Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra, la recensione

Due anni fa, nell’impeto da revival ottantiano, la Platinum Dunes di Michael Bay, Andrew Form e Brad Fuller riesumò le celebri Tartarughe Ninja. Il film, diretto da Jonathan Liebesman, fu un grande successo di pubblico e una piacevole sorpresa per chi quelle tartarughe mutanti le ha amate nell’infanzia. Oggi, con team immutato (ad eccezione del regista), arriva nelle sale cinematografiche Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra, immancabile sequel del film datato 2014, che diverte ma non replica la magia del prototipo.

Lo spirito del film precedente è qui consolidato da una consapevolezza d’intenti che dona una massiccia personalità al film.

Al quasi esordiente regista Dave Green, che ha in curriculum diversi corti e lo sci-fi per famiglie Earth to Echo (2014), interessa soprattutto mantenere un ritmo costante che accompagni le quasi due ore di durata del film con un forsennato montaggio d’azione che somiglia a un ottovolante impazzito. Allo stesso tempo, gli sceneggiatori Josh Appelbaum e André Nemec sono consapevoli che la cosa più importante è l’azione, il movimento, le creature mutanti e così riducono all’osso la trama, facendola diventare quasi un pretesto per cucire insieme un inseguimento dietro l’altro, scazzotate ed esplosioni.

TEENAGE MUTANT NINJA TURTLES: OUT OF THE SHADOWS

Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra inizia con il trasferimento in un carcere di massima sicurezza del super-criminale Shredder e la sua evasione ad opera del Clan del Piede. Ad aver organizzato l’evasione è il dottor Baxter Stockman, fedele di Shredder e scopritore di un portale che conduce verso un’altra dimensione dove vive il Generale Kraang. Lo spietato boss del Clan del Piede stringe un accordo con Kraang: ritroverà le parti di un manufatto alieno capace di aprire un varco tra le due dimensioni e Kraang, una volta invasa la Terra, consegnerà a Shredder parte del controllo del Pianeta. Le quattro tartarughe ninja, con l’aiuto di April O’Neal, Vernon e della guardia carceraria Casey Jones, dovranno quindi salvare la Terra dai folli piani di Shredder, a costo di agire fuori dall’ombra.

TEENAGE MUTANT NINJA TURTLES: OUT OF THE SHADOWS

Così come accadeva nell’ormai lontano 1991, quando uscì Tartarughe Ninja II – Il segreto di Ooze, il sequel deve innanzitutto trasportare lo spettatore nell’universo mutante amplificando la portata di creature che la storia può contenere. Ma se il film di Michael Pressman portava in scena personaggi creati appositamente per quell’occasione, in quello di Dave Green tra le new entries ci sono i beniamini di un’intera generazione: il Generale Kraang, il Prof. Baxter Stockman e soprattutto Bepob e Rocksteady. E sono bellissimi!

Il facocero (Gary Anthony Williams) e il rinoceronte (Stephen Farrelly) hanno proprio il look che tutti conosciamo, sono due macchine da guerra totali e stupidi fino al midollo, proprio come la tradizione vuole. Il Prof. Baxter – qui di colore come nei fumetti e interpretato da Tyler Perry – è la mente folle capace di attuare i piani di Shredder, ma non ancora il repellente uomo-mosca che contraddistinguerà il suo personaggio. Kraang è croce e delizia del film: nel suo essere un viscido cervello che per muoversi utilizza l’addome di un androide, ha un aspetto davvero fantastico e fedele alla controporte disegnata, ma allo stesso tempo manca completamente di una contestualizzazione narrativa. Il film comincia e Kraang è un dato di fatto, viene così a mancare un pregresso nel personaggio e nel suo contatto con il genere umano, dando quasi l’impressione che al film manchi un prologo.

Tra i nuovi personaggi c’è anche un’altra vecchia conoscenza, Casey Jones, ma è l’unico del gruppo ad aver subito sostanziali modifiche in confronto all’originale. Con le sembianze dell’Arrow televisivo Stephen Amell, qui Casey Jones lavora in polizia e si occupa del trasporto dei detenuti, non è dunque un violento vigilante alla The Punisher (il personaggio nacque proprio come una parodia al Frank Castle della Marvel) che cela la sua identità dietro una maschera da hockey, ma un ragazzotto coraggioso che spera in una promozione e aiuta April O’Neal, indossando una maschera alla Jason Voorhees in una sola occasione, quasi per caso.

Per il resto, c’è pochissimo spazio per Splinter, una divertente evoluzione dell’ex cameraman Vernon Fenwick (che è sempre interpretato da Will Arnett), l’indispensabile presenza (soprattutto fisica) di Megan Fox/April O’Neal, molta più visibilità per Shredder senza maschera e l’assenza di Eric Sacks, che nell’altro film – interpretato da William Fichtner – era un villain. C’è anche Laura Linney in un ruolo di contorno nei panni del capitano della polizia… e poi ci sono Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo che confermano un’eccellente caratterizzazione complessiva dei quattro personaggi, qui interessata ad approfondire il loro status di outsiders.

TEENAGE MUTANT NINJA TURTLES: OUT OF THE SHADOWS

Se dobbiamo essere obiettivi e lasciare da parte il ragazzino che è in noi, Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra non è di certo un gran film, anzi, i difetti (macroscopici) sono ben superiori ai pregi. Se però si va a vedere un film di questo tipo vuol dire che un qualche legame pregresso con i personaggi c’è e quindi non si può rimanere indifferenti a una trasposizione fedele, ritmata e colorata di un universo di culto che ha plasmato un’intera generazione.

Decisamente inferiore al film che l’ha preceduto nel 2014, ma a fine proiezione viene voglia di guardare un terzo capitolo, nonostante l’inevitabile stordimento da effetti visivi, 3D (ben utilizzato) e decibel.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • I personaggi hanno un look bellissimo, molto fedele a quello del cartoon anni ’80.
  • Azione di qualità, soprattutto ben coreografata.
  • Kraang è inserito in maniera approssimativa nel contesto del film.
  • L’azione tende a prevalere su tutto e, alle lunghe, può risultare stancante.
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