Love and Mercy, la recensione

Paul Dano e John Cusack portano sul grande schermo la contraddittoria, inedita e complessa biografia del geniale Brian Wilson, voce e anima dei mitici Beach Boys, esplosi negli anni Sessanta e sulla cresta dell’onda per decenni. Chiunque pensi allo storico gruppo musicale, inevitabilmente lo assocerà alle melodie spensierate di Surfin’ USA o alle atmosfere scanzonate e sornione di I Get Around. Chi, poi, non ha mai canticchiato la loro versione di Barbara Ann? Non tutti conoscono, però, la sofferenza e le battaglie personali affrontate da Wilson nel corso della propria luminosa carriera.

Love and Mercy, diretto dal produttore Bill Pohlad, rivela il lato oscuro dell’artista iconico e dell’uomo comune: un talento visionario ma, al tempo stesso, una personalità incredibilmente fragile. Alternando flashback e racconto al presente, la pellicola mette a nudo le radici delle gravi problematiche vissute dal Wilson adulto (John Cusack) attraverso la narrazione del percorso artistico e umano dello stesso da giovane (Paul Dano). C’è spazio, naturalmente, per la fertile e indomita ricerca musicale, ma anche per il travagliato rapporto con il padre e manager Murry (Bill Camp), per l’influenza dell’ambiguo psicoterapeuta Eugene Landy (Paul Giamatti), per l’incontro con la bella e grintosa Melinda Ledbetter (Elizabeth Banks).

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Molto più, dunque, del canonico biopic che ci si potrebbe aspettare. Il profondo disagio del protagonista arriva allo spettatore in ogni sua sfumatura, che sia evidente o intima, restituendo con vigore un ritratto umano che è puro genio e sregolatezza. Moltissimo si deve alle ottime interpretazioni di Paul Dano e John Cusack – più al primo che al secondo – che si calano completamente nella confusione esistenziale del loro personaggio, incarnandone tragicamente paure, psicosi e disperata ribellione. Il titolo del film, che cita il brano con il quale Wilson voleva inaugurare il suo primo album da solista, diventa accorato appello d’aiuto, fame di autenticità sentimentale, vigoroso atto di auto affermazione.

Altrettanto interessanti le perfomance dei comprimari. Il sempre ottimo Paul Giamatti dà sostanza e credibilità a un personaggio potenzialmente sopra le righe come il Dr. Landy, suscitando nel pubblico emozioni forti. Elizabeth Banks, affascinante e raffinata, sfoggia abiti incantevoli e convince a sua volta nei panni della donna che, coraggiosamente, farà dell’amore la propria arma per scuotere Brian dalla prigione psichica ed emotiva in cui è precipitato forse irreversibilmente. La coesione del cast accresce il coinvolgimento spettatoriale, creando un armonioso tutt’uno che, tra sorpresa e commozione, partecipa sinceramente al dramma umano dell’uomo e dell’artista, impotente di fronte all’impietosa realtà ma sperando più che mai nella sua catarsi.

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Altro punto a favore del lungometraggio è la messa in scena talvolta eccentrica e patinata ma meticolosa, che ricostruisce vividamente lo spirito colorato ed entusiasta dei decenni passati. Inoltre, contribuisce significativamente a generare empatia nel pubblico, anche nei momenti più toccanti. 

Love and Mercy è un’operazione complessivamente riuscita. Un biopic senza peli sulla lingua che non ha paura di mettersi in gioco svelando scomode verità e parlando sia ai sensi che al cuore. Peccato per qualche lungaggine di troppo nello script, soprattutto nelle sequenze più drammatiche. La carenza paradossale di ritmo, scivolando pericolosamente sull’orlo del patetismo, rischia di provocare qualche sonoro sbadiglio.

Il film è in sala dal 31 marzo grazie a Adler Entertainment.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • La precisa ricostruzione storica, utilissima anche ai fini del coinvolgimento.
  • L’inedito e accurato ritratto intimo e umano di Brian Wilson.
  • Le perfomance del cast, Dano e Giamatti su tutti.
  • Tirato troppo per le lunghe nei momenti più drammatici, è a tratti difficile da digerire.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Love and Mercy, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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