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America Latina, la recensione

I fratelli trentenni Fabio e Damiano D’Innocenzo continuano a decostruire le periferie laziali alla ricerca del torbido che si annida nelle famiglie italiane, nel marcio che cresce nell’animo umano senza distinzione di classe, età, sesso e credo politico. Dopo il fulminante esordio noir de La terra dell’abbastanza (2018), ambientato nel quartiere periferico di Roma East Ponte di Nona, il pluripremiato Favolacce (2020), che faceva sua la periferia romana dei quartieri residenziali, si passa all’Agro Pontino di America Latina, opera numero tre che si avvicina sicuramente più alle atmosfere del loro precedente film per svilupparsi, però, in territori diametralmente opposti.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Favolacce, la recensione

Una voce narrante, che ha il timbro grave e inconfondibilmente romano di Max Tortora, ci informa a inizio film che “Quanto segue è ispirato a una storia vera. La storia vera è ispirata a una storia falsa. La storia falsa non è molto ispirata”. Un ghirigori di parole che esplicano con un fare apparentemente enigmatico la matrice narrativa realistica ma non reale dell’opera seconda dei fratelli D’Innocenzo, Favolacce. Un film che potremmo facilmente identificare come “favola nera”, visto che il titolo stesso vorrebbe suggerirlo, ma con un ancoraggio nella realtà quotidiana molto forte, da cui ne carpisce le sfumature più inquietanti, subdole e cattive.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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La terra dell’abbastanza, la recensione

Quello a cui stiamo assistendo in questi mesi è un momento particolarmente prospero per il cinema italiano perché si è tornati a quella varietà di generi, autori e interpreti che da troppo tempo mancava sui nostri schermi, drogati da un sistema e una casta che negli anni ha appiattito l’intero panorama cinematografico nostrano. Piccole e grandi produzioni ci parlano di criminalità, supereroi, storie fantascientifiche, fatti di cronaca riveduti, vite di uomini di politica e lo fanno con uno sguardo vivo, vitale, internazionale e proiettato a un futuro che, mai come oggi, ci appare così roseo. Uno dei più recenti esempi di questo rinascimento è senza ombra di dubbio La terra dell’abbastanza, esordio alla regia dei fratelli (gemelli) Damiano e Fabio D’Innocenzo, che fanno proprio il filone crime di matrice romana raccontando una storia morale che si pone quasi come un “anti-Gomorra”.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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