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Esterno notte, la recensione

Il 16 marzo 1978 veniva rapito a Via Mario Fani a Roma il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Un’operazione che fu eseguita da alcuni militanti delle Brigate Rosse, che uccisero cinque uomini della scorta (Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Oreste Leonardi, Giulio Rivera e Domenico Ricci). Una prigionia durata 55 giorni e conclusasi con l’uccisione di Moro, infatti, il corpo senza vita dell’uomo fu trovato all’interno del bagagliaio di una Renault 4 rossa il 9 maggio in Via Caetani. È da quel tragico avvenimento che ha scosso l’Italia che Marco Bellocchio sceglie, nuovamente, a distanza di quasi vent’anni da Buongiorno notte, di dirigere Esterno notte, presentato a Cannes Première, alla presenza del regista e di una parte del cast artistico.
David di Donatello 2020: considerazioni sulla cerimonia e tutti i vincitori

Si è svolta ieri sera, 8 maggio 2020, a Roma, la 65^ cerimonia di premiazione dei David di Donatello. Una cerimonia che rimarrà nella storia, non per i premi assegnati, che sono stati di una convenzionalità a tratti imbarazzante, ma perché è stata una serata senza ospiti, senza pubblico, con il solo conduttore – Carlo Conti – in studio e i nominati in collegamento video da casa. È stata la serata dei David ai tempi del Covid-19 (dei Covid di Donatello, come ha ironicamente detto Roberto Benigni), la premiazione dettata dal distanziamento sociale che da una parte ha dato vita a uno spettacolo non spettacolo, rigoroso, essenziale (e dunque molto veloce), anche un po’ noiosetto, dall’altro ci ha mostrato i big del cinema nostrano in inedite vesti e location, direttamente dai loro salotti, dalle loro case che – dalle inquadrature di Zoom – ci sono sembrate normalissime, vissute, molto vicine a quelle di ognuno di noi.
Il Traditore, la recensione

L’ultima fatica del pluripremiato regista Marco Bellocchio, che vede Pierfrancesco Favino nei panni del ‘boss dei due mondi’ Tommaso Buscetta, si è fatta positivamente notare sulla croisette, dove è stata presentata in concorso. Il cineasta di Bobbio, dopo Buongiorno, notte e Vincere, decide ancora una volta di fare oggetto della propria cinematografia la nostra identità storica e politica. Il traditore racconta pagine agghiaccianti e sanguinose della recente storia del nostro Paese, concentrandosi su una figura tanto cruciale quanto controversa.
Fai bei sogni, la recensione

Massimo è giovanissimo quando muore sua madre, con la quale aveva un rapporto al limite del simbiotico. La sua è una ferita che non si rimargina ma si attenua quando, da adolescente e poi da adulto, Massimo (Valerio Mastandrea) decide di innalzare attorno a sé una fortezza di indifferenza emotiva. Saranno necessari numerosi incontri, in particolare quello con la dottoressa Elisa (Bérénice Bejo), per aiutarlo ad affrontare il dolore e a scoprire la verità sulla morte della madre.
Venezia 72. Sangue del mio sangue

Vicino alla soglia dei 50 film diretti e con una carriera che va avanti da oltre cinquant’anni, Marco Bellocchio è tra i più apprezzati cineasti italiani, capace di donarci dei veri gioielli ma anche colpevole di un vistoso declino retorico che negli ultimi anni l’ha imprigionato in una “nicchia” per le sole élite. Con uno stile rigoroso e, per forza di cose, molto classico il regista dei fondamentali I pugni in tasca e Buongiorno, notte compie un anomalo passo con Sangue del mio sangue, il film con cui torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dopo aver vinto il Leone d’oro nel lontano 1967 con La Cina è vicina e aver conferito il Premio alla carriera nel 2011.