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Amori che non sanno stare al mondo, la recensione
Ispirato al romanzo firmato dalla stessa regista, Amori che non sanno stare al mondo è un trattato intimo e idealista sulla caotica follia e l’incoerente ossessione che immancabilmente sperimenta chi si abbandona al sentimento più complesso e discusso di sempre.
Claudia (Lucia Mascino) e Flavio (Thomas Trabacchi) sono due docenti universitari che per anni si sono scontrati ma soprattutto amati, al punto da progettare il matrimonio. Tuttavia, sebbene Claudia fatichi non poco ad accettare la cosa, il loro rapporto è finito. Flavio, nel frattempo, s’è invaghito della giovanissima Giorgia e Claudia si è ritrovata a provare interesse per Nina (Valentina Bellè), una sua studentessa.
Ho ucciso Napoleone, la recensione
Ho ucciso Napoleone è la storia di come il cinema italiano vorrebbe essere alternativo e “pop” ma finisce per imbrigliarsi nelle solite dinamiche da commedia dimenticabile, di come vorrebbe apparire emancipato nel suo essere fieramente femminista, ma non fa che cavalcare stereotipi con quell’alone da farsa che non graffia mai. Ho ucciso Napoleone è la dimostrazione che tutti sono consapevoli che la commedia all’italiana odierna ha ampiamente esaurito tutte le sue cartucce e si cerca di virare altrove, pur rimanendo costantemente imbrigliati nei soliti meccanismi. Anzi no, perché l’opera seconda di Giorgia Farina, a conti fatti, appare come un ibrido tra il “vorrei rompere gli schemi” e il “ma non posso del tutto” e stona perfino nella produzione omnia di Rai Cinema.
La nostra terra, la recensione
In seguito all’arresto del temutissimo boss mafioso Nicola Sansone, il suo ampio podere viene confiscato dallo Stato per essere affidato ad una piccola cooperativa, il cui scopo è quello di avviare una redditizia attività agricola su quelle terre. A causa di dichiarati o celati boicottaggi, la cooperativa non riesce ad avviare nessuna attività su quelle terre fino a quando giunge sul posto Filippo, un uomo determinato e pronto a tutto che da anni fa l’antimafia in un piccolissimo ufficio del nord Italia, ma che si rivela impreparato ad affrontare la situazione “sul campo”. Costretto a scontrarsi con l’omertà e l’ignoranza di molti paesani, Filippo è pronto a battersi fino all’ultimo per sostenere la cooperativa e far nascere un’attività legale e redditizia su quei possedimenti appartenuti alla mafia. Pur se con difficoltà, sorte a causa del “colorato” manipolo di reietti chiamati a sostenere la cooperativa, tutto sembra andare per il verso giusto, fino a quando a Nicola Sansone vengono concessi i domiciliari.