Skiptrace – Missione Hong Kong, la recensione
Vogliamo bene a Jackie Chan, uno dei massimi esponenti del cinema action “dal vero”, però l’artista cinese negli ultimi anni non ne sta imbroccando una e Skiptrace – Missione Hong Kong è solo l’ennesima conferma di un cortocircuito qualitativo che sta interessando la sua carriera.
Diretto dal veterano di action-movie a stelle strisce Renny Harlin, che tra i vari film ha firmato Die Hard 2 – 58 minuti per morire (1990), Cliffhanger (1993) e Blu Profondo (1999), Skiptrace vanta, oltre al mitico Jackie Chan, anche la presenza di Johnny Knoxville, ovvero colui che ha contribuito a trasformare Jackass in un fenomeno di costume. La direzione di un maestro dell’azione e la convergenza di due star che hanno fatto delle botte da orbi una missione di vita faceva sperare per il meglio, invece Skiptrace risulta una scialbissima commedia d’azione con un cast male amalgamato, una trama insulsa, una pochezza d’azione che sorprende e una regia piatta che, ahinoi, conferma il trend discendente degli ultimi lavori di Harlin (12 Rounds; Hercules – La leggenda ha inizio).
Bennie Chan è un detective di Hong Kong tormentato dal non essere riuscito a salvare la vita del suo collega, morto dieci anni prima a causa del misterioso boss della malavita Victor Wong. Ora anche Samantha, figlia acquisita di Bennie, si è messa nei guai con lo stesso boss e il detective entra in contatto con l’unica persona testimone di un delitto del criminale, l’americano Connor Watts. I due si mettono allora in viaggio attraverso tutta la Cina per salvare Samantha e incastrare una volta per tutte Victor Wong.
Alla base di Skiptrace c’è chiaramente la voglia di lanciare un franchise, di creare un nuovo buddy-movie di successo che possa eguagliare l’altra saga comedy-action con Chan, ovvero Rush Hour. Skiptrace, in più occasioni, è proprio sulla falsariga del film di Jay Roach, con le dinamiche tra il duo di protagonisti che richiama moltissimo quello che lì accadeva tra Chan e Chris Tucker. Purtroppo, però, alla logora formula si aggiunge anche una pessima alchimia tra i due attori e se la star cinese possiede il solito carisma di sempre, Johnny Knoxville è il classico esempio di miscasting, così forzatamente nei panni dello scaltro biscazziere sempre pronto a mettersi nei guai. In un film dove tutte le pedine sembrano messe al posto sbagliato, l’unico volto che riesce a farsi notare è la ex wrestler Eve Torres, qui negli attillati panni di una action-woman pronta a far passe un brutto quarto d’ora ai protagonisti.
La sceneggiatura di Jay Longino e BenDavid Grabinski riesce malamente a mettere insieme i diversi eventi di cui si compone la trama, quasi si trattasse dei una serie di one-shot scollegati e girati in diverse zone della Cina e poi cuciti malamente insieme da una trametta gialla scontatissima, con tanto di improbabilissimo colpo di scena. Infatti la sensazione primaria che si ha guardando Skiptrace è che si tratti di un gigantesco spot per il territorio cinese, così attento a fotografare paesaggi (bellissimi, per carità) e mostrare le tradizioni culturali da smarrire completamente l’obiettivo primario: realizzare un film e intrattenere lo spettatore.
Stranamente anche l’azione delude e seppure le coreografie a cui lo stesso Jackie Chan partecipa in prima persona con estremo senso del ritmo risultano sempre piacevoli (basti vedere la scena della matrioska), il film non riesce a mettere mai in scena una sequenza d’azione che valga la pena di essere ricordata.
Attento alle scenografie naturali ma poverissimo di altri mezzi, Skiptrace si trascina loffio per le fin troppe quasi due ore di durata, portando spesso a guardare l’orologio e facendo rimpiangere i bei film con Jackie Chan di un tempo.
Più adatto al mercato dell’home video che alla sala cinematografica.
Roberto Giacomelli
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