Strade di musica, la recensione

E’ sempre affascinante quando un sottofondo musicale, suonato dal vivo, accompagna le nostre passeggiate per la città. Ma quando le note cessano, vi siete mai domandati chi sono quelle persone che, con i loro strumenti spesso bizzarri, hanno arricchito le vie romane di suggestione e mistero? Strade di musica, documentario firmato dai giovani registi Michele Morsello Angileri e Giuliano Giacomelli, nasce proprio da interrogativi come questo, esplorando le storie di alcuni musicisti di strada che, nella Capitale, hanno stimolato la loro curiosità.

Andrea ha trent’anni, è alto come un gigante e fa suonare il suo Hang come per magia; Micol, dal sorriso contagioso, conquista le piazze con l’arpa elettrica. Insieme a loro, tanti altri si raccontano con genuinità, condividendo il loro percorso di vita e artistico. Strade di musica, infatti, sceglie una narrazione corale, dal taglio più colloquiale che tecnico, conferendo il giusto spazio a ogni protagonista e alla sua musica. Il risultato è un prodotto al quale ogni tipo di pubblico può avvicinarsi, imparare qualcosa in più e – perchè no? – mettere da parte tanti pregiudizi sulla figura dell’artista di strada. Certamente, l’enigmatico alone che avvolge i mercanti di musica è consustanziale al loro ruolo, ma è altrettanto importante sfatare una serie di luoghi comuni in merito.

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“Non siamo mendicanti”, sottolinea non a caso uno dei ragazzi nel film. E il ritratto che emerge, nel complesso, è quello di identità coraggiose e determinate, che hanno scelto di sacrificare molto, anche al prezzo di andare controcorrente, in nome della passione.

Il miglior pregio del documentario è senz’altro la sua onestà, semplice e diretta, unita a uno stile essenziale e affatto artificioso. Il montaggio è piacevolmente imprevedibile, ora lineare, ora audace. La regia è al servizio dei protagonisti, li mette a loro agio e li ascolta con affettuosa attenzione, esattamente come gli spettatori.

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Qualche storyline appassiona meno di altre; questo è senz’altro un aspetto legato per lo più alla sensibilità di chi guarda. Tuttavia, snellire le scene riservate alla vicenda di uno dei musicisti meno giovani forse avrebbe giovato alla percezione dell’insieme.

Fa da sfondo la bellezza della Città Eterna, fotografata da Lucio Zannella senza fronzoli ma con colorata efficacia: la Roma del nostro quotidiano, familiare eppure tutta da scoprire.

Prodotto da Alberto De Venezia per Ipnotica Produzioni, Strade di musica è in sala dal 24 giugno.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Potrebbe incuriosire ogni tipo di pubblico grazie alla figura protagonista, che fa parte dell’immaginario di ciascuno di noi.
  • Tecnicamente ben orchestrato.
  • Narrazione diretta e senza fronzoli.
  • Tanta musica, originale e ‘fatta in casa’.
  • Non tutte le storie, a causa di qualche lungaggine, appassioneranno.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)
Strade di musica, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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