda e ho iniziato ad allenarmi. Lo allattavo tra una ripresa e l’altra. Avevo un costume che si allacciava come quelli medievali, con i lacci davanti. Poi, tolto quello strato, c’era l’allacciatura sulla schiena. Rimosso anche quello strato, c’era una cerniera davanti e, sotto, un body. Dovevo allattarlo ogni tre ore, quindi lavoravo, poi correvo in camerino dove mi aspettavano le costumiste per strapparmi tutti quegli strati di dosso. Così allattavo e poi mi rimettevo tutto addosso e tornavo frettolosamente sul set. È stato molto faticoso. Voglio dire, far parte di questo franchising può essere estenuante. La pressione è tanta, ma ero molto rilassata sul set e mi sono molto divertita. Penso di aver dato una migliore interpretazione proprio perché ero così serena in seguito alla maternità”.
Il tuo personaggio, Tauriel, è nuovo, non viene espressamente descritto nel libro. L’hai vista come un’opportunità di dare il tuo contributo al personaggio? E quali sono state le discussioni tra te e gli sceneggiatori?
“Sono stata molto fortunata proprio perché il mio personaggio era nuovo di zecca, quindi avevo molta libertà d’interpretazione. Anche da parte degli sceneggiatori: non ho mai lavorato in una situazione in cui gli sceneggiatori collaborano così tanto con un attore. Il procedimento è stato molto intimo. Sono stata invitata a casa di Philippa Boyens per sedermi a tavolino con quest’ultima, Peter Jackson e Fran Walsh e rivedere le pagine della sceneggiatura, che andava completata con il mio contributo. E avevo facoltà di esprimere le mie opinioni. È alquanto spiazzante la prima volta che dici a degli sceneggiatori vincitori del Premio Oscar: ‘non sono d’accordo’! Pensavo: ‘Come ho potuto? È davvero inappropriato da parte mia!’ ma questa è la dimostrazione di quanto siano umili, aperti e collaborativi, al punto che erano disposti a sentire il mio parere. Questa, naturalmente, è un’arma a doppio taglio. Perché il pubblico sarà molto arrabbiato con me se il personaggio non piace. Ma sono pronta ad affrontare le masse che mi vogliono far bruciare sul rogo.” [Ride]
Che tipo è Tauriel? Cosa ti piace di lei?
“Queste sono ottime domande complementari. Non saprei descriverla meglio se non dicendo che Tauriel è una donna di potere, perché è a capo della Guardia di Elven, quindi è in una posizione di leadership. È una guerriera spietata, precisa e di talento. Falcia gli Orchi come se fossero fili d’erba. Ma ciò che mi piace di lei è che tutto questo, in cuor mio, non la rende una donna forte e un personaggio femminile dominante — perché non è una donna, lei è un Elfo. [Ride] Combatte per la verità e la giustizia e quando vedo film in cui le donne pigliano a calci i loro avversari, la loro aggressività sembra quella di una donna che imita un uomo. Penso sia controproducente per l’auto-affermazione femminile, perché non credo che le donne debbano aspirare ad essere come gli uomini. Penso che le donne debbano aspirare ad essere le più incredibili e potenti versioni di loro stesse. Cosa che io, personalmente, ritengo passi attraverso virtù femminili quali la compassione, la grazia, l’amore, la bellezza e tutto ciò che rifulge dall’anima. Quindi, quando penso a Tauriel, sono sempre titubante nell’interpretare una donna che va in giro ad uccidere perché non credo in quel genere di messaggio. Ma nel film Lo Hobbit, quasi ogni singolo personaggio maschile è mosso da desideri egoisti. Tauriel è una dei pochi personaggi mossi dalla giustizia e dalla verità. È questo ciò che mi piace di più di lei. Altri personaggi che condividono questa sua visione sono Gandalf e Galadriel. Loro sono due dei miei personaggi preferiti della trilogia, e sono felice di combattere sul quel fronte, non sul fronte degli egoisti. [Ride] Per prima cosa, sul set, ho lavorato con gli Elfi e gli umani. A dire il vero, non ho lavorato molto con i Nani. E sono stata molto fortunata, perché avevo delle scene con i bambini di Bard e adoro lavorare con i bambini. È ciò che preferisco. Penso sia davvero divertente. Mi viene da pensare: ‘Che lavoro faccio? Ah sì gioco all’allegra famiglia’! È ciò che faccio, dolce, facile e semplice: i bambini non ci pensano e non complicano le cose. Questa è stata una delle cose più belle per me, durante le riprese. Per qualche motivo mi sento sempre in soggezione quando sono su un set. È una mia caratteristica, di cui non mi capacito. Penso sia dovuto al fatto che devo rendermi vulnerabile. Nella vita non mi sento affatto così. Ma nel momento in cui metto piede su un set, se un regista è molto, molto serioso o duro, o puntiglioso sento che mi blocco nell’interpretare il mio personaggio. Sono alla ricerca di quella naturalezza serena e se non riesco a trovarla è una sensazione orribile, ma non ho mai avuto quella sensazione con Peter Jackson”.
Stai lavorando a qualcos’altro in contemporanea al film?
“Sì. Ho scritto un libro chiamato The Squickerwonkers, rappresenta in qualche modo la piena realizzazione in questo momento della mia vita, visto che è da tanto che volevo fare la scrittrice e finalmente il mio sogno sta diventando realtà. Questo è il mio primo libro per bambini, spero il primo di una lunga serie”
Per chiudere in bellezza, ecco a voi due immagini esclusive di Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug che, lo ricordiamo, è una produzione New Line Cinema, MGM, Warner Bros. e WingNut Films e sarà distribuito in Italia da Warner Bros.
Chiara Carnà
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