Scappa – Get Out, la recensione
Nell’anno degli Oscar “black”, con la vittoria di Moonlight come miglior film e una consistente quota di opere che parlano di questioni razziali, la vera rivelazione, sia in termini di qualità che di accoglienza al botteghino, arriva da un piccolo thriller/horror su cui in pochi forse avrebbero scommesso: Scappa – Get Out, esordio alla regia del comico Jordan Peele.
Dobbiamo ringraziare probabilmente il produttore Jason Blum, che ha creduto in Peele e ha (co)prodotto Scappa – Get Out con la sua Blumhouse, ormai prolificissima ma ancora in grado di scovare vere chicche capaci di dare un buon contributo alla crescita dei generi thriller e horror. In questo caso, Scappa – Get Out è un’opera che si inserisce in maniera tangente tra i due generi, riuscendo perfino a lasciare qualche suggestione leggera tipica della commedia, territorio sicuramente congeniale a Peele.
Dopo il prologo che ci inserisce nel giusto contesto da brivido, Scappa – Get Out si avvia subito sulla strada della commedia con una premessa che è un classico del genere: lei deve presentare lui ai suoi genitori e per far ciò hanno organizzato un weekend nella casa in periferia dei genitori della ragazza… ma lei ha tralasciato un particolare ai suoi, ovvero che lui è nero!
Sentiamo già odore di commedia degli equivoci e dell’imbarazzo, memori di Indovina chi viene a cena? e Ti presento i miei (guarda caso, Jordan Peele ha recitato nel terzo film della saga con Ben Stiller!), ma il regista e sceneggiatore riesce ad evitare ogni stereotipo e sceglie una forma molto sobria per raccontare l’impatto “traumatico” dell’incontro, dove i pre-pregiudizi sono tutti del prevenuto protagonista, che si trova immerso in un contesto stranamente troppo accomodante. Seppur leggero nel tono, Scappa – Get Out ci tiene a seminare elementi tipici del thriller, piccoli segnali destabilizzanti che, negli spettatori più esperti, faranno tornare alla mente il bellissimo La fabbrica delle mogli di Bryan Forbes. Pian piano, il clima in cui è immerso Chris, interpretato da un bravissimo Daniel Kaluuya, si fa sempre più delirante e allucinatorio e Scappa – Get Out diventa un Hostel in chiave razziale, che ci mostra una netta divisione in classi che può ricordare perfino il cult di Bryan Yuzna Society – The Horror, solo meno estremo, con echi da celebrazione pagana alla The Wicker Man.
Come intuirete da questa sommaria descrizione, Jordan Peele non ha inventato molto, ma come alcuni dei più geniali (e intelligenti) cineasti, ha raccolto una serie di suggestioni provenienti dai film più diversi e le ha rielaborate per dar vita a un’opera unica nel suo genere, un pamphlet orrorifico che usa il cinema d’intrattenimento per lanciare una caustica frecciatina alla società americana.
E il bello di Scappa – Get Out, al di là del fatto che sa intrattenere e appassiona nel suo crescendo di tensione, è proprio il valore sociale, un manifesto satirico che ci descrive la lotta di classe che può essere letta come “bianchi vs neri” ma anche ”benestanti vs ceto medio/povero”. E allora capiamo che il film di Peele ha davvero qualche cosa da dire, colpisce nel segno e sicuramente farà scuola.
Il pubblico ha risposto benissimo e a monte di una spesa di 4 milioni e mezzo di dollari, l’incasso mondiale (ad oggi) è di oltre 200 milioni di dollari. Indice che, in alcuni casi, la qualità ripaga, anche se non ci sono nomi eclatanti a far da richiamo.
Roberto Giacomelli
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