Passengers, la recensione

Da un po’ di anni a questa parte, la fantascienza è tornata in auge come uno dei generi più praticati dalle majors hollywoodiane e premiati dal pubblico in sala, un genere che ha saputo rinnovarsi e utilizzare contaminazioni molto interessanti, nonché puntare sul sicuro con saghe storiche come Star Trek e Star Wars. Passengers è un oggetto abbastanza singolare all’interno di questo magnifico genere perché sa percorrere costantemente la linea di demarcazione che separa l’avanguardia dalla standardizzazione e lo fa con tale impudenza e faccia tosta da risultare piuttosto simpatico.

Il progetto Passengers è nell’aria da almeno un decennio, quando la sceneggiatura di Jon Spaihts è finita nella balck list dei migliori script non realizzati. Da allora Spaihts è diventato un nome a Hollywood, ha scritto, tra gli altri, Prometheus e Doctor Strange finché Passengers è divenuto nuovamente una priorità. Inizialmente doveva essere Gabriele Muccino a dirigere questo anomalo sci-fi con protagonista Keanu Reeves e un budget molto basso per il genere, poi la regia è passata nelle mani di Morten Tyldum, reduce dal successo di The Imitation Game, e il ruolo principale è stato affidato a una delle star del momento, Chris Pratt, nonché il budget è lievitato a oltre 100 milioni di dollari. Ne è venuto fuori un bel giocattolo un po’ furbetto ma affascinante, che gioca moltissimo sull’appeal che gli attori hanno sul pubblico – affianco a Pratt c’è Jennifer Lawrence, e abbiamo detto tutto – e sull’indiscutibile spettacolarità dell’aspetto visivo.

La nave spaziale Avalon è in rotta verso la colonia terrestre sul pianeta Homestead II. Durata del viaggio: 120 anni; totale dei passeggeri: 5.259. A 90 anni dall’arrivo sulla colonia, un’avaria fa però destare dal sonno criogenico Jim. Inizialmente confuso, l’uomo si rende presto conto di essere l’unica persona cosciente sulla nave spaziale e che, al momento dell’arrivo su Homestead II, sarà ormai morto di vecchiaia. Terrorizzato all’idea, Jim fa di tutto per trovare una soluzione, perfino riavviare la sua procedura di ibernazione, ma l’impossibilità di accedere alle cabine dello staff non gli consente grande varietà d’azione. Dopo un anno passato in estrema solitudine sull’Avalon, Jim ha un’idea: risvegliare Aurora, un altro passeggero di cui, con il passare dei mesi, si è innamorato.

La peculiarità di Passengers è l’estrema varietà del racconto che, in neanche due ore di durata, riesce a passare da un genere all’altro con estrema naturalezza, rendendo il ritmo serrato e la narrazione molto varia. Se di base il film scritto da Spaihts è una space opera in piena regola, ci ritroviamo ad assistere a un drastico “cambio di rotta” almeno tre volte, ognuna delle quali corrisponde sagacemente a un differente atto dello script. I primi 40 minuti (i migliori, a parere di chi scrive) sono uno stand-alone perfetto, in cui Chris Pratt è una sorta di futuristico Robinson Crusoe, che trova il suo Venerdì in un androide-barista interpretato brillantemente da Michael Sheen. Poi, con l’entrata in scena di Jennifer Lawrence, Passengers diventa una love story in piena regola, una di quelle commedie che attraversano le diversi fasi dell’innamoramento di due persone. Si sorride, ci si appassiona alla causa e si teme, insieme a Jim, che prima o poi Aurora venga a sapere il segreto dell’uomo che minerebbe il loro rapporto.

Terzo atto all’insegna della prevedibile imprevedibilità, con la catastrofe (in tutti i sensi) che porta Passengers ad essere un survival movie con tutti i crismi del filone. Quest’ultima è la parte più convenzionale, quasi uno sviluppo obbligato, mi azzarderei anzi a definire imposto, verso il quale una space opera deve procedere. Nel suo epilogo, Passengers continua ad appassionare e, grazie all’ottima costruzione dei personaggi nell’ora precedente che porta lo spettatore a tenere al loro destino, c’è un senso della partecipazione piuttosto forte. Però è anche vero che, a poco a poco, il film si fa più banale di quanto lo fosse all’inizio e alcune scelte narrative sanno tanto di “scena alternativa” da contenuti extra del blu-ray.

Alla fine, comunque, si ha l’impressione di aver assistito a un grande spettacolo di intrattenimento, quel tipo di film che all’uscita dalla sala crea soddisfazione e fa venir voglia di parlarne con gli amici. Poi Chris Pratt e Jennifer Lawrence funzionano come coppia, c’è sinergia, e appaiono una scelta tanto glamour quanto ben assortita.

Non perfetto, ma sfizioso.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Grande varietà nel racconto, con continuo cambio di registro narrativo.
  • Jennifer Lawrence e Chris Pratt funzionano alla grande.
  • In alcuni casi si va incontro a una prevedibilità di fondo evitabile.
  • Ci sono alcune “coincidenze” che palesano l’esigenza di trovare scorciatoie in sceneggiatura.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Passengers, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.