Ho ucciso Napoleone, la recensione

Ho ucciso Napoleone è la storia di come il cinema italiano vorrebbe essere alternativo e “pop” ma finisce per imbrigliarsi nelle solite dinamiche da commedia dimenticabile, di come vorrebbe apparire emancipato nel suo essere fieramente femminista, ma non fa che cavalcare stereotipi con quell’alone da farsa che non graffia mai. Ho ucciso Napoleone è la dimostrazione che tutti sono consapevoli che la commedia all’italiana odierna ha ampiamente esaurito tutte le sue cartucce e si cerca di virare altrove, pur rimanendo costantemente imbrigliati nei soliti meccanismi. Anzi no, perché l’opera seconda di Giorgia Farina, a conti fatti, appare come un ibrido tra il “vorrei rompere gli schemi” e il “ma non posso del tutto” e stona perfino nella produzione omnia di Rai Cinema.

Ma facciamo un passo indietro.

Ho ucciso Napoleone è il secondo film della giovanissima regista romana Giorgia Farina che ha esordito al cinema nel 2013 con la commedia-pulp Amiche da Morire, un film con un buon potenziale (soprattutto nella sceneggiatura) rovinato da un’eccessiva aria farsesca che ne smorza la brillantezza. Con questo nuovo film si passa dal paesino costiero dell’estremo Sud a una non ben specificata metropoli, dalla sorellanza bucolica a quella urbana, dal microcosmo della piccola realtà al mondo del lavoro, pur tenendo ben presente il punto di vista marcatamente femminile/femminista sulla vicenda.

ho ucciso napoleone immagine 1

Qui la storia si incentra su Anita, una donna cinica e arrivista impiegata in un’azienda farmaceutica, che ha avuto un solo momento di debolezza con un uomo, il suo capo Paride, che le è stato fatale perché è rimasta incinta. Fermamente convinta ad abortire, pur passati i tre mesi legali, la donna viene però licenziata senza una ben precisa motivazione. Sicura di essere stata fatta fuori da Paride quando ha saputo della gravidanza indesiderata, Anita, dietro consiglio di un avvocato, decide allora di portare avanti la gestazione e incastrare il suo ex amante e per far questo trova la complicità di Biagio, un timido impiegato della ditta farmaceutica.

Il film, scritto dalla stessa Farina in collaborazione con Federica Pontremoli, mostra immediatamente quella cifra stilistica pop che aveva anche Amiche da morire, sottolineata dalle note degli Hooverphonic e dai colori accesi dei titoli di testa. Ma Ho ucciso Napoleone non è Smetto quando voglio – malgrado la comune presenza del sempre bravissimo Libero De Rienzo – e quel mood giovanile e politicamente scorretto che nei primi minuti appare lampante, cede presto il passo a un qualche cosa di poco definito e molto allineato a certo modo di raccontare storie che la tv nazionale spesso propone. Vedere Anita – interpretata da una Micaela Ramazzotti indubbiamente brava ma troppo poco incisiva per reggere un film da protagonista – che si fa portabandiera dell’aborto illegale, che maltratta tutti (compresa la piccola vicina di casa a cui uccide intenzionalmente il pesce rosso che da inspiegabilmente titolo al film) e si pone nel look e nel carattere come una malvagia Joan Crawford, lascia presagire grandi cose. Poi, quando è Anita a diventare la parte lesa, tutto si trasforma in una storia che abbiamo sentito raccontare tante volte, per di più con un sotto testo femminista talmente goffo da risultare quasi irritante. Sopraggiunge ulteriore ribaltamento nelle ultime battute del film, con colpi di scena che vorrebbero gettare sorprese ma finiscono per contorcere la trama e farla apparire poco chiara e poco plausibile.

ho ucciso napoleone immagine 2

Una delle “intuizioni” del film a cui pare puntare molto la regista è la “banda del parco”, un gruppetto di donne che si ritrova nei giardinetti di fronte agli uffici dove si sviluppa l’azione a cui fa capo la spacciatrice di medicine Elena Sofia Ricci. Quella che dovrebbe essere una trovata divertente non diverte, i vari personaggi non sono sviluppati molto bene (non si va oltre l’ansiosa e la “diversamente magra”) e soprattutto non appaiono amalgamati tra loro e nella storia, facendo quasi trama a se, pur entrando continuamente nella vicenda principale.

Una messa in scena curatissima e pregevole non aiuta a salvare un film in cui davvero si percepisce costantemente che qualche non proceda per il verso giusto e che si presta moltissimo ad essere dimenticato nel momento successivo all’uscita dalla sala.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Esteticamente molto curato.
  • Bravi un po’ tutti gli interpreti, con Libero De Rienzo a capo.
  • Indeciso su che strada prendere.
  • Propone una chiave di lettura femminile/femminista molto goffa.
  • Ultimo atto ingarbugliato.
  • Si dimentica con gran facilità.
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 4.5/10 (su un totale di 2 voti)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Ho ucciso Napoleone, la recensione, 4.5 out of 10 based on 2 ratings

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.