Patagonia e L’ordine del tempo in DVD per CG Entertainment

Ci troviamo spesso a celebrare il cinema italiano d’autore sulle nostre pagine, quel cinema molte volte invisibile, incomprensibilmente boicottato dalle stesse distribuzioni. Film che di solito hanno una vera e propria seconda vita al momento dell’uscita in home video o sulle piattaforme streaming, contesto nel quale è ormai una garanzia CG Entertainment che contribuisce a far scoprire dei gioielli il più delle volte rimasti nascosti. Solo che può capitare che quella verve autoriale che dovrebbe essere il fiore all’occhiello di certe produzioni porta a un clamoroso inciampo e progetti che sulla carta possono apparire tanto audaci quanto promettenti poi, nella realtà dei fatti, non lo sono, o almeno non come avrebbero dovuto. Vi parliamo proprio di due recenti film italiani d’autore invisibili in sala, riscoperti in home video grazie all’attenzione di CG Entertainment, che non hanno saputo mantenere tutte quelle ottime promesse che avevano fatto: Patagonia di Simone Bozzelli e L’ordine del tempo di Liliana Cavani.

Patagonia.

Yuri (Andrea Fuorto) ha vent’anni ma è trattato e si comporta come un bambino. È la provincia a stargli stretta e a non consentirgli di crescere mentalmente, un borgo di campagna nel cuore dell’Abruzzo dove vive con le anziane zie e passa il tempo a intrattenere i bimbi del quartiere. Ed è proprio durante una festa di compleanno che conosce Agostino (Augusto Maria Russi), un animatore di feste con il quale si instaura immediatamente un’ambigua complicità fatta di sguardi e innocenti cattiverie. Yuri decide di unirsi ad Agostino nel suo viaggio in camper per la regione, alla ricerca di feste in cui lavorare, ma finisce incastrato in una baraccopoli di disadattati e drogati dove l’unico obiettivo sembra quello di organizzare squallidi rave. E così, da una situazione castrante in cui il ragazzo era visto come un bambino, Yuri si trova nuovamente oppresso e incatenato in una dimensione che non gli appartiene e dalla quale desidera fuggire.

Dopo una gavetta con cortometraggi e video musicali, Simone Bozzelli esordisce nel lungometraggio cercando di raccontare le opprimenti catene a cui la provincia italiana può tenere ancorati i giovani. Nel percorso del novello Pinocchio Yuri, c’è l’incontro con il Lucignolo Agostino, che promette (almeno secondo lo sguardo d’ammirazione che gli riserva il protagonista) una vita di libertà e invece lo trascina in un contesto fatto di squallore, sporcizia e annullamento del sé.

L’esile soggetto di Patagonia è diluito in un crescendo di momenti in cui Yuri prende coscienza della pessima scelta fatta nel seguire Agostino, una coscienza che però sembra non motivarlo a sufficienza per fuggire da quella lurida prigione verso la Patagonia, luogo idealizzato sul quale fantasticare una vita davvero priva di catene magari al fianco di quel carceriere di Agostino. Tra i due, infatti, viene a crearsi un rapporto che ben presto si trasforma in tensione omoerotica in cui Agostino non fa altro che sottomettere e umiliare il partner arrivando perfino ad urinargli addosso e in bocca in una delle scene più disgustose viste nel recente cinema italiano; un rapporto in cui Yuri sembra in parte anche godere di quella sottomissione in un cortocircuito che vuole mettere in mostra la sua fragilità e ricerca di consenso esterno.

Patagonia, però, gira a vuoto, esaurisce ogni spunto narrativo nell’arco di una mezz’ora arrancando poi in una stanca e perfino noiosa esibizione di siparietti in cui lo squallore umano e ambientale hanno il sopravvento. È un cinema respingente quello messo in scena da Bozzelli, che non spinge a portare a termine la visione, a instaurare il dialogo, a intavolare un discorso estetico.

Patagonia è uscito nei cinema nel settembre 2023, distribuito da Vision Distribution, dopo essere stato presentato a Locarno International Film Festival, un’uscita in pochissime copie che hanno reso il film praticamente invisibile. Ora CG Entertainment porta il film Bozzelli in home video, solamente in formato DVD, un’edizione che più standard non si può.

Diventa arduo parlare della qualità di un DVD in un articolo che si occupa di analizzare l’home video di recente distribuzione, perché si tratta di un formato ormai vetusto ma che inspiegabilmente viene ancora preferito dalla maggior parte degli acquirenti, forse viziati da quel proverbiale “cane che si morde la coda” che porta comunque i distributori a puntare principalmente proprio su questo supporto perché più venduto.

Certo, il film in questione presenta un’immagine accettabile, ma sappiamo tutti che quella stessa immagine, se scansionata in alta definizione o in Ultra HD sarebbe stata 1000, 2000 volte migliore, soprattutto se pensiamo che nelle nostre case non abbiamo più uno schermo televisivo come quelli che erano in commercio 20-25 anni fa, ma 50 o 60 pollici oLED, spesso impianti audio, tecnologie che non dialogano neanche con un… DVD!

Poi il prodotto distribuito da CG Entertainment lo guardi anche senza problemi, l’audio in Dolby Digital 5.1, almeno, fa il suo dovere e tra gli extra troviamo un breve backstage che è sempre meglio di un’essenza completa di contenuti come accaduto, per esempio, con The Beekeeper di Eagle Pictures. Però c’è sempre quell’amarezza, anche per un film che non ci è piaciuto come Patagonia, di non poterne fruire tecnicamente come è stato pensato e realizzato dagli autori.

Roberto Giacomelli

L’ordine del tempo.

Uscito in sala a fine dello scorso agosto, subito dopo essere stato presentato fuori concorso all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, L’ordine del tempo segna il ritorno al cinema – dopo oltre un ventennio – di Liliana Cavani (la sua ultima regia per il grande schermo risale al 2002 quando diresse John Malkovich nel celebre adattamento del romanzo di Patricia Highsmith Il gioco di Ripley).

A novant’anni la nota regista emiliana continua a mostrarsi amante delle sfide impossibili e così, dopo essersi confrontata con Wim Wenders riadattando lo stesso romanzo della Highsmith (Wenders lo aveva fatto con L’amico americano), decide di portare sul grande schermo un bizzarro dramma che si tinge di sci-fi e che trae ispirazione dall’omonimo e infilmabile saggio di fisica scritto dal noto fisico Carlo Rovelli.

Da un saggio decisamente complesso, la Cavani estrapola un film dalle dinamiche narrative piuttosto semplici. Un gruppo di amici di lunga data si ritrova a passare le vacanze estive nella villa al mare di due di loro. Tutto appare sereno e rilassato fino a quando i media di tutto il mondo iniziano a diffondere la notizia che un meteorite di grandi dimensioni sta per entrare in collisione con la Terra. L’estinzione dell’essere umano sembra essere assicurata. Scetticismo e stupore si tramutano presto in ansia e paura. Da adesso in poi, al gruppo di amici non resta altro da fare che riflettere sulla propria vita passata e presente, prendendo coscienza sulle proprie scelte di vita e arrivando a fare confessioni che non avrebbero mai pensato di fare.

Non sbaglieremmo troppo nel definire L’ordine del tempo – stando solo alla meccanica narrativa – come un curioso mix tra il bellissimo e depressivo Melancholia di Lars Von Trier e il popolano Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese. Liliana Cavani, infatti, imbastisce un simil sci-fi d’autore in cui la catastrofe imminente è relegata solo alle parole dei protagonisti o a notizie radiofoniche/televisive confinate sullo sfondo della storia. La tragedia è presente dal primo fino all’ultimo minuto pur non essendo mai protagonista della narrazione perché ad essere posto al centro del racconto è l’essere umano, con tutte le sue fragilità psicologiche ed emotive e ormai destinato all’estinzione.

Seppur concettualmente interessante, L’ordine del tempo perisce a causa di una sceneggiatura davvero disastrosa che non riesce mai a conferire la giusta credibilità alla storia. Tutto appare inutilmente forzato, pretestuoso, con dialoghi finto-intellettuali che sembrano piazzati lì più per una questione più didattica che narrativa. Il film avanza goffamente per concetti, con spiegoni pseudo-scientifici messi in bocca ai personaggi senza una vera logica e in modo estremamente didascalico (a tratti, ahinoi, si abbraccia ampiamente il comico involontario).

A dare vita al cast troviamo alcuni dei soliti volti noti del cinema italiano come Edoardo Leo, Claudia Gerini, Alessandro Gassmann e Francesca Inaudi.

L’ordine del tempo è da poche settimane disponibile sul mercato home video grazie a Vision Distribution e CG Entertainment che – come spessissimo accade quando si parla di cinema italiano – optano per il rilascio del film solo su supporto standard DVD.

Un Digital Versatile Disc che, nonostante i limiti tecnici oggettivi del supporto, si difende piuttosto bene sul piano tecnico ma decide di non strafare su quello contenutistico. Il quadro video, infatti, restituisce un’immagine piuttosto nitida e ben contrastata, accompagnata da un sonoro di qualità che si traduce in una doppia traccia italiana sia Dolby Digital 5.1 che Dolby Digital 2.0. Di contro, assolutamente nulla per quanto riguarda l’offerta dei contenuti extra. Niente, nemmeno il trailer.

Giuliano Giacomelli

PATAGONIA di Simone Bozzelli

Label: Vision Distribution e CG Entertainment

Formato: DVD

Video: 16/9 – 1.85:1

Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 / Italiano Dolby Digital 2.0 / Audiodescrizione

Sottotitoli: Italiano per non udenti

Extra: Backstage

Puoi acquistare il DVD di Patagonia cliccando su questo link.

L’ORDINE DEL TEMPO di Liliana Cavani

Label: Vision Distribution e CG Entertainment

Formato: DVD

Video: 16/9 – 2.39:1

Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 / Italiano Dolby Digital 2.0 / Audiodescrizione

Sottotitoli: Italiano per non udenti

Extra: non presenti

Puoi acquistare il DVD di L’ordine del tempo cliccando su questo link.

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